Gli
strumenti musicali nella liturgia
Gli
strumenti musicali trovarono spazio nella liturgia medievale solo quando si
svilupparono i drammi liturgici. Gli Strumenti, infatti, come l'organo, che si
riconnetteva al Paradiso, arpe, ribeche e liuti, frequenti nelle figurazioni del
Paradiso o della Sacra Famiglia, accompagnavano in tali drammi gli interventi di
Cristo sulla scena.
Circa
l'ammissione degli strumentisti nei riti, invece, le autorità ecclesiastiche
erano totalmente contrarie e lo furono per tutto il medioevo. Perfino la musica
vocale poteva serbare tratti di eccessiva sensualità. Il successivo fiorire
della polifonia diede luogo all'infiltrazione di esecuzioni strumentali, che
furono tuttavia sempre considerate nell'ambito della musica vulgaris e poi messe
al bando. Tra gli strumenti, solo l'organo fu ammesso nei riti liturgici, ma ciò
avvenne non senza incertezze: il suo fu un uso occasionale e nei grandi
monasteri cresciuti durante e dopo l'era carolingia l'organo fu certamente usato
in alcune cerimonie, ma non è certo il suo impiego nella liturgia. Da allora il
servizio organistico divenne sempre più completo e articolato, fino a sostituire
in alcune parti l'esecuzione dei testi liturgici (almeno dalla seconda metà del
secolo XIV).