Caratteristiche della musica medioevale e fonti di
informazioni
Nel Medioevo la musica strumentale svolse
un ruolo di gran lunga inferiore a quello della musica vocale.
Le cause di questo
fenomeno possiamo riassumerle almeno in tre punti:
·
l'assoluta supremazia del canto
liturgico inteso come canto puro, senza accompagnamento;
·
il sistema di scrittura
musicale (neumatica) che poteva assolvere le esigenze del canto, ma non quelle
più complesse della musica strumentale;
·
la qualità strumentale (povertà
di timbro e approssimativa intonazione) che rendeva problematico un dialogo tra
strumenti di vario tipo e di vario genere.
Non esistevano perciò
ensemble ed
orchestre e la funzione degli strumentisti (menestrello, giullare) per molto
tempo è stata semplicemente quella di suonare, all'unisono con il canto, un solo
strumento: il più delle volte una viella o un flauto, altre volte un galoubet
con tamburino e, dopo le crociate, anche un liuto.
Tuttavia, il Medioevo ha conosciuto un
cospicuo numero di strumenti la cui esistenza ci è stata trasmessa, piuttosto
che da reperti, da fonti letterarie e soprattutto da fonti iconografiche:
affreschi, miniature, sculture, bassorilievi, vetrate, arazzi.
Una delle più significative fonti
letterarie è l'opera
Remède de Fortune del poeta e musicista francese
Guillaume de Machaut (sec. XIV), nella quale vengono enumerati alcuni strumenti
di varia natura quali viella; ribeca; citola; arpa; tromba; corno; flagioletto;
flauto a tre buchi; cornamusa; naccheroni; tamburo.
Una miniera inesauribile di apparati
organologici è data dai dipinti (affreschi e tavole) i cui soggetti, spesse
volte, si riferiscono all'Incoronazione della Vergine, altre volte riguardano
scene del Paradiso con le schiere angeliche, oppure riguardano genericamente
delle "Maestà", ovvero il soggetto della Madonna in trono alla quale fanno
corona degli angeli musicanti.
Anche i portali delle cattedrali gotiche
ci mostrano personaggi con strumenti musicali in mano. In questi casi la
raffigurazione si rifà generalmente alla visione giovannèa dell'Apocalisse (IV,
4, V, 8) dei ventiquattro vegliardi che fanno corona all'Agnello: "
Et in
circuitu sedis sedilia vigintiquattuor, et super thronos vigintiquattuor
seniores sedentes circumamicti vestimentis albis, et in capibus eorum coronae
aureae....Et...vigintiquattuor seniores ceciderunt coram Agno habentes singuli
citharas et phialas aureas plenas odoramentorum, quae sunt orationes sanctorum"
(Ed in circolo intorno al trono vi erano ventiquattro seggi; e sopra i
seggi vidi seduti ventiquattro anziani dalle bianche vesti; ed avevano in capo
delle corone d'oro...E ...i ventiquattro anziani si prostrarono dinanzi
all'Agnello, avendo ciascuno di loro
una cetra ed un'aurea fiala piena di profumi, che sono le preghiere dei santi).
Ma, mentre nel testo biblico lo strumento
è unico (trattandosi di una cetra), gli artisti medievali delle cattedrali si
sono presi talvolta la libertà di ritrarre ognuno dei vegliardi con uno
strumento diverso, scelto tra quelli in uso al momento della realizzazione della
cattedrale.
Segni tangibili di queste vere e proprie
"orchestre di pietra" li ritroviamo (citiamo alcuni esempi significativi):
·
nel portale sud della
Cattedrale di Burgos;
·
nel portale di destra, detto di
Sant'Anna, della Cattedrale di Notre Dame di Parigi;
·
nel timpano del portale a sud
della Collegiata di Poissy;
·
nella chiesa di San Michele ad
Estella, antica capitale del reame di Navarra.
Ma il monumento senz'altro più
rappresentativo è quello del Portico della Gloria della Cattedrale di Santiago
di Compostela, in Galizia. Qui i vegliardi dell'Apocalisse assumono proporzioni
ragguardevoli e soprattutto i due nella sommità dell'arco sono colti nell'atto
di suonare l'
organistrum, l'antenato della symphonia e della ghironda,
ovvero la più antica raffigurazione della cosiddetta
viella a ruota.
Vero godimento dello sguardo sono le
quarantuno miniature che illustrano altrettante
Cantigas de loor (canti
di lode) che compaiono sul codice maggiore (b. I. 2) nel Monastero dell'Escorial,
delle
Cantigas de Santa Maria, l'imponente raccolta di poesia cortese
commissionata da Alfonso X "El Sabio", re di Castiglia e Leòn.
Ventinove miniature mostrano coppie di
suonatori che suonano uno stesso strumento (a corda, a fiato, ad arco, e
percussioni); sei raffigurano un suonatore singolo di: viola media, concerto di
campane, organo portativo, cetra, cornamusa grande, carillon di campanelli;
infine altre sei miniature rappresentano coppie di strumentisti che suonano
strumenti differenti, tra questi compare (nella cantiga n. 300) l'unica immagine
di un tamburo a calice, chiamato darabukka o darbuka.
Dall'esame delle fonti iconografiche è
possibile ricavare uno schema di massima delle varie epoche nelle quali
compaiono sulla scena musicale gli strumenti più rappresentativi dell'Europa del
tardo Medioevo.
Prima del sec. XI, fonti scritte ci
attestano il riapparire in occidente (età carolingia: Pipino il Breve e Carlo
Magno) dell'organo, erede pneumatico del più antico
idraulis greco. Ma
strumenti sicuramente in uso a quel tempo dovevano essere:
·
Cetra; Citola; Salterio
(a corda pizzicata)
·
Gemshorn; Galoubet; Syringa,
Corno
(ad aria)
·
Chalumeaux
(ad ancia semplice)
Nel corso dei secoli XI
e XII si affermano:
·
Viella; Organistrum
(ad arco e ad archetto circolare)
·
Organo portativo
(ad aria)
Con l'avvento del secolo
XIII, la scena musicale si arricchisce ancora con:
·
Arpa
(a corda pizzicata)
·
Ribeca; Symphonia
(ad arco e ad archetto circolare)
·
Tromba diritta
(ad aria)
·
Schalmei; Cornamusa (
ad
ancia doppia)
Il secolo XIV assiste al
predominio di strumenti che segneranno lo sviluppo della musica anche nei secoli
avvenire:
·
Liuto; Chitarra saracena;
Mandola
(a corda pizzicata)
·
Flauto a becco
(ad aria)
Alcuni strumenti del
secolo XV avranno invece vita breve, come i cromorni, per la loro impossibilità
ad "ottavizzare" (cioè a far crescere il suono in un registro superiore):
·
Claviciterio
(a corda pizzicata)
·
Cromorno; Rauschpfeife
(ad ancia incapsulata)
Per ciò che concerne le
percussioni si può dire che nel Medioevo erano presenti:
·
Tabor:
tamburo a doppia pelle (versioni:
a fusto alto; a fusto basso e cordicella di timbro);
·
Tamburin (o Bendir):
tamburo monopelle a cornice;
·
Tamburello basco (o Timbrel):
tamburo monopelle a cornice con piattini metallici;
·
Adufe:
tamburo quadrato;
·
Darabukka (o Darbuka):
tamburo a calice;
·
Naccara (o Naccheroni)
tamburo doppio con "caldara" in metallo;
·
Cimbali
·
Triangolo
·
Castagnette
·
Rota tintinnabulis:
concerto di campane o di campanelli;
·
Santur (o Canum):
salterio a percussione;
·
Tamburino di Bearn (tamburino a
corde metalliche associato al "flauto a tre buchi")
Il messaggio che perviene dall'iconografia
è quello della conoscenza visiva degli strumenti e dell'attestazione della loro
esistenza ad una certa epoca storica. Le immagini consentono inoltre di
catalogare, per tipologia organologica, lo strumentario in uso nel Medioevo, ma
nulla possono dirci in merito all'abbinamento degli strumenti con un determinato
repertorio musicale. Pertanto, non ci è dato conoscere se ci fu una differenza
gerarchica degli strumenti e quale fu il loro modo di impiego, vale a dire quali
di essi venivano usati per le musiche di palazzo e quali altri nelle
manifestazioni di piazza.
Le fonti letterarie francesi, italiane,
inglese, tedesca e dei Paesi Bassi indicano la viella come lo strumento più
diffuso ed associato all'accompagnamento delle
estampie (danze), quindi
adatto alla musica profana, come del resto asserito dal trattatista Johannes de
Grocheo. Sappiamo inoltre che i suonatori di viella suonavano tanto da soli,
quanto in coppia, e in casi particolari anche in quattro.
Il tamburello con sonagli (tamburello
basco) è rappresentato in scene di danza vocale, ovvero di "canzoni a ballo",
come descrivono i due affreschi:
Gli effetti del buon governo di
Ambrogio Lorenzetti a Siena e la
Danza delle donzelle nel giardino d'amore
di Andrea di Bonaiuto nella Cappella degli Spagnoli in Santa Maria Novella
a Firenze.