Musica Profana
Tra IX e XI secolo la
musica liturgica influenza fortemente la produzione profana in lingua latina.
Secondo una pratica assai comune detta
contrafactum,
la musica profana spesso si limita a riprendere le melodie sacre, sostituendo al
testo religioso versi licenziosi o burleschi. Ne sono un celebre esempio i
"Carmina Burana", raccolta di canti tedeschi del 1230.
Accanto a questa
produzione si afferma la lirica cortese in lingua volgare, che canta l'amore di
un cavaliere per una dama, amore spesso illecito, passionale e travolgente. La
fioritura di tale repertorio comporta una promozione sul piano pubblico di
menestrelli, trovatori e jongleurs. Questi costituiscono una realtà quanto mai
eterogenea per livello artistico ed estrazione sociale: si va dal giocoliere di
strada al raffinato e poeta-musicista di corte.
Fino all'XI secolo tutti
questi artisti sono girovaghi, gradualmente iniziano sempre più spesso a
dimorare stabilmente presso corti e città. I menestrelli declamano le loro
canzoni accompagnandosi con vari strumenti, che si limitano a ripetere
l'intonazione della voce, esattamente come avviene in chiesa. Tra i più comuni,
anche per la loro facile trasportabilità, troviamo la viella ad arco ed una
forma arcaica di ghironda, azionata da due suonatori.
Dall'Oriente arriva
anche
l'arpa,
molto diffusa in Inghilterra ed Irlanda. Il suo nome deriva probabilmente dalla
radice indoeuropea "harp", che significa piluccare, pizzicare, dal modo in cui
le dita dell'esecutore sfiorano le corde. Tra gli strumenti è quello che detiene
senz'altro il rango più prestigioso: la suonano aristocratici e cavalieri,
nobili e re.