La notazione musicale di Guido d'Arezzo

Guido D'Arezzo nacque fra il 990 e il 1000. Il luogo della sua nascita è incerto: Arezzo, Ferrara, Pomposa, Talla sono alcuni tra i centri che se ne contendono i natali. Morì intorno al 1050.
Fu monaco benedettino e curò l'insegnamento della musica nell'Abbazia di Pomposa. Appassionato inventore di un sistema moderno che facilitasse la lettura ed il canto, aveva ideato un metodo completamente nuovo per insegnarla, suscitò invidie ma trovò protezione presso il vescovo di Arezzo Tedaldo (o Teodaldo), a cui dedicò uno dei suoi scritti: "il Micrologo".
Ad Arezzo, fra il 1025 e il 1035, insegnò la musica e il canto per la Cattedrale. Ebbe modo di proseguire gli studi e giunse alla definizione della notazione musicale. Questa invenzione rivoluzionò il modo di insegnare, di comporre e tramandare la musica.
È a lui, infatti, che dobbiamo il nome delle note tuttora in uso, ad eccezione del Do che nel Seicento ha sostituito, per opera del teorico italiano Giovanni Battista Doni (dalle prime due lettere del suo cognome) l'originario Ut (tra l'altro ancora presente nel francese). A Guido si deve l'invenzione di un sistema mnemonico (manoguidoniana) per aiutare l'esatta intonazione dei gradi della scala (esacordo). Per aiutare i cantori, Guido aveva usato le sillabe iniziali dei versi dell'inno a San Giovanni Battista e le aveva usate per comporre la scala musicale.
Egli espose tali innovazioni scrivendo anche dei testi a supporto: la Epistola "ad Michaelem de ignoto cantu" e il "Prologus in Antiphonarium". Tale sistema è utilizzato alla base della teoria della solmisazione. Sua infatti è l'invenzione delle rispettive posizioni delle note sulle righe e negli spazi. Fissato così l'intervallo esatto tra le varie note curò anche il sistema di scrittura di tali note codificandole poi in un quadrato o rombo.

La polifonia conferisce alla musica europea il suo carattere distintivo, ma richiede anche una regola ed un sistema musicale preciso, che fissi una scala di toni esatta ed invariabile. Inoltre le armonie si fanno sempre più complicate e diventa quasi impossibile impararle a memoria. Si rende dunque indispensabile un metodo di scrittura musicale più efficace e dettagliato di quello di Guido d'Arezzo e dettagliato.