Andreas
Steinhofel
Il
Principe meccanico
Salani
Editore - 2004
PRESENTAZIONE DEL ROMANZO di Alberto ARATO
Docente
Scuola Secondaria
La
storia
Un
incontro tra uno scrittore e un ragazzo desideroso di raccontare si
trasforma in una straordinaria e visionaria avventura, immersa in un
ambiente surreale, iconico, denso di simbologia, dagli stilemi cari a
Ende.
Max,
il ragazzo protagonista, figlio unico e ignorato da genitori capaci
solo di tormentarsi l'un l'altro, ha un'età nella quale si
vive su un orlo, costantemente in bilico tra il 'salvarsi' e il
'perdersi'.
Vi
sono alcune dominanti nella sua vita che rispecchiano gli stati
d'animo di molti adolescenti: la solitudine innanzi tutto,
l'indifferenza degli altri, un acuto senso di inutilità, la
paura della propria inadeguatezza.
Macigni
pesanti da portare che inducono ad arrendersi, ad abbandonare la
lotta, a sparire del tutto, senza lasciare traccia. Il suo girovagare
nel labirintico cuore di una grande città, Berlino, rende bene
l'idea di questo muoversi sconclusionato che somiglia più a un
fuggire che a un viaggiare.
Ma,
si sa, il labirinto è un luogo che respinge ed attrae
soprattutto perché c'è sempre un
centro fatto
apposta per nascondere qualcosa di importante, spesso di risolutivo.
Così
chi desidera impegnarsi cerca disperatamente tale centro, chi vuole
evadere, invece, lo fugge con altrettanta determinazione.
Max
è in bilico, e questo suo stato si manifesta appieno quando un
giorno, nel suo incerto vagabondare entra in un labirinto dentro il
labirinto della città: ossia scende nei
sotterranei della
metropolitana. Qui la sua vita ha una svolta perché
incontra un mendicante senza un braccio che gli vende un biglietto
d'oro con un ammonimento: quello di stare alla larga dal principe
meccanico, il signore dei rifugi, che tiene in ostaggio i cuori dei
ragazzi dimenticati, dei ragazzi '
in bilico'.
Proprio
questo secondo labirinto è a sua volta l'accesso per un terzo
labirinto ancora più inquietante, ancora più interno,
quello dei 'rifugi', che si stendono come una ragnatela al cui centro
sembra esserci una crudele e spietata creatura, il
principe
meccanico.
Max
si avventura nei rifugi e scopre luoghi di orrore e di meraviglia,
dove si celano pericoli e sfide. Naturalmente ogni passaggio rivela
qualcosa di se stesso a Max, fornendogli una chiave interpretativa
per decifrare i propri sentimenti, i propri desideri, le proprie
illusioni. Il percorso della consapevolezza culmina con l'incontro
con il principe meccanico: qui si chiarisce la vera sfida che si
svolge durante tutto il tortuoso percorso che il protagonista è
costretto a compiere. Egli deve cercare e ritrovare il proprio cuore
sottrattogli dal principe meccanico e si trova a competere con un
uccello meccanico che si appresta a ghermirlo e a divorarlo
definitivamente.
In
successione i rifugi visitati dal protagonista sono: il
dolente
mare delle lacrime, formato dalle lacrime versate per il dolore e
la paura; una
foresta oscura di ascendenza e suggestione
dantesca in cui scopre la terribile realtà di solitudine dei
propri genitori; un
bosco contorto a cui si accede attraverso
un videogioco comandato da un suo doppione; la
fortezza del
principe meccanico; la
palude nebbiosa, un luogo opprimente
pieno di desolazione e di tristezza; una
montagna impossibile
da scalare; la
foresta putrefatta che è l'anticamera
del cuore di tutto il labirinto dei rifugi, il
tempio con la sala
delle anime in cui è conservato il proprio cuore.
Max
riuscirà infine a uscire indenne da tutte le prove cui il
principe meccanico lo sottopone, ma pagherà a carissimo prezzo
la propria salvezza.
I
personaggi
Max
Nel libro, Max è un ragazzino
che presenta due facce:
prima e
dopo il trattamento dei
rifugi.
Prima: è un tipico
adolescente triste, insoddisfatto, scontento, che fa dell'evasione
l'attività dominante della propria vita. Rancoroso verso il
mondo degli adulti, autocentrato, è incapace di riconoscere le
proprie debolezze e al tempo stesso soffre quasi inconsapevolmente
per esse. In poche parole, come molti adolescenti, non si piace e
fugge senza ammettere di fuggire.
Dopo: recupera il suo cuore e
quindi diventa estroverso e desideroso di raccontare la propria
vicenda umana. Per questo elegge lo scrittore come un interlocutore
significativo. Il suo carattere impacciato e deciso al tempo stesso,
rimane sempre uguale ma la venatura di tristezza e di rabbia che lo
accompagna all'inizio della vicenda svanisce poco per volta lasciando
il posto a un senso della realtà più solido e concreto.
Jan
Jan è un aiutante, un amico, un
personaggio immaginario forte e coraggioso sul quale proiettare le
proprie paure. Non ci si avventura in un pericoloso labirinto senza
un compagno di viaggio. Ma il principe meccanico, permettendo a Jan
di accompagnare Max, ha un suo piano. Sottile, perfido, diabolico.
Piccoli indizi, come scintillii negli occhi e alcuni atteggiamenti
ambigui, rivelano poco per volta la sua vera essenza. Perché
Jan sembra rincuorato quando più Max è scoraggiato?
Perché se Max risolve un problema Jan diventa corrucciato e
intrattabile?
L'ultimo rifugio, quello legato al
Tempio delle Anime è il luogo nel quale ogni cosa si
comprende.
In piedi davanti a lui c'era Jan
Max lo guardò sbalordito. «
Perché l'hai fatto? » sussurrò. Finora aveva
sopportato tutto. Ma questo era un inganno, un tradimento! Sentì
un sapore amaro in gola.
« Che domanda stupida! »
sibilò Jan, irritato. « Come se tu non l'avessi saputo
fin da subito ».
«Non lo sapevo ».
« Non lo sapevi? » Jan
si curvò su di lui e lo colpì con un dito, come se
volesse infilzarlo. «Allora stammi bene a sentire: il tuo
maledetto cuore mi è d'intralcio! »
(pag. 180)
Il principe meccanico
Chi è veramente il principe
meccanico? Nei rifugi è il Signore assoluto che determina il
percorso e le prove di chiunque vi si avventuri. Max impara a
conoscerlo poco per volta, fin quando non ha la ventura di
incontrarlo in un palazzo fantastico. E lì si rende conto che
quello che a prima vista gli era sembrato un personaggio diabolico,
senza pietà, è in realtà un essere calcolatore
che non aggiunge crudeltà a ciò che gli 'adepti' devono
imparare. Perché la crudeltà e la sofferenza nei rifugi
viene comminata a seconda della crudeltà e delle sofferenze di
coloro che vi si avventurano. Il principe meccanico è un
semplice dispensatore: ognuno crea il proprio inferno e questa
notizia sbigottisce Max.
Un momento narrativo notevole si ha
quando Max ha la ventura di incontrarlo, a metà del viaggio,
nel suo immaginifico palazzo.
Era un volto umano. Smunto e
pallidissimo come quello di un albino, irradiava una bellezza
inquietante
Il resto del
principe, invece... il resto del principe era corpo e armatura al
tempo stesso. Diverso da qualsiasi cosa Max avesse mai visto o
immaginato prima di allora. (pag. 109)
Dopo un colloquio iniziatico molto
criptico, durante il quale Max è per lo più
disorientato, il Principe scompare sullo sfondo della ricerca del
cuore. Il suo ruolo si affievolisce e la sua presenza, a mano a mano
che il protagonista cresce e supera le proprie paure, diventa sempre
meno rilevante.
I
temi
L'iniziazione
“Iniziare” significa
sancire un cambiamento di status e quindi di ruolo nel contesto
sociale in cui l'iniziato vive. L'adolescenza, da sempre interpretata
come età dei cambiamenti è anche il momento nel quale
avviene un'iniziazione.
Le nuove potenzialità corporee
e intellettive, gli orizzonti che si schiudono all'adolescente
rendono necessaria una formazione che si realizza da un lato
nell'iter di formazione 'classico' quello scolastico con tutti gli
sbarramenti e le prove di rito (verifiche, interrogazioni esami...);
dall'altro in un cammino più ritualizzato. Nel passato e in
contesti diversi la ritualizzazione era fortemente sentita: basti
ricordare i riti di passaggio delle società pretecnologiche
descritte efficacemente da Van Gennep. Anche se la nostra società
è più deritualizzata, tuttavia alcuni resti di
cerimonie iniziatiche rituali, per lo più autogestite a
livello di gruppi giovanili, permangono tuttora. Ne sono
testimonianza le prove di dolore che taluni gruppi di adolescenti
impongono come sbarramento per l'ammissione, in alcuni casi
addirittura certe manifestazioni di bullismo che infieriscono sul più
debole cono lo scopo di 'provarlo' per renderlo più forte e
coraggioso.
Molti di tali cammini sono stati
descritti in letteratura da romanzieri illustri, al punto da
istituire un vero e proprio genere, il cosiddetto romanzo di
formazione, che ha come trama di base le avventure e le disavventure
di un protagonista che cresce gradualmente in virtù di prove e
ostacoli fino a cambiare di status.
“Il principe meccanico” si
inscrive in questo genere letterario entro una cornice narrativa
surrealista, visionaria, di ambiente nordico, in particolare tedesco,
nel cui alveo hanno operato scrittori importanti come Ende.
Può essere interessante, ai
fini didattici, suddividere il percorso iniziatico di Max in tre
momenti da analizzare in modo approfondito secondo alcune piste
interpretative che vengono qui suggerite:
-
La soglia. Max oltrepassa
soglie diverse per entrare in labirinti incastonati l'uno dentro
l'altro. In questo caso il labirinto è il simbolo del cammino
da percorrere, intricato, incerto e pericoloso. Può essere
molto interessante individuare e interpretare le soglie oltrepassate
dal protagonista, per capire che cosa egli lascia dietro sé
quando entra in un luogo 'nuovo' e che cosa invece acquista nel
momento in cui arriva alla soglia successiva. In questa prospettiva
si disegna un percorso fatto di tappe fondamentali e decisive per la
crescita personale.
-
I colloqui iniziatici. Durante
il suo viaggio attraverso l'intrico dei rifugi, Max incontra
parecchi personaggi. Uno dei tratti caratteristici dei riti di
passaggio è la possibilità, per l'iniziato, di avere
colloqui di alto valore formativo con coloro che guidano e
accompagnano la sua iniziazione. Per lo più tali colloqui
sono poco chiari e vanno meditati e decifrati. Il colloquio forse
più interessante di tutto il libro si tiene tra Max e il
principe meccanico, in una straordinaria fortezza. Si suggerisce una
rilettura attenta di questo passaggio per individuare le modalità
della formazione proposta al ragazzo dal principe attraverso alcune
misteriose affermazioni.
-
Le prove. Ogni percorso
iniziatico culmina in una o più prove che servono a saggiare
l'adeguatezza dell'iniziato per il ruolo nuovo che sta per assumere.
Ne “Il principe meccanico” le prove sono numerose e
articolate secondo una gradualità 'fredda', razionale,
studiata con cura dal principe meccanico. Come pista didattica si
suggerisce un'elencazione di tali prove con lo scopo di trovare un
disegno formativo nella loro successione.
Un altro spunto di lavoro interessante
può essere l'analisi compiuta di quanto avviene nel Tempio
delle Anime. Lì Max deve superare la prova più ardua
perché, insieme al recupero del proprio cuore, deve anche far
fronte a ciò che tradisce i sentimenti appena ritrovati. Tale
prova si gioca in ambito immaginativo. Il traditore infatti è
Jan, l'amico immaginario che teoricamente non dovrebbe mai essere
sleale. Riflettere sul senso di questo tradimento può portare
a un approfondimento di alcune tematiche di crescita tipicamente
adolescenziali.
-
La riaggregazione. In tutti i
cammini iniziatici dopo la prova esiste un momento di riaggregazione
nel quale l'iniziato, ormai rinnovato, è pronto a rientrare
nella società con uno stauts e un ruolo nuovi. Ma per fare
questo ha bisogno di qualcosa come una cerimonia che sancisca il suo
cambiamento e faccia vedere a tutti che egli ormai è in grado
di cavarsela. Ne “Il principe meccanico”, il momento di
riaggregazione è un elemento narrativo trasversale realizzato
con la cornice di Max che racconta le sue vicende allo scrittore.
Una pista interessante di riflessione a questo proposito può
essere il mutamento di atteggiamento dello scrittore: inizialmente
piuttosto ostile al ragazzo, e in seguito sempre più
coinvolto nella storia.
L'orlo
Quante volte un adolescente si sente
in bilico, 'sull'orlo', sospeso su un baratro? Basta un piccolo
movimento e cade dall'altra parte; così come è
sufficiente un piccolo incoraggiamento per farlo 'tornare di qua'.
I rifugi, Max lo capisce ben presto,
sono fatti proprio per i ragazzi in bilico: ragazzi che si possono
perdere facilmente, che possono lasciarsi andare.
La tematica dell'
orlo è
racchiusa in quella più generale del confine e del limite. Una
soglia immaginaria entro la quale l'identità è
annullata, mentre al di qua e al di là si è qualcuno.
In tutti questi casi il confine costituisce uno spazio, un tempo, uno
stato, nel quale tutto si fluidifica e diviene fondamentalmente
instabile. Stare sul confine è segno dunque di cambiamento,
quasi sempre espresso nel contesto più ampio della crescita.
Per coloro che si trovano in questa
situazione, specialmente se adolescenti, si attivano numerosi
elementi emozionali e cognitivi.
Una pista interpretativa interessante
è data dalla lettura delle instabilità emozionali di
Max nel corso del cammino. Un esempio eclatante si ha nell'episodio
della scalata alla montagna.
Le presunte colline erano in realtà
una lunga catena montuosa non troppo alta… Non c'era una
strada che saliva sulla montagna. Il sentiero s'interrompeva alle sue
pendici…
A un certo punto si accorse che più
si arrampicavano, più cresceva il silenzio intorno a
loro…Dovevano essere già arrivati a metà
altezza… eppure aveva l’impressione che la cima non si
fosse avvicinata di un metro, come se la montagna continuasse a
crescere mentre la scalavano. Dopo un altro estenuante quarto d'ora
di silenzio, ne fu certo: più si arrampicavano, più la
montagna diventava alta e ripida. [...] Silenzio.
Come conosceva bene quella
sensazione! A casa sua si parlava e si litigava, ma dietro a tutte le
discussioni c'era un silenzio profondo. Non era così?
Silenzio.
(pagg. 132 e seg.)
Proteggersi
ed essere protetti
Il labirinto è terra di
contrasti, a tratti stridenti: in esso infatti tutte le cose assumono
aspetti e valori diversi perché la realtà si trova da
un'altra parte. Il labirinto è un luogo che ha una dimensione
altra. Chiunque vi entri, ha la sensazione che le leggi siano
invertite o modificate. Il senso della realtà viene meno e ci
si trova in un luogo trasfigurato dove i contrasti si acuiscono.
Max ha questa sensazione quando varca
la porta di uscita della metropolitana per entrare nella stazione
inesistente sulle mappe e quindi nei rifugi.
Cognitivamente, quando ci si trova in
una situazione del genere si ha una necessità quasi disperata
di protezione perché l'ansia della novità chiede una
sorta di schermo, di separazione del proprio io dall'incertezza in
cui ci si trova.
A questo fenomeno, va aggiunto il
fatto che la visione netta dei contrasti nel labirinto quasi sempre
rispecchia una visione più sfumata dei propri contrasti
interni, in un gioco di doppioni che rende affascinante e suggestiva
l'avventura.
Durante il viaggio tra i rifugi,
dunque, Max si protegge da contrasti che sono in realtà
situazioni dicotomiche laceranti.
La pista interpretativa che si
suggerisce di cogliere tuttavia non riguarda tanto le tipologie dei
contrasti, quanto piuttosto le modalità e le caratteristiche
della difesa.
Come si protegge Max?
La prima strategia è quella di
affidarsi a un'entità esterna, come se egli riconoscesse di
essere impotente. Per questo inventa un amico come Jan. Nel corso del
viaggio, poi, Max impara a scoprire che è pericoloso demandare
agli altri la propria difesa, sia pure a un'entità creata
dalle pulsioni più interne dell'io.
Il tradimento finale di Jan, quindi se
pur doloroso, è in realtà terapeutico perché
chiarisce al protagonista tutta la debolezza della soluzione che egli
ha escogitato per fuggire da se stesso piuttosto che per affrontare
davvero il problema della difesa.
In seguito Max, recuperando il proprio
cuore impara a prendere di petto le problematiche generate dai
contrasti interiori e intravvede un cammino che porterà al
loro superamento o alla loro assimilazione.
Interessante notare che spesso nel
labirinto i problemi generati dalla divisione della personalità
sono 'visualizzati' con figure o personaggi: si vedano ad esempio i
genitori, per quanto concerne la problematica della solitudine e
dell'impossibilità del dialogo.
In tutti questi personaggi Max si
rispecchia ed essi sono voluti dal principe meccanico perché
il ragazzo possa 'vedere' una soluzione. Tra immaturità,
cadute, errori, ingenuità, Max impara a proteggersi da solo, e
la relazione con gli altri diventa vera, non più filtrata
attraverso le illusioni. In questo modo i contrasti, pur sempre
presenti, vengono attenuati da un nuovo senso della realtà
culminante con la capacità di Max di coinvolgere il mondo
adulto (lo scrittore) nella propria vicenda biografica. Imparare a
raccontare, sembra dire l'autore, in fondo è il miglior modo
di difendersi.
L'amicizia
Il labirinto è il luogo della
verifica delle amicizie.
Nell'adolescenza l'amicizia è
un'esperienza importante perché l'umanità impara a
conoscersi rispecchiandosi, almeno inizialmente, negli altri. Ciò
che fanno gli altri diventa punto di riferimento oggetto di
imitazione, pietra di paragone a cui ispirarsi per strutturare
copioni di comportamento socialmente efficaci. Per questo è
necessario stare in gruppo: per crescere mettendosi alla prova, per
sperimentare soluzioni alle problematiche sociali sviluppate insieme
alla scoperta degli altri.
Gli amici permettono di mettere alla
prova se stessi in una situazione di relazione privilegiata, non
troppo pericolosa. Di questo Max è ben consapevole ma c'è
un problema che lo angoscia. Egli ritiene di non essere capace di
sostenere il peso di una relazione amicale. È annegato nella
solitudine e la sua insicurezza è come il sentirsi sprofondare
in una palude di sabbie mobili senza poter essere salvati. Per questo
Jan, un amico fuoriuscito dal suo immaginario è un ragazzo che
possiede tutte le qualità che lui non ha: è coraggioso,
sprezzante, deciso, operativo. È un amico salvagente. Tutte le
sue qualità però al termine della vicenda si
ritorceranno contro il loro creatore. Jan vuol essere indipendente:
non lo ha creato così proprio Max?
Il protagonista così comprende
che l'amicizia di dipendenza è un'amicizia negativa.
Un'interessante spunto interpretativo consiste nell'esame del
personaggio di Jan alla luce della sua progressiva trasformazione. Da
salvagente di Max a suo distruttore. Il più grande pericolo
per il cuore di Max, allorché egli riesce a penetrare nel
Tempio delle Anime, sarà infatti proprio l'amico del cuore,
quello che non ti può tradire perché scaturito
direttamente dalla tua immaginazione.
All'inizio era stato meraviglioso.
Jan aveva sempre le parole giuste per ogni situazione. Quando
l'indifferenza dei suoi genitori diventava insopportabile, quando a
scuola veniva pestato o umiliato, Jan era sempre con lui e gli
sussurrava, invisibile: Ehi, vecchio mio, non è la fine del
mondo, noi siamo superiori a queste cose. Prima o poi quelli
riceveranno ciò che si meritano. Un giorno noi due gli daremo
una bella lezione. Vedrai che non sarà sempre cos…,
Mi hai mentito, Jan.
…
Jan
era diventato sempre più forte, più cattivo, più
ripugnante, e aveva finito per riempirsi d'odio. (pag.
181)
Il
tempo della crescita
Il tempo trascorso da Max nel
labirinto rappresenta idealmente il tempo necessario per la crescita.
Per questo tema, le piste di analisi
si dividono secondo due prospettive: il
tempo della crescita
sentito interiormente e il
tempo della crescita invece imposto
esteriormente.
Tutto il libro, per le situazioni che
presenta e per lo svilupparsi della maturazione di Max, rappresenta
una riflessione articolata sul rapporto tra tempo e crescita.
Da un lato infatti c'è il tempo
della crescita interiore sempre dilacerato tra il '
sentire'
interno di colui che cresce e le richieste dell'ambiente nel quale
si trova a vivere. Il desiderio di Max è fondamentalmente un
desiderio di quiete, di pacificazione interiore impedito da uno
smarrimento simboleggiato dalla città labirintica. Un
desiderio che somiglia più a una fuga che a una risoluzione
vera.
In questo senso il tempo della
crescita risulta 'arrestato' dalla crisi nella quale si dibatte Max.
È interessante che il
protagonista senta la crisi come un momento di arresto della
crescita, un momento vuoto e privo di prospettive.
L'intervento del mendicante senza un
braccio nella metropolitana, con il suo biglietto d'oro (come non
pensare al biglietto d'oro di Willy Wonka?) crea un 'punto di
diversione' capace di trasformare la discesa inevitabile verso il
crollo (cadere dall'altra parte dell'orlo) in un momento di
consapevolezza e di
riscatto.
Da notare come il passaggio dalla
dimensione della realtà (un labirinto urbano inestricabile)
alla dimensione dell'iniziazione (il labirinto fantastico dei rifugi)
avvenga in una situazione nella quale tempo e spazio si annullano.
Nel momento in cui Max infatti decide di arrestare la metropolitana
tutto si ferma. Si entra in un'altra dimensione. La similitudine tra
l'arresto del treno e l'arresto del tempo della crescita individuale
è stimolante e significativa.
In questa bolla spazio-temporale si
legge la seconda prospettiva del racconto. Nei rifugi Max si
estroflette perché legge fuori di sé ciò che sta
capitando dentro di sé. In questo modo le prove che supera,
pur provenendo dalla sua interiorità, vengono vissute come
imposte dal Principe Meccanico, cioè da un'entità
esterna. Lentamente tuttavia Max comprende che il Principe Meccanico
non deve essere sentito come un nemico, bensì come un dato di
realtà, che lo esorta a uscire da se stesso per
compiere la più importante metamorfosi umana: crescere
aprendosi agli altri.
Al termine, il
tempo interno della
crescita e il
tempo esterno non saranno ancora
perfettamente armonizzati, tuttavia avranno rimesso in moto un
dinamismo perché il protagonista è giunto al centro
della crescita stessa, recuperandosi in una dimensione nuova, più
autonoma e indipendente.
La
solitudine dell'adolescenza
Il senso dolente della
solitudine
che pervade tutto il libro, ha una connotazione adolescenziale
assai spiccata. L'autore pare affermare che se la solitudine non
viene assimilata in una visione del mondo valoriale, essa pervade
tutta la vita di un uomo fino a distruggerlo, rendendogli impossibili
i rapporti umani. Una testimonianza di questo terribile processo è
la visione di Max nella Selva oscura.
Fece gli
ultimi metri di corsa. Quando arrivò alla radura, le voci
tacquero. I suoi genitori erario lì fermi, in silenzio...i
potevano vedere ciò che succedeva all'esterno attraverso i
loro specchi, ma negli occhi di chi stava di fronte scorgevano solo
se stessi. Benché fossero in due, erano soli. Disperatamente
soli. Gli unici sentimenti che ancora li tenevano insieme erano il
disprezzo e il dolore, Non sapevano più nemmeno per che cosa
litigassero. Ma lui adesso aveva capito, e non riuscì più
a trattenere le lacrime. (pag. 91)
In questo caso la solitudine è
descritta nel contesto di una relazione di coppia vuota e insensata.
I genitori di Max non vedono più l'altro in quanto altro:
percepiscono solo la propria immagine riflessa nell'altro, in
un'impossibilità di comunicazione che genera angoscia e
frustrazione. In questo contesto le parole sono tutte false, messe
loro in bocca dai ragni che rappresentano gli istinti negativi con i
quali si rapportano l'un l'altro.
Può essere interessante al
proposito analizzare il rapporto esistente tra l'idea dello specchio
e l'idea della solitudine. È la solitudine semplicemente una
superficie resistente ai raggi della luce? Oppure il suo carattere
solipsistico ha qualche connessione più profonda con il
processo di crescita dell'adolescenza?
I
motivi
“
Il
testo narrativo che abbia una pretesa estetico-letteraria presenta
non solo una certa struttura di temi e sviluppa determinati ventri
d’interesse, ma presenta anche, almeno in alcuni casi, un
reticolo di piccoli elementi che, qualora acquistino carattere
ripetitivo, assumono un ruolo significativo non secondario. Si tratta
di particolari espressioni, di riferimenti costanti a determinati
oggetti o di concetti emozioni (chiusura, apertura, separazione) che,
se a prima vista sembrano non concorrere in modo consistente alla
struttura semantica del testo, una volta che se ne accertino le
occorrenze ripetute e si individui la costanza del riferimento sotto
il variare delle formule espressive (parole anche diverse, sintagmi,
frasi,) assumono particolare rilevanza agli effetti della
riflessione interpretativa.
Per esemplificare, si pensi al
motivo dell’insetto in certi racconti kafkiani, al motivo del
muro o della ‘barriera’ in Montale, al motivo
dell’”occhio” in talune narrazioni di Poe.
Occorrerà dunque rileggere attentamente il testo e individuare
l’eventuale comparsa, in forma ripetitiva anche se variata e
magari allusivo-figurale, di queste componenti micro-strutturali; le
varie occorrenze testuali verranno riportate al loro nucleo
invariante (costruendo cioè una matrice isotopica)”.
L’ipotesi di effettuare
un'analisi dei motivi letterari presenti nell'opera appare di grande
interesse.
La codificazione stratificata nel
tempo dei motivi letterari infatti ha generato probabilmente dei
riscontri immediati con i testi soprattutto sul terreno del
suggerimento (e quindi del riconoscimento) di emozioni..
Si propone, dunque, in questa sezione
un'analisi critica del motivo principale che attraversa tutta la
narrazione, quello del
labirinto. Quest'ultimo viene poi
scomposto in altri sotto-motivi di grande interesse.
Il
labirinto
Il motivo principale sul quale è
fondato tutto il libro, il
labirinto, è articolato nel
corso della narrazione in spazi separati e confinanti. Vengono
suggeriti qui alcune piste interpretative per ogni articolazione
insieme a qualche chiave di lettura di ispirazione pedagogica. Può
essere utile provare ad analizzare i sotto-motivi riportati alla luce
delle indicazioni suggerite.
Il
sotterraneo
Il sotterraneo è l'ingresso del
labirinto di cui costituisce la soglia. Rappresentato dalla
metropolitana, va pensato come ragnatela sotterranea dalle
infinite entrate e uscite, dai caotici incroci. In senso generale il
sotterraneo rappresenta il mondo delle profondità o delle
elevazioni infinite. Può anche descrivere lo stato informe
dell’esistenza: sul piano psicologico corrisponde tanto alla
indeterminazione dell’infanzia quanto alla indifferenziazione
della fine, accompagnata dalla dissoluzione della personalità.
Nei sogni, il sotterraneo può evocare l’inconscio
immenso e potente; appare come un invito a esplorare le profondità
dell’anima per liberarne i fantasmi e scioglierne i nodi.
La paura è la componente
pedagogica complementare al motivo del sotterraneo. Con Runcini
si può assumere una definizione di paura che proviene
direttamente dalla psicanalisi: la paura è fondamentalmente
destrutturazione dell’IO. “
Se la teoria psicanalitica
ha ragione di affermare che ogni affetto connesso con una commozione
di qualunque tipo, viene trasformato in angoscia qualora abbia luogo
una rimozione, ne segue che tra le cose angosciose dev’esserci
tutto un gruppo in cui è possibile scorgere che l’elemento
angoscioso è qualcosa di rimosso che ritorna. Una cosa
angosciosa di questo tipo costituirebbe appunto il perturbante.”
Ne “Il principe meccanico”
il rapporto con la paura si colora di ambiguità. La storia
infatti consente la costruzione di uno schermo sul quale si
proiettano avvenimenti in grado di generare nel protagonista emozioni
‘fittizie’, anche se reali di fronte alla coscienza. Egli
le ritiene attendibili e proprio per questo rischia di farsene
travolgere.
Questo processo contribuisce alla
conoscenza e all’accettazione del meccanismo della paura, nel
tentativo di non lasciarsi coinvolgere fino in fondo. Per ricondurre
la paura nei binari del suo contenimento è necessario inserire
un elemento destrutturante nel percorso, il sotterraneo, appunto,
che ha lo scopo di mettere in contatto il giovane protagonista (e
quindi tutti i lettori che si rispecchiano in lui) con la struttura
più profonda del circuito emozionale.
Il
bosco
C’è
sempre un bosco in mezzo al cammino della vita. Il viaggio di Max
tocca due boschi importanti
Selva caruso (anagramma di Selva
oscura) e la foresta putrefatta, oltre ad alcuni boschi minori. Nel
bosco letterario si entra nel folto senza poter usare mappe con
percorsi segnati, né seguendo sentieri precostituiti, perché
l’itinerario è ricco di sorprese. Nell’intrico dei
rami, sui sentieri e tra i cespugli si avverte una sottile trama di
relazioni con i meandri della personalità e i percorsi del
comportamento umano. Nel bosco si può perdere la strada come
nella “selva oscura” dantesca: si possono fare strani
incontri; si cercano tracce e ancora si possono trovare tra i suoi
incroci indicazioni un cammino di iniziazione mediante prove
attraverso le quali si giunge al tesoro: l’interpretazione e la
conquista di se stessi.
La
pista pedagogica della
prova è uno dei tratti
caratterizzanti della crescita. In generale si può affermare
che non vi sia crescita senza prove da superare. Max ne è
l'esempio più evidente. Durante gli eventi che vive e con i
quali costruisce la propria esperienza, vi sono improvvise difficoltà
che rendono necessario il manifestarsi di abilità, magari
acquisite in precedenza. Ogni prova esige una riaggregazione di
conoscenze in un tutto nuovo, adatto a superare un ostacolo. La
prova può dunque essere
esterna, perché riguarda
condizioni ambientali o situazionali esterne al protagonista ma anche
interna perché l’esecuzione di un certo compito
esige una riorganizzazione interna che produce come risultato
immediato un mutamento. Nella vicenda i mutamenti riguardano lo
status di Max, la sua capacità di impostare le relazioni, la
modificazione dei suoi sistemi di credenze.
Il
palazzo/fortezza
Vi era solo una notte sconfinata
che avvolgeva ogni cosa.
E nel mezzo di quella notte, una
strada sospesa nell'aria.
E alla fine della strada, un
castello.
No, non un castello.
Una fortezza.
Gigantesca. Galleggiava su quel
mare di tenebra, brillando di luce propria, come una mastodontica
nave ancorata nel tempo e nello spazio.
La visione della fortezza del principe
meccanico, collocata nel cuore della ragnatela dei rifugi, genera
sbigottimento in Max. Il palazzo viene infatti presentato come
immensamente superiore a ogni immaginazione possibile.
In quanto tale,
il motivo del palazzo rappresenta il centro del potere ed è
correlato alle emozioni del
controllo. Nel palazzo infatti il
controllo si esercita (mediante il potere) sugli altri e sulla
realtà. Ogni luogo che controlla la realtà è un
luogo di creazione e dunque è escluso alla maggior parte dei
mortali. Per questo il palazzo diviene simbolo di ciò che è
al di fuori della portata dei più, simbolo di elezione e di
particolarità, di predestinazione. È anche il volto
esteriore del potere e della sua magnificenza, visibile attraverso
strutture decorative insolite, più grandi e più
imponenti delle normali architetture.
Il valore pedagogico del palazzo tocca
intimamente la struttura della personalità. Al di là
della generica rappresentazione dei tre piani della personalità
in stretta correlazione con i piani del palazzo (cantina = inconscio;
piano nobile = personalità cosciente; piani superiori = Super
Io e controllo esteriore), si può suggerire una pista
interpretativa più sottile che collega la capacità
personale di dominare le situazioni con l'esplorazione esperienziale.
Nel caso della vicenda di Max il
palazzo è anche la fortezza del Principe Meccanico, colui che
come un ragno sta al centro della trama dei rifugi. Incontrare il
principe meccanico significa per il giovane protagonista rendersi
conto della potenzialità di controllo che emanano dalla
propria personalità, essendo, per un certo verso, il principe
meccanico una sorta di alter ego in grado di organizzare un percorso
personale di presa di coscienza e di rinascita attraverso lo
svelamento delle paure e dei punti deboli durante il passaggio
dall'infanzia all'adolescenza.
Il
tempio
Il tempio era di dimensioni enormi.
Max spaziò con lo sguardo da sinistra a destra. Solo il
basamento era lungo circa ottanta metri. Sobria e slanciata,
l'imponente costruzione si perdeva nel cielo come un raggio di luce
emesso dal rifugio, un dito puntato verso misteriosi dèi
lontanissimi. Le pareti lisce riflettevano debolmente la luce
verdognola del cielo notturno.
L'ingresso
alla Sala delle Anime, un rettangolo nero alto due metri, era situato
al centro del lato rivolto verso di loro. Max resistette all'impulso
di precipitarvisi dentro. Voleva godersi almeno per un attimo lo
spettacolo maestoso del tempio. Non ricordava di aver mai provato una
simile beatitudine. Presto avrebbe tenuto fra le mani il suo cuore.
(pag. 153)
Nella sedimentazione culturale
dell'umanità il tempio è il luogo del
riflesso della
sacralità. In questo caso la sacralità non è
riferita a una dimensione specificamente religiosa, bensì va
intesa come luogo 'altro' in cui si gioca un conflitto tra una
volontà apparentemente superiore (quella del principe
meccanico) e un'altra volontà, apparentemente inferiore,
quella del ragazzo 'danneggiato', Max, appunto a cui è stato
sottratto il cuore.
In quanto immagine riflessa della
sacralità, al tempio si attribuisce un valore di
centralità.
Ogni tempio infatti il centro del Mondo. Così è anche
per il labirinto in cui Max si trova a dover crescere. Qui lo spazio
è inscatolato in una serie di centri sempre più interni
fino ad arrivare alla sala dove sono custoditi i cuori di tutti i
ragazzi '
sull'orlo'.
Jan avanzò
verso il tempio. Con un sospiro stanco, Max si rimise io zaino sulle
spalle, afferrò Tristalama e lo seguì... Avvicinandosi
alla torre chiara, fu colto da un lieve capogiro. Era come se una
mano invisibile gli avesse assestato una pacca leggera. Ma in quel
mentre udì di nuovo il ronzio e il ticchettio, insieme con la
risposta del principe meccanico: Credevi che le tue prove fossero
finite? Cominciano solo ora. (pag. 154)
Ma il tempio può anche
diventare una prigione quando chi vi entra non riesce più ad
uscirne. Non basta raggiungere il proprio cuore per impedire
all'uccello di ferro di portarlo via per sempre. Occorre anche
trovare il modo di uscire dal pericoloso deposito, e gli amici di Max
sembrano non aiutarlo affatto in questo compito.
La chiave di lettura pedagogica legata
al tempio è quella legata alla
riammissione al centro
dell'essere per una trasfigurazione in uno stato superiore. Una
sorta di percorso di ascesi, insomma. Max deve recuperare il suo
cuore. Svelando proprio nel tempio il tradimento più
drammatico, quello di Jan, l'amico del cuore, l'aiutante (creduto)
fedele, il recupero assume una dimensione superiore di proiezione
verso l'alto.
Recensioni
Berlino:
città della ricostruzione, della multietnicità,
dell'incontro di giovani e tendenze, di un passato da dimenticare e
dì un futuro da inventare. Max: figlio unico che vive
assistendo alla quotidiana lite tra i genitori che lo ignorano perché
reclinati solo sul loro ego. L'incontro di questi due elementi genera
un romanzo interessante, malinconico ma carico di speranza, maturo e
attuale. Il ragazzo vive un'avventura fantastica nella sua città
grazie ad un biglietto magico della metropolitana che gli viene
regalato da uno pseudo barbone. Con il biglietto egli ha l'accesso ad
alcuni rifugi in cui si riuniscono altri ragazzi con problemi
esistenziali specchio delle loro ansie. In un mondo preoccupato solo
di conquistare il potere, di consumare, di adeguarsi ad un profilo
culturale basso i ragazzi chiedono una loro dignità, di essere
ascoltati, di ricevere attenzioni adeguate alla loro età, di
vìvere in un mondo che non li marginalìzzi se non
seguono gli stereotipi. Ogni ragazzo ha asilo in questo rifugio e
viene sollecitato a superare le proprie difficoltà attraverso
delle prove, anche Max dovrà conquistare il suo traguardo in
solitario e acquisire una nuova autostima.
[Gruppo
di Servizio per la Letteratura Giovanile – Pagine giovani]