ABBAZIA
DI SANT'AGATA
Con quasi otto secoli di
storia, sorge su un terrazzo alluvionale del fiume Fortore l'Abbazia Benedettina
di Sant’Agata delle Tremiti.
L'Abbazia appare
significativamente segnata su una carta geografica del Gargano e delle zone
adiacenti la Capitanata. Conservata nella Galleria delle Carte Geografiche dei
Musei Vaticani, risale all'anno 1580.
L'Abbazia è un bellissimo
esempio di edificio fortificato con finalità agricolo-monastica. Nel corso dei
secoli ha costituito un centro di attrazione con influenza sociale e culturale
sulle popolazioni locali.
Il centro era importante
dal punto di vista religioso, ed era il centro di ogni scambio e commercio.
Attorno all'Abbazia, erano
disperse sul territorio circostante una serie di abitazioni con annesse stalle
per il ricovero del bestiame e quanto necessario per coltivare le parcelle di
terreno.
Gli abitanti dipendevano
dall'Abbazia per necessità di difesa e vi si rifugiavano ad ogni pericolo,
protetti dalla cinta muraria e dalle torri con bocche di fuoco, contro i
malintenzionati e dove arroccati e carichi di provviste si preparavano alla più
strenua difesa.
L'Abbazia fu
indissolubilmente lagata alla proprietà del latifondo circostante ed al suo
destino di frammentazione; il contrario di quanto era accaduto per mezzo
millennio. Così al latifondo che si frazionava nella sua proprietà,
immediatamente seguiva un frazionamento della proprietà dell' abbazia.
Con il procedere della
situazione, con la progressiva e totale frammentazione del latifondo, di questo
bene architettonico sono diventati comproprietari un numero considerevole di
soggetti, con quanto ciò può comportare.
Fino a dopo la seconda
guerra mondiale il centro era utilizzato come una grande masseria alla quale
faceva riferimento tutta la ruralità della zona.
Purtroppo la crisi del
dopoguerra con il conseguente abbandono delle campagne" da parte dei contadini
ne ha fatto un complesso abbandonato a se stesso, preda dei vandali.
STORIA
Lo spezzettamento
territoriale, le lotte fra le città e le diverse diocesi non hanno però permesso
la formazione di grandi e potenti monasteri tali da poter assumerne l'aspetto e
la funzione di assai influenti centri economici e politici.
In Italia il Monachesimo
assume l'aspetto di una rete fitta che ricopre tutto il territorio, proprio per
i moltissimi monasteri di piccole e medie dimensioni che si sono sviluppati
nella parte Nord Garganica, troviamo l'Abbazia di Sant' Agata.
L'importanza rivestita dai
piccoli monasteri è capillare con influenza immediata e profonda sulle città e
sui paesi. Infatti la vita religiosa entrò in intimo contatto con il popolo,
facendo assumere a tali monasteri la funzione di araldi evangelici.
Dunque il Monachesimo
Benedettino Italiano importanza ecclesiale e sociale.
La vita Benedettina fu una
penetrazione lenta, le cui tracce si perdono nei secoli e si sovrappongono ai
Cenobi Greci, disseminati con tutte le caratteristiche di libertà tipiche del
Monachesimo Orientale, e sui quali i Benedettini, con la forza derivante della
giudica coesione di cui è improntata la Regola.
All'Abbazia di Sant'Agata
sono legate intimamente vicende storico-politico del più importante Complesso
Monastico Tremitese.
Dell' Abbazia non si anno
notizie o documenti anteriori al 1250 che ne attestino la fondazione, dobbiamo
limitarci a supporre che tale complesso sia sorto nel 1200 od anteriormente.
Nel XV Sec. i canonici
seguirono il sistema del grande possedimento di Sant'Agata, rimasto fino ad
allora abbandonato.
Un volta colonizzata
questa tenuta, essi pensarono di sfruttarla, così da ricavare, entrate maggiori
di quelle che potevano venire dai censi enfiteutici.
Precisamente ne giugno del
1420 i Canonici ottennero una sentenza favorevole nella causa che li opponeva ad
uno dei tesorieri di Martino V. La sentenza riconosceva loro il pieno possesso
delle isole e del grande possedimento di Sant' Agata.
Nel 1453 ci fu un
contrasto con i Vescovi molisani e garganici ed in particolare con quello di
Civitale, il quale aveva avanzato pretese sul possedimento Tremitese di San'
Agata.
Nel XVI Sec. Sant' Agata
era un complesso agricolo estendentesi dalla foce del Fortore verso l'interno,
attorno all'omonima chiesa, sita a 4 km circa dalla riva del mare.
Esso era costituito da una
grande appezzamento di 9 miglia per 3, in gran parte coltivato a frumento e a
vigna; il resto era pascolo o boschivo. Vi era inoltre un grande allevamento di
bestiame.
A Sant' Agata, oltre la
chiesa sorgevano una masseria e molte abitazioni per i lavoratori e massari, ed
era presente un'ottima fonte per l'irrigazione dei campi, questa tenuta che i
Canonici avevano costituito dal nulla sorgeva in una località in comunicazione
visiva con le isole Tremiti. Inoltre, forniva alla Comunità Monastica Tremitese
la maggior parte delle sue rendite e, nello stesso tempo costituiva il più
attivo e maggiore sforzo economico.
La tenuta di Sant' Agata
era condotta, secondo il Cocarella, alla maniera della azienda latifondista.
Ad essi si aggiungevano
gruppi di artigiani, calzolai, fabbri e cuoi ai che abitavano all'interno
dell'edificio centrale.
I massari, ed i custodi
delle bestie abitavano sparsi nella tenuta, in tante piccole abitazioni che
nella seconda metà del 600 erano circa 20. Questo sistema era per quei tempi
quello che meglio consentiva lo sfruttamento della tenuta, essendo il complesso
molto grande e di notevole produttività, era meno suscettibile di altri alle
crisi ad alle oscillazioni dei prezzi.
Le merci potevano essere
liberamente vendute solo da alcuni massari.
Le torri che si trovano ai
vertici sud sono di pianta quadrata, costruite con riutilizzazione di materiale
forse medioevale. Le stesse torri presentano numerose feritoie e vari buchi, che
servivano evidentemente per le grandi bocche da fuoco. All'interno ciò che
maggiormente colpisce è la chiesa, lunga 17m e larga 7, di stile barocco.
L'interno è completamente
demolito. Il tetto, a capriate, è quasi totalmente crollato, e fino a qualche
anno fa erano visibili delle pregevoli decorazioni.
Sulle pareti dovevano
esservi 4 dipinti che sono stati asportati. L'altare principale è distrutto e
nello stesso stato si trova quello secondario; sul pavimento si notano numerosi
buchi; cedimenti dello stesso oppure tombe di monaci, dietro l'altare principale
una porta immette in una cella.
Il piano inferiore, che
era adibito verosimile a refettorio, cucine, magazzino, sempre ad uso dei
monaci, ha la caratteristica di avere i vani con volte a crocera. Il chiostro è
separato dall' altro cortile tramite una porta, che separava la parte
prettamente religiosa. Il cortile comunica con l'esterno tramite una porta
diruta, nella quale si notano riutilizzazioni di materiali precedenti,
probabilmente quattrocenteschi.