"ARS MUSICA" nel Medioevo

L'ars musica è passata dal voler dire "insieme delle conoscenze relative ai suoni" a significare prevalentemente le opere prodotte con i suoni, le creazioni concrete.
Questa era, tra le arti liberali insegnate nel quadrivium seconda solo alla aritmetica, che è la scienza dei numeri, mentre le altre sono scienze dei numeri applicati.
La musica era dunque una disciplina matematica che, vista l'immensità dei numeri musicali applicabili, questa, per la concezione medievale, era da considerarsi più importante delle altre arti in quanto sorgente di conoscenza universale e chiave di spiegazione del cosmo.
Solo i pochi privilegiati che avevano accesso a una dottrina così complessa e astratta potevano considerarsi musici; gli altri, quelli che praticavano la musica, erano i cantores.
I primi si possono dividere in due gruppi: teorici e accademici.
Nei trattati teorici del tempo emerge che sia teorici che gli accademici si concentrano in pari misura su definizione ed effetti, su origine e storia, su proporzioni e intervalli della musica; gli accademici non dimostrano particolare interesse per le modalità, la denominazione dei gradi, la polifonia e in generale i temi della pratica del tempo, che invece sono oggetto dell'attenzione dei teorici; gli accademici, a differenza dei teorici, dedicano ampio spazio alle divisioni della musica e agli strumenti. Alla fine del secolo XIII gli interessi di accademici e teorici conversero preannunciando, anche a livello di insegnamento accademico, una nuova epoca, il cui tratto predominante sarebbe stato la filosofia nella pratica musicale.

Secondo Severino Boezio in primo luogo, la musica come arte liberale ha una peculiarità che la distingue dalle altre discipline del quadrivio. La musica attiene non soltanto alla speculazione, ma anche alla moralità. L'insegnamento della musica è un luogo di osservazione privilegiato. Le considerazioni che seguono si svilupparono perciò attorno a due auctoritates che sarebbero poi stati punti costanti di riferimento:
- "De musica" di Agostino
- l ‘"Institutio musica" di Severino Boezio
Sono due testi che offrono di fatto anche materia di riflessione sul fenomeno musicale in tutta la sua articolata complessità.
Il "De musica" ha un successo costante nel medioevo "l'institutio musica" di Boezio è stata studiata analiticamente solo negli ultimi anni del Medioevo.
È importante notare che il testo appare nei grandi centri d'Europa centrale.
Nel tardo Medioevo e nel Rinascimento il "De musica" diventerà il trattato teorico di musica più diffuso: sono stati catalogati 120 manoscritti in questo periodo fino alla prima edizione a stampa.
"L'istitutio musica" di Boezio faceva parte di un programma sulle sette arti liberali. Di autentico rimane solo "l'institutio aritmetica" e parte del trattato sulla musica. Secondo Boezio la musica mondana non è soltanto la voce silenziosa, non percepibile dall' orecchio umano, del movimento dei cieli. È anche nell' armonia degli elementi, nella varietà delle stagioni.
I sensi percepiscono la caotica e incoerente varietà del molteplice, ossia il compito di giungere alla verità supremamente armoniosa dell'Uno.
Il musicus è colui che compie questo itinerario.

Lo strumento necessario è la conoscenza delle leggi del numero.
Conoscere le leggi dei numeri significa soprattutto estrarre la proporzione dai dati apparentemente disordinati forniti dai sensi. Per il musicus c'è al principio o alla fine di tutto una musica divina. La musica divina esiste in Dio, per essa Dio ha creato e mantiene la musica mondana. Se Boezio mette in particolare risalto l'aspetto conoscitivo, Agostino sottolinea con forza gli aspetti ascetici e spirituali. I due testi agiscono come punti di riferimento per i letterati medioevali, e per questo sono rappresentativi.
La musica per sant'Agostino è tutto ciò che riguarda la produzione fisica del suono, gli effetti psicologici della musica, l'esecuzione di composizioni musicali.
Ma, come spesso accade nella cultura ecclesiastica medioevale, tutto ciò che è escluso tende a riaffacciarsi qua e là con prepotenza.
I due scritti musicali di Agostino e di Boezio saranno utilizzati nel corso del medioevo, nei più contesti più vari.
Boezio trasmette al Medioevo gli elementi di base della teoria modale greca.
Le incursioni oltre i confini della musica speculativa compaiono in Agostino con connotazioni negative, che si situano nelle Confessioni, dramma autobiografico della liberazione dai condizionamenti dei sensi verso la contemplazione del divino.
La musica è anche un potente mezzo di azione pedagogica e, nella rilettura cristiana di tematiche classiche, pastorale.
Boezio ricorda aneddoti, che hanno per protagonista Pitagora.
Pitagora che calma con la musica il fanciullo furioso, ed episodi analoghi.
Perciò ora possiamo definire i modi dell' uso della musica secondo le direttive della cultura ecclesiastica: da un lato l'esperienza del musicus che perviene attraverso la scienza alla conoscenza dell'armonia suprema; dall'altro, un diverso itinerario, nel quale il suggestivo linguaggio della musica è individuato come efficace strumento di elevazione spirituale anche per i "rudes".