RICERCA SUL TIMEO
Il
Timeo, appartenente all’ultima fase degli scritti platonici, è un’opera in forma
dialogica. Il discorso sviluppato da
tre personaggi, Socrate, Timeo e Crizia, è basato
sulla struttura ultima dell’universo.
Platone, per voce di Timeo, spiega in modo dettagliato l’origine del cosmo sino
alla comparsa degli uomini tramite costanti riferimenti al numero ed alla
geometria. Per questo il filosofo greco costituisce, in un certo senso, l’antico
precursore del pensiero scientifico. Tutto nell’universo platonico possiede una
struttura matematica regolata da particolari leggi.
Il dialogo, che prende l’avvio dal
racconto mitico di Atlantide, il quale è, a sua volta, l’anticipazione di un
altro dialogo, il Crizia, presenta la consueta invocazione agli dei e
successivamente si entra nel vivo della "politeia cosmica" del Timeo. Il
demiurgo per la sua infinità bontà
generò questo mondo prendendo a modello quello eterno, e lo fece unico,
corporeo, visibile e tangibile formandolo sulla base della proporzione
geometrica. Composto di fuoco, di acqua, di terra e di aria, lo plasmò nel
migliore dei modi, quindi sul modello sferico, gli avvolse intorno l’anima del
mondo, anch’essa sferica, e lo fornì del tempo per renderlo più simile a quello
eterno: nacquero i giorni e le notti, i mesi e gli anni, il Sole, la Luna, e
cinque pianeti affinché attraverso i loro movimenti e le loro orbite potesse
essere misurato. Tutto il discorso sulla generazione dell’anima è di notevole
difficoltà proprio per la specificità adottata da Platone nel spiegarlo, infatti
le cause della composizione dell’anima del mondo sono affrontate pitagoricamente
mediante rapporti numerici basati su progressioni geometriche che portano alla
comprensione del fatto che, secondo Platone, l’anima del mondo fu composta
tramite le leggi dell’armonia musicale. Mentre i
l
discorso riguardante il tempo come immagine mobile dell’eternità e la relativa
creazione degli altri corpi celesti è basato su tutta una serie di varianti del
movimento, circolare, orbitale, di rotazione e di traslazione, che riconduce
inevitabilmente la mente al pensiero scientifico; ed è proprio questa parte
iniziale che più si avvicina allo stesso pensiero scientifico per il modo di
rapportarsi al mondo. Per quanto riguarda lo svolgimento del dialogo, in seguito
il demiurgo, osservando le forme dell’essere nel modello eterno, creò le quattro
stirpi degli esseri viventi, la stirpe degli dèi, quella alata, l’acquatica e la
terrestre, dando ordini agli dèi di completare la realizzazione del cosmo e di
plasmare i corpi mortali unendo ad essi le anime immortali. Così gli dèi dopo
aver formato prima di tutto il capo tramite la forma sferica dell’universo, lo
dotarono di tutte le altre parti per consentire a alla testa stessa, in cui fu
posta la vista e che era la parte più divina del corpo, di muoversi. A questo
punto viene individuata un’altra causa, per il mondo generato, oltre a quella
del demiurgo; si tratta della Necessità che è stata persuasa dalla divina
intelligenza ad operare per il bene, e che si manifesta attraverso il
ricettacolo che "accoglie in sé tutte le cose, e non assume affatto in alcun
modo forma
simile
ad alcuna delle cose che riceve". Il ricettacolo agitandosi mise ordine in quei
quattro elementi primigeni (fuoco,
acqua, aria e terra) che si muovevano senza ragione
e
senza misura, separando le parti
simili dalle dissimili. Da qui inizia la seconda parte del dialogo.
Infatti gli elementi, che furono adornati di
forme e di numeri, sono prima di tutto dei corpi, e quindi dei solidi che
partecipano di una terza dimensione, e come tali sono limitati da superfici
piane: e la figura piana elementare da cui derivano tutte le altre è il
triangolo. Così vengono osservate tramite una incredibile precisione matematica
e geometrica tutte le possibili figure cui il triangolo può dar luogo e infine
viene assegnata alla terra la
forma cubica, in quanto fra le specie è
quella meno soggetta al movimento, al fuoco la figura del
tetraedro regolare
per la ragione opposta, all’aria e all’acqua rispettivamente le figure
intermedie dell’
ottaedro regolare e dell’
icosaedro regolare e
oltre a queste si affronta il tema
di una quinta combinazione, il
dodecaedro, di cui il dio si servì per
decorare l’universo. Queste figure sono invisibili all’occhio umano e
dall’incessante trasformarsi degli stessi elementi derivano le varie specie che
vi sono in natura. Dopo una sezione dedicata alle impressioni sensibili e al
loro generarsi, viene affrontato il discorso riguardante l’essere mortale e la
propria anima che a sua volta è scandita dagli stessi intervalli e legami che
regolano l’anima del mondo. La conclusione del dialogo che si sviluppa dopo la
trattazione dell’anima mortale, cioè irascibile e concupiscibile, è incentrata
sulle parti del corpo umano, sulle malattie e sulle loro cure e sulla
generazione del sesso femminile e degli altri esseri viventi che ancora non
erano stati creati.
Quindi, proprio per un costante richiamo alla
matematica nella costituzione dell’universo come di tutto ciò che in esso è
presente , si può affermare che il Timeo rappresenti una fonte di riferimento
molto importante per il pensiero scientifico, ispirato al platonismo, che andrà
a svilupparsi fra Cinquecento e Seicento.
Nicola RAUCCI