Raffigurazioni artistiche su temi e personaggi dell'Antico Testamento nel territorio piemontese
GLI AFFRESCHI DELLA “CANTINA DEI SANTI” A ROMAGNANO SESIA
Introduzione
I dipinti di cui stiamo
per fare la conoscenza presentano almeno tre motivi di straordinario
interesse.
Il primo è costituito dal luogo nel quale sono
conservati, cioè la cosiddetta "Cantina dei Santi"
di Romagnano Sesia, in provincia di Novara. Come dice il nome stesso,
si tratta di un locale che fino a qualche tempo fa era destinato a
deposito di vini, ma esso è decorato con un ciclo di affreschi
di soggetto religioso realizzato nel 1400 e ciò è
quanto meno insolito per una cantina.
Il secondo motivo di
interesse sta nell'interpretazione "moderna" che l'anonimo
pittore ha dato di un soggetto così lontano dal suo tempo:
l'eroe biblico infatti è raffigurato come un cavaliere
rivestito di armatura medioevale con elmo e cimiero, combatte con la
lancia e la spada come nei tornei cortesi e frequenta castelli
merlati e turriti.
Il terzo motivo è
nella scelta del soggetto: le storie di David, re di Israele, tratte
dal I e dal II Libro di Samuele della Bibbia. Siamo dunque in
presenza di una delle poche opere di pittura religiosa del Medioevo
in Piemonte che siano ispirate all'Antico Testamento invece che al
Nuovo, il che ne fa una vera rarità.
Ci soffermiamo subito
su quest'ultimo aspetto, che riveste un particolare interesse ai fini
delle ricerche avviate dall'UCIIM. Il Cristianesimo nasce e si
sviluppa da una duplice radice, la prima giudaica (la cui fonte sono
i libri dell'Antico Testamento), la seconda giudaico-cristiana (i cui
testi sacri sono i Vangeli, gli Atti degli Apostoli, le Lettere e
l'Apocalisse, che compongonono il Nuovo Testamento). Ora, se
consideriamo quali sono i soggetti ricorrenti nell'arte cristiana
occidentale è facile constatare come essi, prima dell'età
della Controriforma, alla metà del Cinquecento, derivino
soprattutto dalla seconda e più recente tradizione e come
invece la prima sia presa in considerazione solo in casi più
limitati. Ecco perchè sono di particolare interesse quelle
opere, come gli affreschi di Romagnano, che testimoniano invece un
interesse rivolto alla più antica e originaria fonte della
cristianità.
Sulle cause di questa
predilezione non è semplice indicare spiegazioni esaurienti.
Essa si deve certo attribuire alla più diffusa e approfondita
conoscenza in Occidente di quei testi rispetto agli altri, ma anche
questa giustificazione andrebbe a sua volta motivata e ricondotta a
precise scelte delle autorità ecclesiastiche e delle comunità
locali, che privilegiavano indubbiamente i testi meno legati alla
fonte ebraica, alla sua cultura, agli usi e costumi sociali di
riferimento, alla stessa concezione del rapporto tra l'uomo e Dio che
vi appare privilegiata. Si tratta di un problema aperto, sul quale
anche questi affreschi potranno stimolare la riflessione.
Per approfondire questo
tema puoi consultare il sito
www.uciimtorino.it/piemonte.htm
Localizzazione
e caratteristiche storiche
La
Cantina dei Santi si trova nel centro di Romagnano, in contrada
Badia, ma un tempo essa faceva parte della
abbazia benedettina di San Silvano (già Silano) fondata,
secondo la tradizione, ai primi del Mille. Oggi la zona è
occupata da costruzioni di epoca recente, ma allora era abitata solo
dai contadini che lavoravano per i frati e si affacciava sugli orti
situati lungo il perimetro estremo del complesso monastico
benedettino.
Come è tipico
dei centri fondati e gestiti sulla base della Regola di San
Benedetto, San Silvano era luogo di preghiera, ma anche di lavoro:
ora et labora era infatti il principio guida della vita del
singolo, così come di tutta la comunità monastica.
L'abbazia possedeva vaste e ricche proprietà in un territorio
molto esteso, sul quale esercitava un notevole peso anche politico.
Per approfondire il
tema del monachesimo benedettino ti consigliamo di consultare il sito
"Le origini giudaico cristiane"
www.uciimtorino.it/origini
Inizialmente alla
carica di abate era eletto un membro della comunità dei
monaci, ma dopo secoli di gestione autonoma essa divenne
"commendatizia", cioè affidata a un peronaggio
esterno di notevole importanza. Tra i suoi abati vi furono, ad
esempio, Giovanni Angelo De Medici, che divenne papa con il nome di
Pio IV, e suo nipote San Carlo Borromeo, il celeberrimo vescovo di
Milano.
L’abbazia fu
soppressa in età napoleonica, passò più volte di
proprietà e venne profondamente trasformata fino a mantenere
solo scarse tracce del suo passato, oggi inglobate nell'abitato
moderno della città di Romagnano.
L'ambiente della "Cantina dei Santi"
Il locale è coperto da una volta "a botte"
(cioè un soffitto che ha la forma di un cilindro tagliato a
metà) in mattoni.I muri sono costruiti con pietre di fiume
tenute insieme con malta e disposte in file alternate “a spina
di pesce”, ma ci sono anche parti costruite diversamente a
causa delle successive trasformazioni del locale.
Non si sa a quale uso
esso servisse un tempo: anche se il soggetto degli affreschi deriva
dalla Bibbia, la sua destinazione non era certo religiosa. Forse era
aperto al pubblico, a giudicare dalla presenza delle insegne di una
famiglia aristocratica che compaiono sul muro d'ingresso e dallo
stesso ciclo di affreschi che racconta le vicende eroiche di un
nobile cavaliere.
Sappiamo solo che
almeno dal 1777 il locale è stato usato come una cantina,
nella quale si conservavano le botti appoggiate contro le pareti e si
produceva vino.
Non
stupisce quindi che dopo tanti secoli si siano salvate solo alcune
parti della decorazione che un tempo la ricopriva e cioè tutti
gli affreschi della volta, le sole parti superiori degli
affreschi sulle pareti lunghe, qualche
brano sulla parete di fondo (sulla quale sono visibili due diversi
interventi pittorici), gli emblemi nobiliari della parete d’ingresso
nella faccia interna e qualche altro brandello di pittura su quella
esterna.
Dopo vari passaggi di
proprietà, nel 1971 la Cantina viene acquistata dalla Pro Loco
di Romagnano con l’intervento di alcuni privati cittadini e
donata al Comune. Nel 1975 è avvenuto il primo restauro di
Gian Luigi Nicola e nel 1986 un secondo,
che le ha dato l’aspetto con cui la vediamo ancora
oggi (tetto e pavimento rifatti, illuminazione…).
Il
soggetto degli affreschi
All’esterno,
sopra l’ingresso, uno stemma con fascia bianca in campo blu è
riferibile a
Benedetto Caimo che fu Abate commendatario nel
1513.
Le figure dell’aquila e dei bastoni con tizzoni
accesi, che compaiono sulla parete d’ingresso sia all’esterno
che all’interno, sono invece riconducibili forse alla famiglia
dell’abate
Pietro Tizzoni (metà del secolo XV),
le cui iniziali compaiono due volte. A lui potrebbe riferirsi anche
lo stemma con le bande rosse e bianche alternate sormontate da
un'aquila in campo oro. La figura di un abate compare anche nel bel
mezzo delle storie affrescate sulla parete lunga a sinistra.
Il nome di “Cantina
dei Santi”, che unisce elementi sacri e profani, deriva
soprattutto dal fatto che un tempo non era chiaro quale fosse il
significato delle storie afrescate sulla volta e così esse
erano riferite a non meglio identificati "Santi", di cui
tutto si ignorava.
Dopo
il restauro si sono potute leggere più chiaramente le scritte
che accompagnano ciascuna delle scene (le cosiddette "didascalie")
e si è scoperto che esse raccontano un'unica lunga storia,
quella di David, re d'Israele, rappresentata sulla base del testo
biblico del I libro di Samuele (dal capitolo 17) e del II libro.
Lungo i ventotto
pannelli sono narrate, a partire dalle zone superiori e percorrendo
due volte il giro del locale, le vicende che vanno da una scena
iniziale
oggi integralmente
perduta fino a quella del riconoscimento di David come unico “capo
di Israele”, popolo di Dio.
Si può trovare
il testo biblico all'indirizzo Internet:
http://www.liberliber.it/biblioteca/b/bibbia/la_sacra_bibbia/html/02_04.htm
Contestualizzazione
artistica e culturale
Le vicende tratte dalla
Bibbia vengono dunque trasferite in una dimensione decisamente
moderna e contemporanea, pur mantenendo un alone di leggenda antica
che le rende comunque straordinarie. L’eroe
antico diventa il protagonista di una vicenda cavalleresca,
letteraria, romanzesca, che inizia dagli anni della sua infanzia e
attraversa imprese eroiche che ne rendono popolare e amata la figura,
una specie di leggenda vivente che assume potenza e autorevolezza
fino a diventare il pacificatore e la guida del suo popolo sparso e
diviso.
In
questa “carriera” progressiva è forse contenuto il
riferimento o a qualche personalità storica o ad un modello
ideale di autorità militare e al tempo stesso spirituale, cui
il ciclo era probabilmente ispirato e dedicato.
Gli affreschi sono
databili intorno alla metà del secolo XV sia per ragioni
stilistiche che in relazione alla storia del costume civile e
militare.
Lo stile è
quello inconfondibile del periodo tardogotico, cortese cavalleresco e
internazionale, ampiamente diffuso lungo le zone alpine e prealpine,
in particolare nei territori dei Savoia, dei Visconti e degli
Scaligeri. Il nome che pare più probabile per
l’identificazione dell’autore è quello di
Bartulonus da Novara attivo in svariate imprese decorative
nell’area novarese.
Didascalie
Questa
scheda è stata redatta da Willy Beck sulla base del testo di
Carlo Brugo
L'Abbazia di San Silvano in Romagnano. Fatti Uomini
Documenti, edito dal Comune di Romagnano Sesia e dalla Parrocchia
SS. Annunziata e S. Silvano nel 2000, unica e ormai rara
pubblicazione a stampa che tratti in modo completo sia del grande
centro benedettino che degli affreschi.
Le fotografie sono di
Carlo Spinelli.
Si ringraziano Rossana Fornara, Assessore alla
Cultura e al Turismo del Comune di Romagnano, l'architetto Antonio
Castignoni e Carlo Brugo per la disponibilità e l'interesse
fattivamente dimostrati. Si ringrazia inoltre il professor Giorgio
Brandone.