3. La riproduzione degli strumenti medievali

Il liutaio moderno, che per la sua professione, ha già assimilato le indispensabili nozioni di fisica, matematica, acustica, chimica, disegno, tecnologia dei legni e storia della musica e degli strumenti musicali, deve mettere in pratica le più essenziali metodologie di rilevamento sia microscopico che fotografico e possibilmente fotogrammetrico. A questo punto, ad esempio, dopo avere rilevato le dimensioni dello strumento da un affresco con le proporzioni rifacendosi ai volti ed alle mani delle figure umane raffigurate, deve risolvere il problema dei materiali che furono usati. E per far questo, deve tener presente che il musico medievale si costruiva gli strumenti da sé con mezzi spesso rudimentali e con i legni che poteva reperire nel proprio territorio. Pertanto, grazie ai pochissimi reperti nei musei, alle recenti ricerche ed alle deduzioni logiche, si può affermare che gli strumenti musicali medievali, in particolare nel nostro territorio, vennero realizzati con le essenze che il liutaio poteva reperire con una certa facilità: legno di pero, melo, ciliegio, cipresso, castagno, noce, carrubo per fondi, fasce, manici e caviglieri (in un solo blocco come per le ribeche e le mandore che erano scavate); legno di olivo e bosso per i piroli e le tastiere. In particolare tutti i legni ricavati da alberi da frutto vennero usati con molta parsimonia e solamente per strumenti di valore o destinati ai nobili, dato che la legge del tempo ne proibiva il taglio e c'erano tasse altissime per chi lo volesse fare, in quanto detti alberi producevano frutti destinati all'alimentazione specialmente delle classi poco abbienti. Altro problema è quello di cercare di intuire quale fosse stato il timbro dello strumento raffigurato. Il primo passo è di cercare di immaginare l'uso a cui era destinato: serenate, ballate, danze, accompagnamenti di canti epici.
Da tenere presente che spesso i Padri della Chiesa assimilavano gli strumenti a stati d'animo: S. Agostino ci dimostra che la citola è simile alla "melanconia", un'anima prigioniera del corpo, ma che aspira fortemente al ritorno verso Dio. Nel XII° sec. l'abate Gioacchino da Fiore definisce il salterio un misterioso simbolo della Divinità in cui si combinano la triangolarità dei vertici che raffigurano la Trinità delle Persone.
1- Le corde
Riguardo le corde si possono avere diverse interpretazioni: si sa che i romani già filavano il metallo, ma non si sa se lo usassero anche per gli strumenti musicali, mentre da antichi testi cinesi si apprende che le corde dei loro strumenti erano di seta. Per quanto riguarda il budello siamo certi che esso veniva utilizzato e montato su tutti i cordofoni sin dall'antichità.
Questi sono i problemi che si presentano all'artigiano moderno ogni qualvolta si appresta a costruire la copia di uno strumento medievale in grado di "suonare" e, trattandosi, di pezzi unici, ogni volta bisogna affrontare un problema nuovo.
Spesso ci si trova dinanzi ad una copia di strumenti che non hanno il foro di risonanza: poteva essere una dimenticanza di colui che dipinse lo strumento, oppure il foro poteva non essere visibile perché posto su di una fascia. Comunque, l'opinione che uno strumento senza foro non possa suonare è assolutamente falsa: la sonorità ne risulta limitata, ma molto suggestiva. Perciò non deve sorprendere una tavola armonica senza rosetta oppure con dei semplici "occhi" come il celebre salterio di Lotario del IX sec. (conservato al British Museum di Londra).
Non sempre è chiaro se lo strumento è tastato: spesso appaiono, raffigurati sulle tastiere, legacci di minugia, barrette di osso, avorio o legno duro, mentre per gli strumenti ad arco ed i liuti di derivazione araba è evidente che non vi sono tastature.
Non ultimo, è il problema del volume che, a causa delle essenze usate, doveva essere notevolmente flebile. Però noi sappiamo che l'udito dell'uomo medievale era molto più sensibile rispetto al nostro (un buon udito all'epoca era spesso motivo di sopravvivenza sia nella caccia che per difendersi dai nemici e l'inquinamento acustico era ancora molto lontano da venire). Inoltre le esecuzioni, quando non erano serenate dove l'unico rumore di fondo era provocato dai grilli, avvenivano in ambienti familiari ristretti e non certo in sale da concerto o auditorium. Si notano, infatti, dipinti con rosette estremamente grandi o inesistenti che, come già detto, limitavano il volume dello strumento.
- Le vernici
Le vernici non rappresentano un grosso problema: i reperti musicali non presentano tracce di verniciature originali, ma sappiamo che in particolare veniva usato il propoli, che aveva anche funzioni anti-tarlo, ambra liquida o gomma lacca (di questa se ne deduce l'antico uso poiché "gomma lacca" in sanscrito rappresenta il numero 15.000 ovvero il numero di insetti che con il loro "prodotto" partecipavano alla realizzazione di un bastoncino di questa resina). Questi prodotti venivano disciolti in spirito di vino. Molto spesso era usata la cera d'api.
- Le colle
Le colle erano un composto ottenuto con la bollitura di ossa animali o di sostanze di origine ittica. Tali colle erano estremamente valide ed ancora oggi usate, ma sappiamo che con il tempo danno problemi di muffe e funghi e ‘tragici' risultati quando lo strumento deve affrontare lunghi viaggi nei vani bagaglio degli aerei.