"Il flauto a tre buchi" (Tabor-pipe)
Dal punto di vista
organologico il
"flauto a tre buchi"
fa parte della famiglia dei "flauti a becco". La peculiare caratteristica dello
strumento di avere soltanto tre fori ne consente l'utilizzo con un'unica mano
cosicché il flautista è in grado di produrre, con l'altra mano, un
accompagnamento percussivo agendo su un tamburino a tracolla, oppure appeso al
polso della stessa mano che fa suonare il flauto.
La duplice possibilità di
suonare una melodia e di accompagnarla al tempo stesso ritmicamente ha dato
luogo in Inghilterra alla formazione del termine, oggi molto diffuso, di
Tabor-pipe (o
Tabor and pipe) con cui viene
normalmente chiamato il flauto a tre buchi, in quanto il suo uso deve intendersi
sempre associato al tamburino..
La pratica del "flauto a
tre buchi e tamburino" ebbe ampia diffusione tra i musici girovaghi del Medioevo
(i giullari), ma fu usato anche da altri musici del tempo come strumento
prettamente adatto all'esecuzione di danze popolari e, per questo motivo,
l'antica iconografia rappresenta il suonatore di
Tabor-pipe in scene di
intrattenimento conviviale ed in presenza di danzatori.
Prima di passare alla
descrizione del funzionamento del flauto, soffermiamoci ancora sul
tabor per una sua sintetica
ricognizione.
Il
tabor è caratterizzato dalla
leggerezza dei materiali con cui è costruito e da ridotte dimensioni, tutti
elementi che consentono un uso agevole dello strumento, specie se deve essere
suonato - come già detto - appeso al polso della mano che agisce sul flauto.
Il tamburino presenta
quindi un corto fusto di legno molto leggero, doppia pelle e una "cordicella di
timbro" per la realizzazione del tipico suono rullante la cui funzione, secondo
alcuni, sarebbe quella di concorre a stemperare all'ascolto eventuali
imprecisioni d'intonazione del flauto.
E veniamo al flauto. Lo
strumento si presenta come un flauto a becco dalla caratteristica imboccatura a
fischietto; ciò che lo differenzia dagli altri flauti è il ridotto numero di
fori posizionati presso l'estremità inferiore: 2 sul davanti, 1 dietro (poco più
in alto dei due sulla fronte) ma non con funzioni di "portavoce" come in tutti i
flauti a becco.
Il flauto viene trattenuto
all'estremità inferiore tra l'anulare e il mignolo del flautista cosicché le
altre dita possono agire sui tre fori e realizzare le note attraverso quattro
posizioni:
·
flauto chiuso
(indice, medio e pollice);
·
1° foro aperto
sul davanti (medio sollevato);
·
1° e 2° fori
aperti sul davanti (medio e indice sollevati);
·
flauto
interamente aperto (medio, indice e pollice sollevati).
Poiché la caratteristica
fondamentale di questo flauto è quella di produrre facilmente suoni armonici
alle varie pressioni di fiato, scartati i primi quattro suoni ottenibili con una
leggera emissione di fiato perché risultano troppo instabili, la vera scala
dello strumento inizia dal secondo armonico. A questo stadio, utilizzando le
quattro posizioni e con una più robusta emissione di fiato, si emettono le prime
quattro note della scala. Riposizionando le dita sui buchi in modo da chiudere
nuovamente il flauto, ma soffiando con maggiore vigore, lo strumento produce,
nella sequenza delle posizioni già descritte, altre quattro note completando in
tal modo un'intera scala.
Fonti bibliografiche:
A. Bornstein,
Gli strumenti musicali del
Rinascimento. Franco Muzzio
editore, Padova 1987, pagg. 64 - 68.
C. Sachs,
Storia degli strumenti musicali.
Arnoldo Mondatori editore, Milano 1985,
Flauto sonato con una sola mano
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A. Baines,
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BUR Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1995, pagg. 238 - 239.
L. Pinzauti,
Gli arnesi della musica.
Vallecchi editore, Firenze 1973,
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58.
A. Schaeffner,
Origine degli strumenti
musicali. Sellerio editore,
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