12. La canzone medievale inglese
Da moltissimi secoli esiste la canzone in
Inghilterra e, nonostante i manoscritti siano poco conosciuti, ci furono
senz'altro molte melodie che vennero cantate nelle corti e nei monasteri inglesi
medievali.
La notazione e, quindi, la canzone annotata
divenne necessaria quando il compositore e il musicista non erano più la stessa
persona e scomparve la tradizione dell'improvvisazione e quella orale.
Questo quindi era l'unico mezzo di
trasmissione efficace: una notazione musicale a punti, era necessaria per
preservare il lavoro nel tempo affinché potesse essere suonato da un musicista
che non l'aveva composto.
Il repertorio contenente tutti questi lavori
che è giunto fino a noi è molto vasto ma frammentario; nonostante la sua
vastità, molte opere sono andate perdute ai tempi del regno di
Enrico VIII.
Questi, avendo una smisurata carenza di arti
applicative, fece distruggere dagli Inglesi riformisti moltissime opere
considerate "papiste" dato che divenne devoto al Protestantesimo.
Il repertorio conservatosi sino ai giorni
nostri è raccolto nel libro ˝Medieval English Songs˝ di E.J.Dobson.
La prima parte dello studio venne effettuata
sul linguaggio.
La pronuncia inglese è cambiata moltissimo dai
tempi dei Tudor e sarebbe bene che il cantore che si avvicina a questi testi
medievali la riproduca come a quei tempi, per poterne mantenere intatto il
fascino.
è
molto difficile eseguire le melodie medievali e lo è ancora di più cantarle con
una pronuncia diversa che non suona familiare al cantore (specie quelle
polifoniche).
Per questo è richiesta al cantore una
conoscenza dei dialetti inglesi, più vicini al linguaggio medievale.Per una
"corretta" esecuzione il musicista deve essere padrone del manoscritto e dei
vari aspetti ritmici legati al periodo medioevale.
Il Manoscritto di Londra
(British Museum)
Il codice trecentesco di Londra contiene un'
importante collezione italiana di canzoni del 14
o secolo e un
corpo di brani di danze dello stesso periodo.
è
un manoscritto
in quarto che misura 26 x 19,5cm con fogli in pergamena e copertina in cuoio
spessa quasi un centimetro con bordi smussati. Il dorso è in legno con incise le
parole "Madrigali Ballate e Mottetti Posti in Musica" dorate.
Esso contiene 88 fogli e 4 nuovi risguardi
sulla parte anteriore (1 del 1957 e 3 del 1876), due più vecchi dopo i nuovi,
risalenti al 17
o secolo e altri due nuovi sul retro (1 del 1876 e 1
del 1957).
Il primo risguardo del XVII
secolo
presenta una lista di compositori indicata dal proprietario Carlo de Tommaso
Strozzi nel 1670.
La vecchia numerazione dei fogli in alto a
destra delle pagine risale presumibilmente al XVII
secolo, ed è
scritta con l'inchiostro.
La numerazione più recente in matita è stata
senza dubbio inserita nel 1876 quando il codice venne comprato dal British
Museum.
Evidentemente il manoscritto era di proprietà
dei Medici di Firenze nel XV
secolo, dato che il loro stemma in
rosso, blu, verde ed oro appare sul primo foglio.
La parte principale del manoscritto deve
essere stata scritta intorno al 1400, mentre alcune parti come il Gloria e il
Credo risalgono a un periodo più tardo. Il manoscritto può essere stato scritto
intorno ai primi anni del XV
secolo oppure sul finire del
Trecento, anche se è difficile stabilirlo con sicurezza.
L'intero codice è caratterizzato dalla
presenza di 8 pentagrammi rossi per pagina. All'inizio si utilizzavano i
pentagrammi a 6 righe e il passaggio a quelli a 5 righe fa pensare all'influenza
francese. Le riunioni sono tutte quartine.
Il corpo principale delle composizioni
trecentesche è stato scritto da una sola mano secondo lo storico Wolf, ma la
varietà degli scritti è piuttosto difficile da classificare. Certamente la mano
su 1v-2v è accurata ed ordinata ma la mano principale ha aggiunto il nome del
compositore su f.2v.
Nonostante le numerose varianti, questa mano
principale che è disordinata ed apparentemente non qualificata, sembra essere
quella predominante.
Per esempio le semiminime a volte hanno la
loro bandiera girata a destra, altre volte a sinistra, ma questo non aiuta a
distinguere specifici metodi di scrittura e abitudini dei compositori.
Il Kyrie è un'opera aggiunta più di recente ed
è stata scritta sicuramente dopo il Gloria e il Credo; è stata scritta con una
mano molto più nitida rispetto al corpo principale. Il Gloria e il Credo vennero
scritti da una mano semi-gotica molto più pratica ed accurata di quella
principale. L' Hymm è molto più recente rispetto al periodo medioevale.
La caratteristica generale del manoscritto è
certamente italiana ma, forse a causa di una disattenzione, la misurazione
italiana dei caratteri o puncti divisionis è frequentemente omessa.
Le note rosse appaiono solamente nel Gloria e
qui hanno la funzione speciale della diminuzione.
Si noti che, sebbene la notazione
specificatamente italiana sembra essere più evidente nei madrigali, questo è
dovuto al fatto che questi pezzi hanno goduto di un periodo di vita mediamente
più lungo. Vennero copiati più volte utilizzando già la notazione di tipo
francese.
I dialetti nei testi sono di carattere umbro o
toscano meridionale, sebbene anche la lingua parlata a Firenze sia
un'accettabile possibilità.
Il Codice di Londra contiene 119 pezzi, di cui
3 copiati 2 volte, per cui il reale numero di composizioni è 116, se si eccettua
il n°70a, che non è incluso perché frammentario.
I madrigali e le ballate sono ugualmente ben
rappresentate, sebbene queste ultime siano predominanti numericamente. Tuttavia
i madrigali occupano maggiore spazio rispetto alle ballate, che sono più brevi e
usati spesso come riempitivo.
Le oltre 36 composizioni sono spaiate, ad
eccezione delle relativamente numerose cacce.
Ad eccezione dei Virelais, il Gloria e il
Credo, il motetto e un testo strumentale, le altre 21 composizioni sono
monodiche.
Vi è un insieme di 15 danze sottoforma di
Estampie e 4 Chançonete tedesche che erano la base di una musica da ballo
improvvisata.
Compositore |
N° di lavori |
Pagine del manoscritto in cui
compaiono |
Andrea
Bartolino da Padova
Corsini, Bonaiutus
Donato da Cascia
Gherardello
Giovanni da Cascia
Guiliemus de Francia
Jacopo da Bologna
Jacopo Pianelaio
Lorenzo
Landini Francesco
Nicolò da Perugia
Paolo
Rosso de Chollegrana
Vincenzo da Rimini |
1
5
3
3
3
5
2
7
1
5
29
12
1
1
3 |
37
13, 16-24, 17, 23, 114
45, 47, 48
32, 50, 99
31, 62, 100
4, 5, 7, 9, 21
15(con Egidius), 64
1-3, 2, 8, 14, 19, 20
66
22, 46, 49, 59, 76
6, 10-12, 26-28, 30, 35, 36, 38, 39,
40, 44, 51, 54, 65, 67-69, 71, 82, 104, 106, 107,110-113
33, 41, 53, 55, 57, 58, 60, 63, 72,
97, 98, 103
70
101
43, 56, 61 |
Il codice di Londra deve essere considerato
anche dal punto di vista della monodia e della polifonia. Del repertorio
standard del Trecento,per quanto riguarda i madrigali, le ballate e le cacce,
relativamente poche composizioni sono in versione unica (21 su 88).
Anche il Gloria e il Credo sono composizioni
uniche ma risultano anonime.
Lavori insoliti come il motet ibrido e la
ballata 42, le cui voci superiori sembrano essere scritte per la cornamusa,
tendono ad essere anonimi.
Accade l'opposto invece nel caso dell' Unica
monodica.
La tabella sotto mostra indica i vari tipi di
opere e dei vari tipi di opere la quantità presente in questo manoscritto.
Tipo di opera |
Totale nel manoscritto |
Madrigali
Ballate
Cacce
Estampies
Motet
Gloria
Credo
Antiphon
Chançonete tedesche
Hymm
Pezzi strumentali |
4
16
1
15
1
1
1
1
1
1
1 |
Enrico VIII
e lo scisma protestante
Enrico VIII
salì al trono nel 1509. Rafforzò la monarchia inglese con l'unione con il Galles
e i rapporti più stretti con l'Irlanda.Ma fu famoso soprattutto per aver rotto i
rapporti con la Chiesa di Roma. Sua moglie Caterina d'Aragona non gli dava eredi
maschi al trono e il re chiese il divorzio a Papa Clemente VII, volendo sposare
l'inglese Anna Bolena ma il Papa rifiutò.Così nel 1534 Enrico VIII colse
l'occasione per rompere i rapporti con la Chiesa di Roma emanando l'Atto della
Supremazia che gli permise di proclamarsi capo della Chiesa Anglicana ed ordinò
la soppressione di tutti i monasteri, espropriandoli dei propri beni.
In-quarto
Si dice in-quarto il formato dei fogli di
pergamena di un manoscritto ripiegati due volte lungo la metà orizzontale. Si
ottiene così un quarto di foglio con forma molto vicina a quella di un quadrato.