Capitolo III: Gli strumenti musicali nel Medioevo

1. La liuteria

Nelle corti medioevali europee, ormai eleganti e impreziosite da tappeti e ricche suppellettili, sono i menestrelli, i giullari, i trovieri e i minnesänger (spesso nella persona stessa del sovrano, come per esempio l'imperatore di Germania Enrico VI) a rallegrare le feste dei nobili o comunque delle classi sociali più elevate, mentre sui sagrati e nelle piazze trovatori, girovaghi, guitti e saltimbanchi rallegrano il popolo con le loro canzoni, acrobazie e battute. Così nasce la celeberrima e struggente "Kalenda maya", sopra riportata, che Raimbaut de Vaqueiras, compone e canta, accompagnandosi con la viella, per il suo impossibile amore per la castellana. Il testo è formata da due melodie dal ritmo piuttosto marcato ed allegro, la prima melodia ripetuta due volte svolge la funzione di ritornello.
Oltre al momento storico nel quale il musico opera e alla sua cultura musicale che, comunque, si limita a melodie monodiche (solo nella musica sacra si hanno i primi esempi di polifonia, infatti uno dei primi documenti è il Codex Calixtinus conservato a Santiago de Compostela), influisce la grande varietà di forme degli strumenti musicali derivata da una libera pratica strumentale.E' una realtà che sta nascendo e che trova di volta in volta le proprie forme nella fantasia dei musici e degli artigiani che inventavano e reinventavano le caratteristiche tecniche e timbriche degli strumenti musicali che suonavano.
Possiamo anche dedurre che molti strumentisti progettavano e costruivano essi stessi gli strumenti atti alle loro esigenze. Come il Belaqua, citato da Dante Alighieri, grande liutaio, benchè pigro, e Lodewyk van Vaelbeke a Bruxelles, re dei menestrelli che dal 1294 al 1312 costruivano vielle, ribeche e lire.
Il più antico documento, che cita la costruzione di strumenti musicali come professione indipendente, proviene da Parigi ed è del 1292: in esso sono registrati i nomi di importanti e prestigiosi "feseurs de vielles".
Il notevole interesse verso la musica medievale di questi ultimi anni, che ha visto insigni musicisti e musicologi dedicarsi alla ricerca delle musiche di un periodo del quale ben poco ci è pervenuto (molto era affidato alla memoria), ha imposto ai liutai lo stesso impegno nella costruzione di quegli strumenti che possano riprodurre il più fedelmente possibile le timbriche e le sonorità del tempo.
Questi, inoltre, debbono risultare copie degli strumenti di cui è possibile avere elementi costruttivi; ma pochissimi sono gli strumenti che ci sono pervenuti e che sono sicuramente originali come, ad esempio, la "violeta" di S. Caterina de' Vigri conservata a Bologna nel Convento del Sacro Cuore.
Pertanto l'attenzione e la ricerca del liutaio è volta principalmente alle molte miniature delle quali sono ricchissimi i codici medievali (di notevole interesse sono le miniature delle "Cantigas de Santa Maria" scritte nella quasi totalità da Alfonso X di Castiglia nel XIII sec. e conservate all'Escorial nei pressi di Madrid).
Oltre alle miniature sono estremamente interessanti le icone, i dipinti e gli affreschi di cui sono ricchissime le nostre chiese e i monasteri, le incisioni lignee e le sculture (tanti ed interessanti sono gli strumenti rappresentati sul Portale della Gloria a Santiago de Compostela). Sempre da queste raffigurazioni emerge il fatto che si tratta di "pezzi unici" ovvero non si trova lo stesso strumento rappresentato più di una volta. Spesso, dove si possono vedere strumenti "reali" ovvero in grado di poter suonare, appaiono strumenti di dubbie possibilità musicali. Scienze, come l'archeologia, ci permettono di avere prove ben determinate del passato ma spesso troppo poco per quanto riguarda la musica e gli strumenti musicali nel medioevo.