4. Contrasti tra Chiesa e trovatori
Con il
fallimento delle crociate, molti cristiani cominciarono a mettere in discussione
l'autorità spirituale e temporale della Chiesa Cattolica. Il clero pretendeva di
rappresentare Cristo, ma si comportava in modo molto diverso da lui.
L'ipocrisia, l'avidità e la corruzione degli ecclesiastici erano note a tutti.
Vescovi e preti, sempre assetati di ricchezze e di potere, favorivano i ricchi,
trascurando i bisogni spirituali dei poveri e del ceto medio e finendo
inevitabilmente per alimentare il dissenso interno. La Chiesa Cattolica,
tuttavia, si riteneva superiore a qualsiasi impero e regno, arrivando ad
utilizzare anche la guerra come strumento di dominio. Papa Innocenzo III promise
le ricchezze di tutta la Linguadoca all'esercito che fosse riuscito a
sottometterne i principi e ad eliminare ogni eresia nelle regioni meridionali
della Francia. Quello che seguì fu un periodo di torture e di stragi tra i più
sanguinosi che la storia francese ricordi. La spedizione o crociata contro gli
Albigesi (1209-29) fu definita dai trovatori "falsa crociata" e le loro canzoni
espressero indignazione per la crudeltà della Chiesa nei confronti dei
dissidenti anche perchè il papa offriva a chi uccideva i dissidenti francesi le
stesse indulgenze offerte a chi uccideva i musulmani, considerati infedeli. Con
la crociata contro gli albigesi e i processi al Tribunale dell'Inquisizione che
seguirono, la Chiesa si arricchì grandemente poichè intere famiglie provenzali
furono diseredate, mentre le loro terre e le loro case vennero confiscate.
Accusati di essere eretici catari, quasi tutti i trovatori si rifugiarono in
paesi meno
ostili.
Questa crociata segnò la fine della civiltà occitana, del suo modo di vivere e
della sua poesia. I decreti dell'Inquisizione proibirono di cantare o anche solo
di canticchiare a bocca chiusa le canzoni dei trovatori.
Ma la
loro eredità non andò perduta. In effetti, nonostante la Crociata contro gli
Albigesi che mise a rischio la sopravvivenza della società e della cultura
provenzale, queste idee avevano cominciato ad estendersi quasi naturalmente
fuori dal mero dominio linguistico, in Catalogna, in Sicilia e nell'Italia del
nord
e,
quindi, a porre le basi per la loro sopravvivenza.