L’ABBAZIA DI STAFFARDA




STORIA

L'Abbazia di Santa Maria di Staffarda fu fondata nella prima metà del secolo XII (tra il 1135 e il 1138) per opera dei Monaci Cistercensi, i quali, venuti dalla Francia, trovarono validi aiuti presso il marchese di Saluzzo Manfredo I, che aveva il patronato dell'Abbazia, la sua famiglia e i Pontefici del tempo.
I monaci fondatori provenivano dall'Abbazia di Tiglieto, in Liguria, e sul terreno a loro donato, "la staffarda", fondarono la Chiesa e, successivamente, il monastero.

L'abbazia di Staffarda ha rivestito per secoli una notevole importanza per la sua posizione strategica sulle vie di comunicazione Nord-Sud nella parte orientale del Piemonte.

L’abbazia si trova a 10 Km da Saluzzo, su un terreno inospitale che fu bonificato dai monaci cistercensi (una riforma dei benedettini), che fecero edificare un imponente complesso abbaziale articolato in stalle, magazzini, forno, officine, mercato coperto, oltre all'ospizio per i pellegrini, cortile, chiesa, con l'elegante chiostro a colonnine binate (conservate soltanto nei lati nord e ovest) e gli edifici monastici (notevoli gli ambienti della foresteria, il refettorio, la sala capitolare). Nel corso dei secoli, Staffarda si costituì come un nucleo autonomo di attività preindustriale in grado di fornire prodotti destinati sia all'uso interno sia alla commercializzazione.
Sul piano economico i Cistercensi influirono notevolmente sul progresso della civiltà: tutti quelli che lavoravano sui loro possedimenti avevano la possibilità di diventare uomini liberi. In questo senso, l'ordine accelerò il processo di scomparsa della servitù della gleba.

SIMBOLI E LEGGENDE


La pianta basilicale della chiesa è divisa in tre navate e orientata simbolicamente con l'altare rivolto a levante. Fu innalzata sulle rovine di una costruzione romana, a sua volta costruita su un impianto celtico (secondo alcuni studiosi addirittura pre-celtico). Le mura, le colonne e i portali dell'abbazia sono riccamente decorati da particolari simboli esoterici, tra cui spiccano il fiore di loto e il Sole, che nulla hanno a che vedere con la tradizione cristiana (il loto, infatti, era un simbolo di provenienza orientale, mentre il Sole era un chiaro riferimento al culto pagano del Sol Invictus, che, sotto forme diverse, era sviluppato in molte religione da quella druidica, a quella egiziana, a quella romana). Ma la vera particolarità di quest'edificio è costituita dall'orientamento peculiare dell'asse lungo il quale l'architetto ne impiantò la realizzazione.
Esso, infatti, è ruotato in modo tale da far sì che i raggi del sole illuminino, a prima mattina, l'altare della cappella, ardano a mezzogiorno sulle pareti del campanile, e al tramonto si spengano dolcemente lambendo il portale maggiore.
All'ingresso dell'abbazia, inoltre, c’è un enorme blocco di pietra monolitico, la cui funzione è tutt’ora da chiarire, ma che sembra rafforzare non solo l’ipotesi dell'origine celtica dell'insediamento, ma anche la sua sacralità (i monoliti singoli eretti verticalmente, infatti, venivano utilizzati dalle antiche popolazioni neolitiche e avevano lo scopo di segnalare la presenza di un luogo sacro nelle sue vicinanze).
Infine, secondo una leggenda, nei sotterranei dell'abbazia ci sarebbe un'enorme biblioteca di importanti e potentissimi testi magici e alchemici. Si accederebbe ad essa scendendo una scala a chiocciola, ma l'ingresso alla scala, ammesso che esista, é murato.

L'ARTE




La Chiesa abbaziale, a tre navate, è in stile romanico-gotico.
L'interno è spoglio e austero, decorato dall'alternarsi dei colori delle volte a crociera e dei pilastri, i quali sono diversi tra loro per dimensioni, forma, capitelli e decorazioni. Colpisce da subito il contrasto cromatico tra la muratura di fondo e le colonne e gli archi dipinti a fasce e conci contrastanti.
I capitelli della navata si dividono essenzialmente in due tipologie principali: a cubo con spigoli smussati e di forma derivata dal tipo corinzio. Sono tutti di fattura grossolana, anche perché scolpiti in granito, ad eccezione di alcuni che mostrano uno schema più fantasioso.



Sull'altar maggiore domina il polittico cinquecentesco di Pascale Oddone. La struttura centrale ospita scene della vita della Vergine costituita da statuine intagliate. Sulla parte interna dei due sportelli sono dipinte la Resurrezione, l'Ascensione di Cristo, la discesa dello Spirito Santo e l'Incoronazione di Maria. Quando il polittico è chiuso si possono ammirare San Benedetto, San Bernardo di Clairvaux, l'arcangelo Gabriele e la Vergine Annunziata.

Quando il sole colpisce l’abside maggiore della spoglia Abbazia di Staffarda, verrebbe da pensare che i monaci vi abbiano nascosto un tesoro che brilla di luce e colori.

Il chiostro quadrato, situato a sud della chiesa abbaziale, è caratterizzato dal colore rosso cupo scandito da colonne di marmo bianco. Le ali superstiti del chiostro presentano sequenze di archi su colonnine binate intercalate da pilastri in laterizio. I capitelli, in pietra bianca come le colonne, variano il tema del capitello a calice. Si tratta di capitelli già di gusto gotico in un chiostro di stile ancora romanico.

Il campanile, costruito nel 1250, è in stile gotico, sormontato da una cuspide in mattoni. Presenta una solida punta aguzza poggiata su un basamento quadrato a più piani scanditi da archetti.

Il portico è voltato è diviso in campate coperte da volte a crociera costolonata. Dei tre accessi, il principale è affiancato da due colonne dotate di capitelli scolpiti.



DALLA DECADENZA AD OGGI


Verso il XV secolo cominciarono a decadere sia le opere materiali sia quelle spirituali così vive nell'antico cenobio. L'abbazia fu data in commenda a laici o ecclesiastici di poco scrupolo, interessati solo ai proventi economici del complesso.
Nel 1750 la Santa Sede dichiarò decaduta la "mensa abbaziale" autonoma e il complesso di Staffarda entrò a far parte del patrimonio dell'Ordine Mauriziano. Dal 1804 la Chiesa abbaziale venne adibita a parrocchiale e l’Ordine Mauriziano si preoccupò di curare alcuni interventi di restauro. Staffarda, oggi ha un grande valore artistico per la sua equilibrata commistione di stile romano-gotico ed è una pagina importante della storia dei monaci Cistercensi e delle loro opere.

La facciata attuale risale al XVI secolo, mentre l'interno è in stile romanico-gotico a tre navate che terminano con absidi semicircolari.

Fonti:
· http://www.mauriziano.it/arte/monumenti/staffard/storia.htm
· http://www.saluzzo.chiesacattolica.it/tour/staffarda/default.htm
· http://www.universonline.it/_misteri/articoli_m/articoli/05_09_16_a.php
· http://www.medioevo.org/artemedievale/Pages/Piemonte/Staffarda.html