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Su tutti i più importanti motori di ricerca è reperibile un'ampia bibliografia su questo tema. Ad esempio su Google digitando Araba - Letteratura o Il Libro della Scala di Maometto si trovano non solo le indicazioni sui più recenti saggi dedicati a questi argomenti, ma anche articoli di studiosi su aspetti particolari del rapporto tra la Divina Commedia e Il Libro della Scala di Maometto.
Lettura di testi
Esistono due edizioni recenti del Il Libro della Scala di Maometto, entrambe con la traduzione in italiano di Roberto Rossi Testa:, rispettivamente della Casa Editrice SE, Milano, 1991 e della Casa Editrice Mondadori, Nuovi Oscar classici, Milano, 1994
Attualmente non sono disponibili in libreria, ma sono facilmente consultabili nelle biblioteche nazionali e civiche delle diverse città
Si consiglia la lettura di qualche saggio di carattere generale sui rapporti tra Islam ed Europa; tra gli altri, possono essere utilizzati i seguenti:
- Albert Hourani - L'Islam nel pensiero europeo, Donzelli, 2000
- a cura di AA.VV. La saggezza del Profeta - I detti di Maometto, Mondadori, 1999
- a cura di AA.VV. Per un discernimento cristiano dell'Islam, San Paolo Edizioni, 2004
Molto interessante e ricco di riferimenti ad opere letterarie di varie epoche e culture è il saggio di Carlo Saccone contenuto nel volume Il Libro della Scala di Maometto, della Casa Editrice SE, Milano, 1991 dal titolo Il "Mi'raj" di Maometto: una leggenda tra Oriente e Occidente
Passi dal Libro della scala di Maometto
I passi sotto riportati a titolo di esempio sono tratti da Il Libro della Scala di Maometto, della Casa Editrice SE, cit.
Introduzione
Qui comincia il libro che in arabo si intitola "Halmahereig", che in latino significa "salire in alto". Maometto lo compose, e gli diede tale nome. Per questo è chiamato così dalle genti. Il libro narra dell'ascesa di Maometto, del modo in cui salì al cielo per mezzo di una scala, come apprenderete da quel che segue. E vide tutte le mirabili cose che Dio gli mostrò, come lui afferma e il libro riporta.
Tale libro fu tradotto dall'arabo in spagnolo dal medico giudeo Abraham per ordine del nobile ed eccellente signore Alfonso, per grazia di Dio re augusto dei Romani, di Castiglia, di Toledo, di Lione, di Galizia, di Siviglia, di Cordova, di Murcia. di Giena e di Algarve, al fine di illustrare la vita e la dottrina di Maometto.
Ed Abraham lo divise e lo distinse in capitoli, affinché si potesse più facilmente mostrare il suo contenuto a coloro che sono desiderosi di conoscerlo, e dar loro soddisfazione più pronta. [...]
Capitolo V, 11
Dopo che io, Maometto, ebbi compiuto in quel tempo le mie preghiere con i profeti lì adunati, e dopo essere stato ricevuto con onore e anche abbracciato da loro, come avete udito, ecco che Gabriele mi prese per mano e mi condusse fuori dal tempio e mi mostrò una scala che scendeva dal primo cielo fino alla terra su cui mi trovavo. E quella scala era la cosa più bella che si era mai vista. Essa poggiava su quella pietra presso cui in precedenza ero disceso. I suoi gradini erano fatti come segue: il primo era di rubino, il secondo di smeraldo, il terzo di perla luminosissima e tutti gli altri di pietre preziose, ognuna secondo la sua natura, lavorati con perle e oro purissimo, tanto riccamente che nessun cuore umano sarebbe in grado di concepirlo. Ed era tutta ricoperta di sciamito verde più splendente di uno smeraldo, e circondata da angeli che la custodivano. Ed era così luminosa che a stento la si poteva guardare.
Capitolo XI, 24
"Dimmi dunque com'è fatto l'inferno, e come sono fatti gli angeli che vi stanno e che vita vi conducono" "Sappi, Maometto, che non appena creò l'inferno, Dio accese su di esso un fuoco che bruciò per settantamila anni, finché qual fuoco divenne tutto rosso. E poi sopra quel fuoco ne accese un altro, per un tempo pari a quello, finché divenne tutto bianco. E dopo sopra quel fuoco ne accese un altro, che durò per altri settantamila anni, finché divenne tutto nero, e più di ogni altra cosa oscuro.
E quel fuoco arde sempre in se stesso con una forza mirabile, ma senza gettare alcuna fiamma. Quanto agli angeli infernali, dei quali domandi, sappi che Dio li ha creati dal fuoco e che nel fuoco si nutrono. E se uscissero dal fuoco per un'ora soltanto, ne morirebbero, non potendo vivere senza di esso: così come i pesci senz'acqua.
E come i pesci Dio li fece muti e sordi; e mise nei loro cuori tanta durezza e crudeltà che nessuno varrebbe a ridirlo;: essi infatti non sanno far altro che torturale crudelmente e affliggere i peccatori.
E Dio li fece muti e sordi perché non udissero le voci e i lamenti dei peccatori che tormentano. E li fece tanto crudeli affinché, se accadesse loro di vedere in qualche peccatore segni di pentimento, non ne tenessero alcun conto e non ne avessero pietà alcuna.
I peccatori, oltre la pena del fuoco dell'inferno, ne hanno un'altra amarissima: perché gli angeli infernali li torturano e li battono ferocemente con enormi magli di ferro, a causa dello loro grandissima crudeltà, come dice Dio nel Corano: "Ponemmo nell'inferno i nostri angeli forti e duri e crudeli affinché compissero e osservassero tutto quel che noi comandammo, ed essi ci obbediscono in tutto."
E quando il tesoriere mi ebbe riferito tali cose, io e Gabriele lo lasciammo con non poco spavento. E proseguimmo oltre, fino a giungere al primo cielo, che è detto della luna..
Capitolo XVIII, 48
E quando fummo entrati, ci inoltrammo per quel cielo fino a giungere a una barriera fatta di cortine, che separa Dio dagli angeli. E c'erano anche dei cerchi che fungevano da separazione ulteriore. E intorno a quei cerchi c'era una grandissima moltitudine di quegli angeli che sono detti Cherubini. E nessuno, tranne Dio, conosceva il loro numero, né poteva conoscerlo.
Tuttavia posso dirvi che erano in numero centoquaranta volte maggiore di quello di tutti gli altri angeli che in precedenza avevo visto. E quegli angeli lodavano Dio e null'altro facevano. E come giungemmo presso di loro, Gabriele prese a lodare Dio, ed io feci lo stesso.
Capitolo LXXII, 181
E quando Gabriele ebbe riferito quanto sopra a me, Maometto, profeta e nunzio di Dio, come vi ho appena narrato, io lo pregai con grande dolcezza di dirmi quali sono le pene dell'inferno, e in che modo sono divise, secondo i peccati commessi dai peccatori. E lui rispose che l'avrebbe fatto volentieri, e prese a narrarmi così: "Sappi Maometto, che la prima porta dell'inferno, chiamata Gehenna, Dio ordinò che fosse per quanti credono nelle imamgini e adorano gli idoli, come Lui stesso si esprime nel Corano, dove dice: "Voi che adorate immagini di legno e di metallo sarete all'inferno legna secca, e strumento per attizzare il fuoco.
La seconda porta, di nome Lada, è per quelli che credono nella retta legge di Dio, ma poi l'abbandonano. La terza, chiamata Halhatina, è da assegnare a quelli che ammassano ricchezze in malo modo, e per le genti che sono chiamate Gog e Magog. Lì bruceranno e saranno duramente torturati. La quarta, che si chiama Halzahir, è per quelli che giocano a dadi o ad altri giochi, dai quali sono provocati all'ira, così che, una volta provocati, bestemmiano Dio. La quinta, di nome Zakar, è per quelli che non compiono le orazioni prescritte e non fanno elemosine ai poveri. La sesta, che si chiama Halgahym. è per quelli che non vogliono credere ai profeti e ai nunzi di Dio, ed anzi li redarguiscono come bugiardi e li contraddicono, secondo quello che Dio afferma nel Corano: "O voi che non credete ai profeti e ai nunzi miei. ecco, il fuoco di Halgahym sarà vostro possesso e destino." La settima porta, che si chiama Halkehuya, è preparata per quelli che ingannano la gente e frodano su pesi e misure.
Il resto dell'inferno è tutto diviso in sette parti, di cui sei sono per quelli che attribuiscono un compagno a Dio e dicono che c'è una ltro dio pari a Lui; ed è anche per quelli che non vogliono sopportare penen né alcunché di gravoso in suo nome, e che preferiscono fare la propria volontà piuttosto che avere la sua grazia. Tutte quest genti dal libro della vita saranno cancellate per sempre".