La figura di San Benedetto



Le notizie pervenuteci su San Benedetto provengono dal II libro dei Dialoghi di Papa Gregorio Magno ( 590-604).


Benedetto nacque nella provincia di Norcia intorno al 480. Andato a Roma per studiare, abbandonò presto la città per ritirarsi a vivere in solitudine ad Affile, prima, e poi a Subiaco (dove esiste ancora oggi un importante monastero benedettino). Fu eletto superiore del vicino monastero di Vicovaro e sfuggì miracolosamente ad un tentativo di avvelenamento. A Subiaco riunì un gruppo di discepoli che divise in dodici piccoli monasteri. Nel 529 è a Montecassino dove fonda un monastero e dove muore, probabilmente il 21 marzo del 547, dopo aver incontrato il re dei Goti, Totila, che rimprovera per le sue azioni e a cui predice "In futuro entrerai a Roma, passerai il mare, regnerai nove anni e il decimo morirai", cosa che puntualmente si verificò.

Papa Gregorio Magno, che voleva mostrare l’esistenza di uomini santi anche in età a lui vicine, si fermò a raccontare, in modo particolare, i "miracoli" compiuti da San Benedetto: assistiamo così ad una serie di "gesti straordinari" che vanno dal riparare, grazie alla preghiera, un vaglio per il grano lasciato inavvertitamente cadere dalla nutrice, alla predizione del ritrovamento, durante una carestia, di duecento sacchi di farina davanti alla porta del monastero, alla resurrezione di un giovane monaco rimasto schiacciato dal crollo di un muro che si stava costruendo.


Ma, al di là delle vicende raccontate da San Gregorio Magno, la cui validità storica è almeno discutibile e che avvicinano il testo al genere dei "fioretti", nel libro viene sottolineato quello che è il tratto fondamentale dell’esperienza monastica e umana di Benedetto, la composizione della Regola. Dice infatti San Gregorio nel capitolo 36: "Mi piacerebbe, Pietro (il libro è strutturato in forma di colloquio tra il Papa e l’amico e discepolo Pietro Diacono), di narrare ancora molto di questo venerabile Padre, ma è necessario che io tralasci volutamente alcune cose. Però non ti sia nascosto che l’uomo di Dio, tra tanti miracoli che lo resero popolare, rifulse anche per la non mediocre opera dottrinale. Egli scrisse la regola dei monaci, insigne per devozione, chiara per esposizione. Veramente se alcuno vuol conoscere i costumi e la vita del Santo con più accuratezza, può scoprire nell’insegnamento della regola tutti i documenti del suo magistero, perché l’uomo di Dio non ha affatto insegnato diversamente da quel che è vissuto" (San Gregorio Magno, Benedetto da Norcia, Tipografia Editrice Santa Scolastica, 1980, p. 163).

La Regola, sulla base della quale il monachesimo benedettino si è diffuso nel corso del Medioevo in tutta Europa e ha contribuito a dare all’Europa una cultura comune, è, quindi, già dalle parole di San Gregorio Magno, la grande opera di San Benedetto.