PROPOSTE DI LETTURA PER IL SECONDO BIENNIO
Jonathan COE, La banda dei brocchi,
1° edizione inglese 2001
Traduzione italiana di Roberto Serrai, Feltrinelli, 2002,
Universale Economica Feltrinelli, 2004.
L'autore è nato a Birmingham, in
Inghilterra, nel 1961e si è laureato a Cambridge e a Warwick. E' autore di
biografie (di Humphrey Bogart,di James
Stewart) e di molte opere di narrativa, parecchie delle quali tradotte in
italiano:
Quella notte mi ha aperto gli
occhi, romanzo, Polibio Editore, 1996;
La famiglia Winshhsw, romanzo, Feltrinelli
, 1995;
La casa del sonno,
romanzo, Feltrinelli
, 1999;
L'amore non guasta, racconti,
Feltrinelli
, 2000;
Donna
per caso, romanzo, Feltrinelli
, 2003;
Caro
Bogart.Una biografia, Feltrinelli, 2004;
Il circolo chiuso, romanzo, Feltrinelli, 2005.
Il
sipario si alza a Berlino nel 2003: due turisti inglesi, un ragazzo e una
ragazza, cenano nel ristorante girevole in cima alla torre della TV in
Alexanderplatz. Sono Patrick e Sophie, e si sono appena conosciuti: sono soli
per permettere ai loro genitori - il padre di lui, la madre di lei - di
parlarsi in piena confidenza. I due si sono poco prima incontrati per caso in
una sala da the di Berlino, ma erano amici dai tempi della scuola, lui era
stato addirittura innamorato di lei. Forse per questo, tra loro si era subito
ristabilita un'intimità spontanea che cancellava i ventinove anni trascorsi dal
loro ultimo incontro. I figli, guardando dall'alto la città,commentano la bizzarra situazione in cui sono
venuti a trovarsi, e con curiosità si domandano cosa mai abbiano da dirsi la
madre e il padre, quali ricordi, quali esperienze, comuni e parallele, stiano
rievocando. I loro anni giovani erano gli anni '70, un tempo ormai
lontanissimo, quasi inimmaginabileper
chi è ragazzo all'aprirsi del terzo millennio. Dice infatti Sophie:
"Allora vieni con me, Patrick. Torniamo
indietro. Indietro nel tempo, sino in fondo, sino all'inizio. Torniamo a un
paese che forse non riconosceremmo. Inghilterra del 1973 [...]."
Completamente
diversa. Pensaci. Un mondo senza i cellulari, MTV, la Playstation, nemmeno il
fax! Un mondo che non ha mai sentito parlare della principessa Diana o di Tony
Blair, non ha mai pensato neanche per un attimo di andare a combattere in
Kosovo o in Iraq. A quei tempi in tv c'erano soltanto tre canali, Patrick. Tre!
E i sindacati erano tanto potenti che se volevano potevano bloccarne uno anche
per una serata intera. A volte la gente doveva anche fare a meno
dell'elettricità. Immagina!( p. 9)
La rivoluzione nello stile di vita e nella realtà politica è
misurabile sul piano della storia; in modo complementare anche il mondo dei
sentimenti, tutta la vita interiore di un giovane degli anni '70 appare ad un
osservatore di oggi come una realtà lontana. Ma su quello sfondo già di per sé
intrigante - si domandano Patrick e Sophie - quel è stata la vicenda personale di quel padre e quella madre che ora
passeggiano insieme per Berlino, quale il gioco delle relazioni nel gruppo dei
compagni di scuola e inquello più
vasto degli amici?Dai discorsi dei
due genitori sono emersi, in passato, di tanto in tanto, accenni ad eventi di
‘allora' che devono aver avuto una rilevanza non trascurabile, in qualche
momento drammatica. Sophie sembra essere la più informata:
"Sai, io questa storia te la
posso anche raccontare, ma potrebbe deluderti. Non ha una vera fine. Si
interrompe e basta. Non so come finisce." (p. 9)
Alla pagina successiva comincia la rievocazione. L'inizio è
segnato da una data precisa: 15 novembre 1973. Siamo a Birmingham, nella casa
di Lois Trotter (la madre di Sophie) allora adolescente. La famiglia è al completo: oltre a Loisvi sono i genitori e i due fratelli minori,Benjamin e Paul. La voce di Sophie si fa
sentire ancora per un po', per esempio per avvertire che lo zio Benjamin avrà
un posto di rilievo nella storia, ma ben presto si affievolisce e esce di campo
per lasciare il posto ad altri narratori, prima di tutto ad un narratore
onniscienteche organizza con mano salda
l'intreccio.
Questa sua funzione non gli impedisce di essere mobile, di
seguire ora l'uno ora l'altro dei personaggi principali entrando a tratti
dentro i loro occhi e dentro i loro pensieri. Il risultato è un moltiplicarsi
dei punti di vista che dilatano il reale. Lo stesso scopo viene ottenuto con i
dialoghi, costruiti con grande sapienza al livello dei contenuti, delle
caratterizzazioni psicologiche e della struttura retorica:la drammatizzazione che ne risulta è assai
produttiva per accrescere il coinvolgimento e sollecitare processi di
identificazione.
Il narratore onnisciente lasciaspazio anche ad altro materiale narrativo,
scritti di diverso genere e variamente datati, inseriti con lo scopo di fornire
uno sfondo documentario alla vicenda romanzesca: un racconto inedito di
Benjamin, premiato nel 1976 in un concorso scolastico (rinvenuto tra le carte
di famiglia da Sophie nel 2002); un testo di Doug Anderton (l'amico del cuore
di Benjamin diventato giornalista ) letto in una riunione nel 1999sulle cose da rimpiangere e su quelle da
dimenticare alla fine del millenni; il diario di Lois,steso durante la sua permanenza in una
clinica psichiatrica; articoli del giornale scolastico La Bacheca e lettere dei lettori (queste in realtà ‘falsi'
costruiti da uno degli studenti, un ribelle autore di scherzi audaci, matroppo spesso ambigui o cattivi); un
frammento di autobiografia di Benjamin, che sposta in avanti il limite
temporale della ‘rievocazione', fino alle elezioni del 1979. A questa specie di
monologo interiore di Benjamin, felice per l'amore di Cicely (la ragazza da
sempre amata, e da poco conquistata) e per
le promesse del futuro, è affidato il compito di
concludere la storia, quella dentro gli anni '70. Lo fa riferendo le parole
augurali di Sam, il padre di un vecchio compagno di scuolaincontrato al pub:
Sam [...]
oggi ha detto: Benjamin, non sono bravo a fare pronostici, ma questo è un
giorno speciale e oggi ne faccio due, e allora ho detto: ah, sì?, e lui avanti:
Numero Uno, e ha alzato un dito, Numero Uno, tu e Cicely vivrete una vita lunga
e felice insieme, e naturalmente mi sono messo a ridere perché lo so che è
vero, e poi ha alzato un altro dito e ha detto: Numero due, e poi ha indicato
il giornale [...] con una grossa fotografia di Mrs Thatcher in prima pagina,
Numero Due, ha detto: quella donna non diventerà mai primo ministro, e allora
tutti e due scoppiammo a ridere .(pag. 374)
Come tutti sappiamo, nel
1979 Margaret Thatcher vinse la elezioni e divenne Primo Ministro.
Solo in un ultimo,
brevissimo capitoletto i lettori saranno riportati a Berlino in cima alla torre
della TV dove Patrick e Sophie, con malinconia e speranza, commentano i fatti
che l'una ha appena raccontato all'altro. La battuta finale è di Sophie:
"Va bene, allora tocca a
te." (p. 376).
E' la promessa di un seguito
(che ci rivelerà l'esito del pronostico Numero Uno di Sam), come l'autore
conferma subito dopo in una ‘nota'; gli scrittori lavorano anche così, per
opere che si legano l'una all'altra per formare una catena.
Se l'incontro di Patrick e Sophie, le parole che si
scambiano,costituiscono l'attraente
copertina del romanzo, il suo corpo è costituito dalla storia dei ‘favolosi' anni
'70, precisamente dal periodo che va dalla fine del 1973 al 1978, quando
Benjamin e i suoi amici si licenziano dalla scuola media e si preparano ad
entrare all'università. Vi sono parecchie anticipazioni del futuro, che
movimentano il quadro e lanciano segnali al lettore che conosce il seguito,
almeno per quanto riguarda le vicende pubbliche. Salvo poche ma significative
eccezioni - vacanze in Danimarca e in Galles, gite a Londra, ecc. - il teatro
dei fattiè la città industriale di
Birmingham, il cui centro economico è costituito dalla British Leyland; la grande
fabbricacondiziona la vita degli
abitanti in modo più o meno diretto.
Sulla scena si agitano lotte
sindacali, tensioni razziali, attentati dell'IRA, violente reazioni
anti-irlandesi,insofferenze di
minoranze gallesi per il ‘dominio' britannico, tentazioni xenofobe, residui sentimenti anti-tedeschi, e
altro ancore. Naturalmente tutto ciò, interagendo con la mentalità, la cultura,
e le caratteristiche personali di ciascuno, produce le reazioni e i
comportamenti più diversi. Il tessuto narrativa che ne risulta è affascinante
per la sapienza della struttura narrativa, la ricchezzadel contenuto, la complessità dei problemi
sociali e personali, la drammatica profondità dei sentimenti e delle emozioni,
la forza e la verità dei personaggi coinvolti nell'azione.
L'opera di contestualizzazione di un romanzo così ricco
di motivi richiede un impegno notevole. Tuttavia è indispensabile fornire un
buon supporto, dal momento degli studenti italiani del 2005 hanno ben poche
informazioni sugli anni '70 in generale, e quasi nessuna su quanto accadeva in
quel periodo in Gran Bretagna. Non possiamo quindi contare affatto su di un
processo messo spontaneamente in atto dal lettore.Si tratta di ricostruire la storia politica (complicata dalla
questione irlandese), i problemi sociali ed economici, il clima generale, il
profondo mutamento nella mentalità e nei costumi che era in atto nel Regno
Unito. Le diverse competenze necessarie a comporre il quadro suggeriscono con
immediata evidenza la dimensione0 interdisciplinare del lavoro. Naturalmente
non è una ricerca di carattere strettamente scientifico, non è finalizzata alla
stesura di una tesi di laurea: quello che serve è la capacità di illuminare in
modo semplice, ma chiaro, i territori indispensabili alla comprensione del
testo, cercando i documenti adatti tra la pubblicistica che si è occupata delle
questioni incontrate nel libro.
Trattandosi di un romanzo inglese, che parla di ambienti e
situazioni inglesi, è naturalmente assai interessante paragonare il contesto de
La banda dei brocchi conil contemporaneo stato delle cose in
Italia. Invece di un'operazione condotta su materiale documentario o su saggi specialistici, suggeriamo un
confronto con un romanzo italiano, ambientato anch'esso negli anni '70, Io
non ho paura, di Niccolò Ammaniti (ne abbiamo consigliato la lettura nel 1°
biennio). Il gioco di scoprire analogie o differenze non solo nelle condizioni
sociali e politiche dei due paesi, ma anche nelle strategie ‘autorali' per
riprodurre dati reali sulla pagina sembra piuttosto produttivo, ma può essere ampliato all'intera
costruzione romanzesca. I romanzi possono essere messi in condizione di
parlarsi tra loro, in modo che si ‘scambino' non solo informazioni, ma anche
emozioni, e il lettore esperto, seguendo la sottile rete dei rapporti, arreda
il suo immaginario.Un percorso di
letture che si proponga di formare lettori esperti dovrà seguire un itinerario
di questo tipo, permettendosi tempi articolati su più anni. Partendo da La banda dei brocchi (a proposito, per
il significato del titolo si veda a p. 44) , ad esempio, passando per Io non ho paura ci si può dirigere verso
il seguito promesso, che è nel frattempo uscito, ed è anche stato tradotto in
italiano: Il circolo chiuso.
Mia COUTO Sotto
l'albero del frangipani *, traduzione di Roberto Mulinacci, Guanda, 2002
L'autore è nato a Beira, in
Monzambico, nel 1955. E' considerato una dei maggiori scrittori contemporanei
in lingua portoghese. Esercita anche l'attività di giornalista e di direttore
di giornali e riviste.
Solo un'altra delle sua molte
opere è stata tradotta in italiano: il romanzo
Terra sonnambule, Guanda, 1999.
* nome comune della plumiera rubra e alba, pianta originaria dell'America centrale: ha grandi fiori
rosei di profumo analogo a quello del gelsomino. Massimo Frangipani, nobile
romano di epoca medioevale, aveva inventato un profumo che risulto poi essere
simile a quello della plumiera rubra
Il racconto si apre, precipitando il lettore in
una dimensione di totale straniamento, con le parole di un narratore che parla
in prima persona: "Sono il morto: se avessi una croce o marmo ci sarebbe
scritto: Ermenegildo Macunga.". (p. 9). Una sola battuta fonda - grazie al
prestigio che le convenzioni narrative garantiscono alla voce narrante, fonte
autorevole per definizione -un ‘mondo
possibile ' in contraddizione con il mondo reale di riferimento, almeno con
quello familiare alla coltura occidentale contemporanea. I successivi arredi della
‘realtà romanzesca ' si dispongono, nella forma di informazionisu dati di fatto, in una identica linea di
assurdità verosimile. Ermenegildo è morto, ma è un morto imperfetto. Poiché è
stato sepolto senza i dovuti adempimenti rituali, rimane allo stato di
xipoco (una sorta di fantasma), anima
che vaga senza trovare riposo definitivo, senza la speranzadi ascendere "allo stato di
xicuenco [antenato divinizzato], che
sono i defunti definitivi, con diritto a essere chiamati e amati dai vivi."
.(p. 10). La sua fossa è scavata sotto un albero del frangipani, cresciuto in
un terrazzamento della fortezza coloniale di Sâo Nicolau a picco sul mare, in
un superbo scenario naturale che fa da sfondo fisso a tutta la storia.Finora s'è adattato a quella prigione, ma recentemente la sua quiete è stata
disturbata da colpi e scosse che toccavano il luogo della sua sepoltura. Ecco
come il narratore racconta quello che sta accadendo, e che sarà il motore di
tutta la vicenda:
Finché un giorno
fui svegliato da colpi e scosse. Stavano toccando la mia tomba. Pensai alla mia
vicina, la talpa, quella che divenne cieca per poter guardare le tenebre. Ma
non era l'animale scavatore. Pale e zappe mancavano di rispetto al sacro. Cosa
rovistava quella gente, ravvivando così la mia morte? Spiai tra le voci e
capii: i governanti mi volevano trasformare in un eroe nazionale. Mi
avvolgevano nella gloria. Avevano già fatto circolare voce che ero morto in
combattimento contro l'occupante coloniale. Adesso volevano i miei resti
mortali.O meglio, i miei resti
immortali.Avevano bisogno di un eroe,
non di uno qualunque.Gli serviva uno
della mia razza, tribù e regione.Per
accontentare le discordie, equilibrare le scontentazioni.Volevano mettere in vetrina l'etnia,
volevano grattare la buccia per esibire il frutto.La nazione abbisognava di una messinscena.O era viceversa?Da necessitoso io passavo a necessario. Per questo mi
scavafossavano il cimitero, benea
fondo nel giardino della fortezza. Quando me ne resi conto, rimasi impagliacciato.
Non sono
mai stato un uomo di idee, ma non sono neanche morto arrotolandomi la lingua.
Dovevo disfare quell'inganno. Altrimenti non avrei più avuto pace. Se sono
deceduto è stato per diventare ombra solitaria. Non ero fatto per feste,
chitarrate e tamburi. Inoltre, un eroe è come un santo.
Nessuno
lo ama davvero.(pp.11-12)
Per fuggire l'odiato destino
di eroe nazionale, Ermenegildo decide di servirsi del privilegio concesso agli xipoco, che hanno potere di ritornare
in vita andando ad annidarsi nel corpo di un vivo anche lui imperfetto, cioè
destinato a morire entro breve tempo. Dopo un periodo di coabitazione lo xipoco morirà con il suo ospite e con
lui godrà, questa volta, di un funerale canonico, diventando un morto definitivo.
Altri esseri, suoi amici e consiglieri, abitano con Ermenegildo il mondo
intermedio tra vita e morte, e lo informano che la persona giusta, il vivo con
una corta speranza di vita, è in arrivo: si tratta di Izidine Naita, un
investigtore incaricato dalle autorità nazionali di indagare su una morte
sospetta. Sulle rocce della scogliera in riva del mare è stato trovato il
cadavere di Vasto Excelêncio, direttore dell'ospizio per anziani e profughi,
attualmente ospitato della fortezza. Izidine Naita dovrà far luce sull'accaduto
e trovare chi ha spinto nel baratro il povero Excelêncio. Da questo momento la
storia si struttura secondo lo schema classico del giallo, ma con parecchie
anomalie.Couto sostituisce il consueto
protagonista con una coppia di personalità, costrette nello stesso corpo per
tutta la durata dell'indagine, e la ricerca del colpevole con una imbarazzante
folla di personaggi desiderosi di assumersi la responsabilità della morte.
Tutti quelli che vengono interrogati come testimoni, dagli stralunati ospiti
dell'ospizio alle amanti di Excelêncio, si autoaccusano, impedendogli di arrivare alla ricostruzione veritiera
dei fatti. Né l'investigatore, né i suoi molti seppur ambigui aiutanti
risolvono il mistero; il libro non propone una vera conclusione, ma
sottolineail prevalere dell'onestà sul
piano morale ed affettivo, e il valore positivo di una sorta di animismoche imparenta tutte le manifestazioni della
natura.
Servendosi della detective-story come di una traccia,l'autore illumina realtà psicologiche e abitudini mentali in cui
la strumentazione logica tipica del giallo convive senza contraddizione con il
ricorso spontaneo alle pratiche magiche e al potere allucinatorio delle droghe,
in una mescolanza difficilmente comprensibile per lo spirito critico
occidentale. Il risultato è un partecipato ritratto della complessa mentalità
della sua gente, che non ha esaurito l'esperienza della magia come mezzo di
conoscenza e di intervento sul mondo.
Couto ci
dice moltissimo sulle condizioni politiche e sociali del Mozambico, e lo fa non
con digressioni teoriche, ma attraverso la storia e i personaggi, soprattutto
nei dialoghi, o nei lunghi monologhi del protagonista-narratori (vedi, per un
significativo esempio tra i molti, il brano sopra riportato, tratto delle pp.
11-12 del romanzo). La guerra di liberazione ha posto fine ad un feroce dominio
coloniale, ma ha sostituto la violenza con un burocratismo ottuso, una diffusa
corruzione delle classi dirigenti, un regime nazionalista che resta lontano
della gente. Le realtà locali, fortemente ancorate all'identità etnica e ai
costumi tradizionali, non trovano il dovuto ascolto nel centralismo
amministrativo del governo: ciò favorisce la tendenza a rifugiarsi nel
microcosmo della tribù e rende difficile la nascita reale e non formale di una
comunità di cittadini di dimensione nazionale. Per ben comprendere questo livello di senso occorre una
contestualizzazione che percorra la storia coloniale e post-coloniale del
Monzambico, e che dia conto, per quanto possibile, delle condizioni precedenti
la conquista e di quelle attuali, in modo che sia possibile un confronto di
massima. Le informazioni sulle guerre e sulle realtà sociali dell'Africa sono
sempre precarie, le prime perché sono per lo più di fonte europea, le seconde
perché studiare e interpretare quelle società è veramente arduo, anche per gli
ostacoli di carattere pratico. Tuttavia possiamo accontentarci di una
conoscenza generica, perché, come già abbiamo detto, Couto denuncia i mali del
suo paese con i mezzi della creazione letteraria, tanto più efficaci perché non
dicono ma mettono in scena, sollecitando non solo la ragione, ma le facoltà
immaginative ed emotiva. E attraverso quelle facoltà perfino un lettore solo
sommariamente informato può cogliere il senso profondo della sua critica. Anche
questo sforzo di comprensione entra di pieno diritto a far parte di un percorso
di educazione alla lettura di testi letterari.
E' però nella sapienza linguistica il merito
più alto del nostro romanzo. La scrittura portoghese di Couto fa risuonare,
nella lingua del colonizzatore europeo, deformandone le strutture sintattiche e
gli usi semantici, i ritmi della lingua orale del popolo. Li rende come può,
forzando in paradigmi estranei modi di dire e di pensare dei parlanti locali,
in una mescolanza audace, straordinariamente innovativa. La genialità del traduttore ha conservato (come risulta
evidente anche dal brano di pp. 11-12 sopra riportato) queste caratteristiche nella versione italiana,permettendo agli studenti di esaminare
l'inedito impasto linguistico, e di ‘giocare' ad individuare e a smontare le
creazioni espressive più sorprendenti. Un filone stimolante è quello dei
neologismi, mai casuali, ma rispondenti sempre ad un bisogno di senso. Basta
uno sguardo al brano di pp. 11 - 12, dove troviamo "scontentazioni"per indicare, attraverso il suffisso
un'attività (az-ione), e non lo stato
passivo connesso al sostantivo di uso comune scontento; o la coppia "necessitoso\ necessitario", dove il primo
terminesignifica bisognoso, colui che ha necessità di qualcosa, mentre il secondo designa colui di cui altri ha bisogno (sempre
per via del suffisso), e sinteticamente evidenzia la mutata condizione di
Ermenegildo.Un esempio ancora: quando
da un suo ‘aiutante' gli viene consigliato ri-vivere, per poi poter ri-morire
con tanto di esequie, Ermenegildo spaventato risponde: "Vuoi dire che dovrò fantasmicarmi in qualcuno?". (p. 14). In
un solo vocabolo abbiamo il significato del processo (trasformar-), dell'azione
riflessiva ( -mi), del fantasma (ciò che diventerò) e, grazie alla similarità
del significante, della fantasia, forza mentale autrice del processo di
trasformazione. E poi i verbi intransitivi violentati dal complemento oggetto,
i paragoni assurdi (per noi), le metafore impossibili, ecc. ecc. Andare a
caccia di ‘mostri' di grande intelligenza e straordinaria pregnanza
significativa è davvero un gioco bellissimo e ricco di soddisfazioni.
Ugo
RICCARELLI
Il dolore perfetto Mondadori 2004, Premio Strega 2004
L'autore è nato nel 1954 a
Ciriè, in provincia di Torino, ma la sua famiglia è di origine toscana;
attualmente vive a Roma.
E' autore anche di altri
romanzi:
Le scarpe appese al cuore, Feltrinelli 1995; Oscar Mondadori 2003;
Un uomo che forse si chiama Schulz, Piemme 1998, Premio selezione
Campiello;
Stramonio, Piemme 2000;
L'angelo
di Coppi, Mondadori 2001
Il dolore perfetto è un romanzo storico: la grande storia costituisce uno sfondo
strutturalmente interrelato alle vicende private dei personaggi ed appare come
un'immensa macchina che tritura, per motivi destinati e rimanere oscuri, le
vite degli uomini generando paura e dolore. Gli eventi pubblici si succedono
nel corso degli anni investendo con la loro drammatica influenza la folla dei
personaggi romanzeschi: il fallito sbarco di Pisacane a Sapri, la costruzione
dell'Unità d'Italia, le persecuzioni degli anarchici in lotta per realizzare
un'utopia, la strage di Bava-Beccaris a Milano, la tragedia africana dell'Amba
Alagi, la Grande Guerra, l'epidemia di spagnola, gli scioperi di operai e
braccianti, le violenze degli squadristi, le repressioni poliziesche, il
ventennio fascista, la conquista dell'Etiopia e l'Impero, e infine la grande
tragedia della Seconda Guerra Mondiale e, ma appena accennati, il dopoguerra e
i decenni successivi . I grandi eventi ci sono tutti, ma non sono indagati
dalla critica dello storico, bensì descritti per i mali che portarono alla
gente. E per l'impulso che imprimono ai mutamenti sociali: la società cambia
nella composizione di classe, nei rapporti di lavoro, nei sistemi di
produzione. Leclassi subalterne
prendono coscienza del loro sfruttamento e dell'ineguaglianza, ma la
consapevolezza non cambia - non abbastanza - la violenza della prevaricazione e
il dominio dell'ingiustizia. Neppure le grandi innovazioni della tecnologia che
avanza e trasforma la vita - la ferrovia che unisce i luoghi lontani e rende
mobili le persone, il prosciugamento delle paludi che procura nuova terra
all'agricoltura - ha un reale potere salvifico, anche se queste realizzazioni
vengono accolte dai personaggi (e raccontate dal narratore) con stupore e
partecipazione. Non solo non salvano dal dolore, ma spesso si fanno addirittura
strumento di un destino feroce.
Parallelamente alla storia pubblica corrono le vicende
private, il cui sfondo è un paese sulle colline toscane, non lontano dal mare.
Sono quelle di due famiglie destinate a confondersi per via di un matrimonio.
La prima è quella del Maestro, mai chiamato altrimenti, e della vedova
Bertorello, con i loro figli e nipoti. Il Maestro è il modello dell'onestà
intellettuale, della passione politica e morale, dell'eroica fedeltà all'utopia
anarchica, dell'amore esclusivo e fedele, degli affetti intensi e
generosi.Naturalmente è destinato al
martirio; la pratica costante e altruista del bene gli vale per un certo
periodo il sostegno pubblico, addirittura l'ammirazione, ma il potere fascista,
pur a tanti anni di distanza dalla sua morte per mano dei soldati di
Bava-Beccaris,ne farà ufficialmente un
delinquente. La sua memoria vivrà solo nell'anima dalla donna amata e poi dei
suoi figli. I discendenti lo seguiranno nella testimonianza del bene; vi
saranno dei deboli che si perderanno, ma nessuno sarà veramente cattivo.
L'altra famiglia ha invece un nome: sono i
Bertorello. Lafamiglia Bertorello è
portatrice di valori diametralmente opposti a quelli del Maestro: brama di
ricchezza e di potere, gusto della scalata sociale, indifferenza morale,
egoismo personale. I più abili e spregiudicati tra loro si arricchiranno col commercio dei maiali (merce
simbolica) e saranno pronti, quanto i tempi matureranno, a fondare una dinastia
industriale, incarnazione della nuova borghesia rampante che sosterrà il
fascismo. Alcuni membri della famiglia tradiranno, in modi e per motivi
diversi, il cliché famigliare, ma è alla seconda generazione che si verifica
una drammatica apostasia, quando l'Annina, figlia primogenita del capostipitedei Bertorello, si innamora di un figlio del
Maestro e, sposandolo, passa al campo opposto. Annina è l'eroina al centro del
romanzo: la sua vita è dedicata a quella difesa dell'umano che l'autore affida
prevalentemente alle donne, concrete nelle piccole cure quotidiane e fantasiose
nell'apertura ai sogni. Sono le donne la forza coesiva della famiglia: si
mostrano capaci di qualunque cosa per difendere quelli che amano, e restano
tenacemente fedeli agli ideali e alle memorie. Sono qualità, meglio abitudini
di vita, che espongono alla prevaricazione dei malvagi e all'angoscia della
perdita: così l'autore racconta, quasi alla conclusione del libro, il dolore perfetto di Natalia, la nuora
dell'Annina, a lei simile come una figlia:
Un
fuscello nell'acqua si sentì, un giocattolo strapazzato da un bambino
capriccioso, e si lasciò scappare un lamento strozzato per tutto quanto era
successo, e lei non aveva potuto fare a meno che succedesse nonostante avesse
creduto di poterne determinare il corso. Per l'amore, per la morte [...], per i
giorni di solitudine, i rimorsi e i pianti, per le notti passate a desiderare
che tutto tornasse indietro, che il tempo si fermasse e cambiasse direzione.
(pag. 308)
Molti personaggi condividono con Natalia l'esperienza bruciante
del dolore perfetto: la presenza del
male materiale e morale è costante, un brivido sotterraneo che percorre tutto
la trama e suscita un oscuro presentimento di sciagura - prima di tutto nel
lettore - anche nei momenti di serenità, o quasi di gioia. Eppure nonostante
ciò altrettanto costante è una sorta di vitalità che si esprime non solo nella
forza degli affetti, ma anche in una vocazione al sogno, alla rievocazione e
trasfigurazione fantastica dei fatti e delle emozioni. E' una voce che parla
attraverso i simboli e fa del romanzo, per un verso cosìinteressato agli eventi della Storia
‘grande' e al suo potere sulla ‘piccola' storia degli individui, un'opera
insieme realistica e visionaria in cui possono coabitare documenti e
miracoli.Cifra simbolica del libro è
una grande macchina, intrico di ruote, pulegge e tubi che Ideale, figlio di
Annina e nipote del Maestro (il nome è infatti di tradizione anarchica, oltre
che di pregnanza significativa) costruisce nel corso di molti anni. Lo scopo è
la realizzazione del moto perpetuo, il nome della creazione è Libertà. E, almeno qualche volta, funziona.
Quello che un
tempo era stato il più grande locale dei Bertorelli [...] era adesso occupato interamenteda una costruzione indefinibile, una sorta
di gigantesca scultura di acciai, tubi, ruote e fili, qualcosa allo stesso
tempo di incongruo e armonico, di sgraziato e sublime. [...]
Senza dire nulla
Ideale si avvicinò al frontale di quell'ammasso, da dove spuntava una
manovella. Si chinò e dette un solo, unico, lento giro. Immediatamente quel
groviglio iniziò a cigolare, le ruote si mossero, le cinghie partirono, gli
ingranaggi cominciarono a girare e tutto quanto prese vita, sembrò dondolare,
ansare, pulsare come un organismo reale. (pag. 250, 251)
La macchina, per la complessità dei suoi meccanismi,
è metafora dei mille legami che costituiscono le famiglie. Ad un livello di
senso più universale però, nella sua realtà precaria, affidata a sottili
tiranti e a giunti traballanti, è il simbolo delle utopie generose e disperate. Grazie all'ambiguità dell'arte, e
alla promessa scritta nel suo stesso nome, Libertà è anche il simbolo della
speranza tenace e sempre rinnovata in un improbabile mondo futuro dove il
dominio del male sia più limitato, il dolore
meno perfetto.
Per leggere con gli studenti Il dolore perfetto di Riccarelli è necessario un lavoro
approfondito di contestualizzazione, perché, trattandosi di un romanzo storico,
il contesto non si limita ad essere uno sfondo, ma diventa un elemento dinamico
della narrazione. Si tratta di delineare in modo non superficiale lo sviluppo
di un secolo della storia italiana, dal Risorgimento al secondo dopoguerra e
oltre; perché il quadro abbia vera chiarezza, la ricognizione dovrà essere non
solo politica, ma sociale, economica, culturale. Il cento anni trascorsi hanno
prodotto un mutamento profondo nella composizione di classe, nella mentalità
collettiva, nelle abitudini, nei rapporti tra i gruppi sociali e gli individui;
ideologie e valori si sono affermati e sono tramontati, e così concezioni
morali e modi di sentire ed esprimere le emozione, di vivere la vita pubblica e
quella interiore. Tutti questi aspetti del reale devono essere attualizzati e
sottoposti all'attenzione di ragazzi meno che ventenni, per i quali l'epoca
narrata, è lontana, anche se, nelle ultimissime pagine - ma è solo un breve
accenno - si arriva all'epoca dei computer. Si tratta anche di seguire l'autore
nelle incursioni che fa in altre realtà geografiche: la Svizzera e la Francia
del primo dopoguerra, l'Ucraina occupata dall'esercito tedesco nella II Guerra
Mondiale, la Russia del dopoguerra, e di oggi, il remoto oriente, non
altrimenti presente però che come sogno di un altrove misterioso e utopico.
Qualche accenno merita anche l'universo scientifico, anche se nel romanzo è
chiamato in causa in una dimensione mitica; tuttavia la costruzione di una rete
ferroviaria in Italia nella seconda metà dell'Ottocento era destinata a
cambiare il volto del paese, e il risanamento delle paludi ebbe un'importanza
notevole per le zone interessate (sono queste le due realizzazioni dalla
tecnologia a cui Riccarelli affida, come abbiamo detto, significati fattuali e
simbolici.). Dal contesto più generale è giocoforza fare un zoom sul microcosmo
toscano teatro principale della vicenda, per meglio interpretare il quadro
preciso, ma fantasticamente trasfigurato, che troviamo nel romanzo. Il lavoro
richiede una interdisciplinarietà allargata, e davvero la lettura di questo
libro può costituire il centro di un curricolo ampio e gravido di risultati.
Il romanzo ricchissimo di motivi e rimandi culturali
(viene solo il dubbio che vi sia un difetto di eccesso) è scritto in una lingua
sontuosa, colta senza essere astrusa, spesso poetica, lontana sempre, anche
quando racconta fatti di banale realtà, dai modi della cronaca. Certo alla
scrittura di Riccarelli è estraneo il ritmo e il lessico del parlato, mentre è
costante la ricerca di una moltiplicazione del senso attraverso il rincorrersi
degli aggettivi, le strutture sintattiche nuove o ricercate, gli accostamenti
semantici inusuali e ‘stranianti'.Lingua difficile, ma sottilmente musicale, che cattura con le sue
cadenze da poema in prosa: adattissimo ad una lettura ad alta voce.
ESERCIZI
Paola
MASTROCOLA Una barca nel bosco, Guanda, 2004, premio Campiello
2004,
L'autrice è
nata a Torino nel 1956, dove risiede e lavora come insegnante di
lettere in un liceo scientifico.
Sempre presso l'editore
Guanda ha pubblicato i romanzi:
La gallina volante, 1999,
Pallina di pane, 2001
e il saggio:
La scuola raccontata
al mio cane, 2004
Le forme del racconto
1) Il romanzo è
articolato in cinque parti, ciascuna delle quali suddivisa in
capitoletti (di numero variabile da 11 a 5). Le cinque parti sono
intitolate UNO DUE TRE QUATTRO CINQUE: sembra che la narrazione debba
distendersi nel tempo secondo il ritmo ordinato del succedersi degli
anni. Infatti UNO si apre col protagonista che sta per affrontare il
suo primo giorno di scuola in un istituto superiore, e racconta le
novità e gli affanni di quell'anno scolastico. Ma la
successione cronologica non procede senza salti: la parte TRE vede il
protagonista già diplomato e iscritto all'Università,
e la parte CINQUE lo vede ormai inserito in un'attività
lavorativa. Dove individui le
ellissi (cioè i periodi
di tempio di cui la narrazione non dice nulla)? Perché, a tuo
avviso, vi è questo cambiamento nel trattamento del tempo?
2) Una parte rilevante
della narrazione è affidata ai
flash back: quale parte
della vita del protagonista ci viene raccontata attraverso questo
espediente narrativo? Quali personaggi significativi per la vita del
protagonista sono delineati esclusivamente nei
flash back?
3) Il protagonista - che è
anche il narratore in prima persona – occupa subito la scena
nella prima pagina del libro: lo vediamo mentre, con grande emozione
e grandi aspettative, si prepara ad entrare per la prima volta in un
liceo scientifico della città del nord in cui è appena
arrivato. Ma la sua storia comincia molto prima, in una lontana isola
del sud: ricostruisci la sua vicenda in ordine strettamente
cronologico, prima e dopo il suo primo giorno di scuola superiore
con il quale il libro inizia.
4) Dove è
ambientata la vicenda del protagonista? Elenca sia i luoghi
geografici, cercando di evidenziarne le caratteristiche, sia gli
interni (es. la casa nell'isola, la casa della zia, ecc.) in
cui prevalentemente sono messi in scena i vari episodi che
costituiscono il racconto.
5) Quali sono gli ambienti
sociali (es. i paesani del villaggio sull'isola, i professori e
i compagni, gli amici che frequenta fuori scuola e le loro famiglia,
ecc.) che fanno da sfondo alle vicenda del protagonista? Quali le
caratteristiche più importanti di ciascuno?
6) Il protagonista è
sempre al centro della storia, ma alcuni personaggi sono
strutturalmente significativi, sia per l'evolversi della
storia, sia per la vita interiore del protagonista, poiché
suscitano in lui emozioni e sentimenti, e influiscono sui mutamenti
del suo modo di sentire e di pensare. Elenca i personaggi più
rappresentativi evidenziandone le caratteristiche e i rapporti col
protagonista (per es. il padre = è oggetto di affetto e
ammirazione, è un modello di moralità, si sacrifica per
farlo studiare e non deve essere deluso, è oggetto di perenne
nostalgia, ecc.)
Le forme della lingua
1)
..... e questi sono vestiti strani, con i pantaloni immensi così
larghi che non sembra nemmeno che ci siano due gambe dentro, ci
navigano dentro e fanno blom-blom quando camminano, anche le ragazze.
Poi
invece ci sono altri gruppi che portano i pantaloni strettissimi, di
solito jeans e hanno tutto stretto, e anche corto, tipo la maglie che
gli arrivano sopra la pancia. le ragazze fanno anche vedere
l'ombelico, e alcune dentro l'ombelico ci portano un
brillante. In ogni caso glielo guardo, il brillante, ma non
tantissimo perché non è che uno possa stare con
l'occhio pendulo sugli ombelichi degli altri, soprattutto se
sono ragazze.
A
parte questi Larghi e questi Stretti, ci sono ci sono anche altri
grippi, tipo quelli 7che chiamano Truzzi, ma io per il momento ci ho
capito solo fino a qui, solo a vedere come si vestono, poi non so.
p. 29
Questo brano - uno fra i
tanti proponibili – contiene termini lessicali e descrizioni
che permettono di individuare con notevole precisione gli anni in cui
si svolge la vicenda narrata. Elenca questi indizi, ed esplicita a
quali anni all'incirca rimandano.
2) Rileggi il capitolo
La
ragazza in viola (parte UNO): il protagonista ritrae in una
condizione di
straniamento (cioè dall'esterno',
poiché non è integrato nel gruppo sociale che osserva)
le abitudini e i consumi di adulti e adolescenti – suoi
compagni di scuola, i loro genitori – appartenenti ad una
fascia alta della società. Ma il filtro dello sguardo stupito
del ragazzo serve all'autrice come veicolo per una critica
feroce di quelle abitudini e di quei consumi, e più in
generale della standardizzazione dei comportamenti, che sembrano
dettati da regole non scritte: bisogna avere il fuoristrada, il
motorino, il ragazzo\a, la play station, ecc. Sottolinea nel capitolo
i brani in cui la critica ti pare più pungente, ed esprimi il
tuo personale parere in proposito.
3)Nel capitolo
Latino
agile flessibile (parte UNO) l'insegnante di latino
presenta una sua metodologia didattica, e subito dopo viene
illustrato il metodo dell'insegnante di francese (pp. 26-28).
Quali sono le spie linguistiche e retoriche - parole e frasi - che
evidenziano l'atteggiamento ironico e critico dell'autrice?
Sottolineale.
Il lettore e il
senso
1) Che cosa spinge il
protagonista a trasformare lentamente l'appartamento in cui
vive in una serra? A quale scopo aveva comprato, quando ancora era al
liceo, la sua prima pianta?
2) Ritorna al capitolo
Latino agile flessibile (parte UNO), che abbiamo già
preso in considerazione in un precedente esercizio: sei d'accordo
con la metodologia dell'insegnante di latino che propone un
insegnamento estremamente facilitato, forse banalizzato ? Qual è
invece l'idea della scuola e dell'insegnamento di Madame
Pilou? Quale è secondo te il compito della scuola?
3) Esamina il rapporto tra
il protagonista, con la passione per le piante, e il suo amico Furio,
con la passione per i ‘pelucchi': in che cosa sono
simili, e in che cosa diversi?
4) Esamina l'ultimo
capitolo del libro,
Ma tu...(parte CINQUE): quel è il
significato della conclusione, un lungo monologo del protagonista che
si rivolge, come in un dialogo a senso unico, al padre morto da
tempo?
5) La dedica del libro
recita:
A tutti coloro che amano le isole o che sono, essi stessi,
un'isola. Qual è, secondo te, il significato di tale
dedica? Per rispondere, tieni presente il senso del romanzo nel suo
complesso, la figura del protagonista, e le sue passioni,
aspettative e delusioni, e i cambiamenti che il suo animo subisce nel
corso del tempo. Soprattutto tieni presente il senso profondo della
conclusione (
Ma tu..., parte CINQUE).
Niccolò
AMMANITI Io non ho paura, Einaudi Stile Libero, 2001
L'autore
è nato a Roma nel 1966; ha esordito con il romanzo
Branchie,
Ediesse 1994 (Einaudi 1997) Altre opere:
Fango,racconti,
Mondadori,1996;
Ti prendo e ti porto via, romanzo,
Mondadori, 1999;
Fa un po' male,
fumetto in collaborazione con il disegnatore Davide
Fabbri,Einaudi'2004
Da
Io non ho paura è stato tratto nel 2003 un film dallo
stesso titolo, per la regia di Gabriele Salvatores
Le forme del
racconto
1) Il racconto è
collocato nel tempo in modo esplicito e preciso: infatti a p. 6 (la
seconda pagina del testo) si legge: " Quella maledetta estate
del 1978 è rimasta famosa come una delle più calde del
secolo."
Caldo, afa, siccità
sono elementi importante per evocare l'atmosfera, non solo in
senso climatico, in cui è immersa la vicenda: seguendo tutti
gli indizi utili, in particolare quelli di carattere meteorologico,
cerca di determinare approssimativamente la durata nel tempo della
vicenda narrata.
2) Durante una scorribanda
col suo gruppo di amici nella campagna intorno al loro villaggio,
Michele si arrampica su un vecchio rudere e di lì, per
ridiscendere, salta sul ramo di un vicino albero, che si spezza.
Michele cade, ma non si fa male.
"Ho
toccato con le mani la terra, e ho scoperto di essere su una cosa
soffice. Il materasso.
[...]
Ho
mosso i piedi e ho scoperto che sotto le foglie, i rametti e la terra
c'era un ondulato verde, una tettoia di plastica trasparente.
Era stata ricoperta come per nasconderla. E quel vecchio materasso ci
era stato poggiato sopra.
[...]
Ero
cascato sopra un buco [...]
Mi
sono avvicinato e ho sporto la testa.
Era
la gamba di un bambino. E un gomito spuntava dagli stracci.
In
fondo a quel buco c'era un bambino.
[...]
Sono rimasto a guardarlo
per non so quanto tempo. C'era anche un secchio. e un
pentolino." pp. 31-33.
Qualunque lettore adulto,
che abbia vissuto le vicende degli anni '70, capisce
immediatamente che cosa sia quel buco, a quale scopo vi venga tenuto
nascosto un bambino. Michele ha solo 9 anni e non capisce niente,
anche se da quel momento si darà da fare per svelare quel
mistero.
Se anche per te questa
situazione appare oscura, chiedi all'insegnante, o ai genitori,
di aiutarti a capire la situazione, guidandoti nella ricostruzione
del clima degli anni '70 attraverso la lettura di giornali e
riviste dell'epoca. Questo lavoro di
contestualizzazione ti
servirà per meglio apprezzare il romanzo e coglierne tutte le
sfumature di senso.
3) Quali sono le
caratteristiche di Michele, il protagonista della storia? Fanne un
elenco, cominciando da quelle esplicitamente indicate (per es. l'età,
a p. 6), e aggiungendo poi tutte quelle che è possibile
inferire (cioè capire, dedurre) dal testo. Distingui quelle
fisiche da quelle del carattere e del comportamento.
4) La vicenda è
narrata in prima persona dal protagonista, un ragazzino. Quali
effetti ha questa scelta sul tono e sull'andamento della
narrazione?
5) Il romanzo ben presto
si organizza intorno ad un mistero che il protagonista, e insieme a
lui il lettore, sono impegnati a scoprire. Poiché il punto di
vista della narrazione è costantemente quello di Michele (anni
9), il lettore, dotato di una
enciclopedia più ampia,
si rende conto della situazione reale molto prima dello stesso
Michele. Quali sono gli effetti di questo
artificio narrativo? A
che punto del testo il lettore si rende conto di tutte le
implicazioni della situazione reale? Che cosa lo aiuta in questa
presa di coscienza ? (tieni conto solo di fatti e notizie contenuti
nel testo)
Le forme della
lingua
1)
" Nunzio Scardaccione [era] il fratello maggiore di
Salvatore [
amico di Michele]. Nunzio non era un pazzo cattivo,
ma io non lo potevo guardare. Avevo paura che mi mischiava la sua
follia. Nunzio si strappava i capelli con le mani e se li mangiava.
In testa era tutto buchi e croste e sbavava. Sua madre gli metteva un
cappello e i guanti così non si strappava i capelli, ma lui
aveva cominciato a mordersi a sangue la braccia. Alla fine lo avevano
preso e lo avevano portato al manicomio. Io ero stato felice.
Poteva
essere che il bambino nel buco era mio fratello, ed era nato pazzo
come Nunzio e papà lo aveva nascosto lì, per non farci
spaventare me e mia sorella. [...].
Forse
lui e io eravamo gemelli. Eravamo alti uguali e sembrava che avevamo
la stessa età." pp.71-72
Sono i pensieri di
Michele, sconvolto per il ritrovamento del bambino nascosto in una
specie di prigione scavata sottoterra. Quali parole o espressioni,
‘scorrette' dal punto di vista lessicale o sintattico,
sono il segnale che la voce parlante è quella di un ragazzino?
Che rapporto scorgi tra la
descrizione di Nunzio, un malato di mente che Michele ha realmente
visto, e la fantasia sul bambino nel buco? Quali emozioni spingono
Michele ad ‘inventarsi' questa fantasia?
2) A p. 130-131 è
messo in scena Felice (un personaggio che ha un certo rilievo nella
storia): il narratore lo descriva in preda all'ira, mentre
prende a calci ciò che ha intorno, e intanto si abbandona a
una specie di monologo, quasi uno sfogo isterico contro un ‘capo'
i cui ordini deve suo malgrado eseguire. Nel monologo ( da riga 18
di p. 130 a riga 5 di p. 131) Felice si lascia scappare parole e
espressioni ‘pericolose', che potrebbero insospettire un
ascoltatore, e portarlo a curiosare su qualcosa che deve essere
tenuto assolutamente segreto (il sequestro). Sottolinea le parole e
espressioni ‘pericolose', e dì qual è la
reazione di Michele.
3) L'artificio
linguistico-narrativo messo in atto dall'autore di
Io non ho
paura consiste principalmente nell'inventare una lingua per
Michele, un ragazzino di nove anni che è (deve apparire)
l'unico responsabile dell'
enunciazione, cioè
della lingua del racconto. L'autore crea un
gergo infantile
efficace ed espressivo che è caratterizzato da:
- una sintassi
prevalentemente paratattica, dove cioè prevalgono le
proposizioni principali, mentre le poche subordinate sono
quasi esclusivamente relative;
- una efficace
riproduzione del parlato, sia a livello della sintassi – per
es. il congiuntivo è quasi abolito, ci sono anacoluti,
imprecisioni o salti nell'ordine logico, sottintesi,
ripetizioni, ecc. - , sia a livello del lessico – le parole
appartengono al lessico quotidiano, o dialettale, qualche volta a
quello infantile;
- un ritmo spezzato,
segnato dai punti e dagli ‘a capo' che separano periodi
brevi; qualche volta manca addirittura il verbo, e allora il
sostantivo o l'aggettivo isolati riassumono tutto un pensiero,
o un'emozione;
- dialoghi fatti di
battute brevi, una registrazione del parlato, sia quando gli
interlocutori sono ragazzi, sia quando sono adulti.
Rileggi
il capitolo 1 controllando se sono davvero presenti le
caratteristiche linguistiche che abbiamo elencato: scegli una
risposta tra
sì \ poco\ abbastanza \ molto \ no.
Vi
sono dei punti in cui ti pare che tali caratteristiche siano
particolarmente evidenti? Segnalali. Segnala anche i brani che
non
presentano le caratteristiche indicate (per es. a p. 7 c'è
un periodo piuttosto complesso:"Stavo decidendo se tornare
indietro o lasciarla là, quando mi sono trovato quarto").
Il lettore e il
senso
1) Il
protagonista-narratore ha una istintiva sensibilità
nell'avvertire il ‘bello' e il ‘brutto',
che lo circonda; il giudizio estetico, mai o quasi mai esplicitamente
espresso, è implicito, e ben riconoscibile, nelle descrizioni
che il suo
gergo infantile (vedi esercizio precedente)
rapidamente ed efficacemente traccia di cose, persone, paesaggi
naturali ed urbani, interni, ecc. Elenca in due colonne le cose che
dalle parole di Michele appaiono
BELLE , e quelle che appaiono
BRUTTE. Per es.
BELLE BRUTTE
..................................................................
..............
la mamma ................... Il vecchio
..................................................................................
i tramonti ......................la sua camera da letto.
2) Quali sono i sentimenti
di Michele nei confronti di suo padre? rileggi le pp. 160-161:
perché, pur avendo scoperto che il padre è fra i
responsabili del sequestro del ‘bambino nel buco',
Michele gli obbedisce e gli promette di non tornare a trovare il
prigioniero? Perché non accusa il padre e non lotta contro di
lui? Cosa pensa che succederà al bambino?
3) Rileggi le ultime
pagine del romanzo (da p. 201, "Volavo sulla vecchia Scassona."
alla fine). Il racconto è concitato: accumula azioni
frenetiche e colpi di scena in un crescendo sempre più
drammatico. Al centro della scena Michele racconta ed agisce,
travolto da emozioni forti: avverte un pericolo terribile e
imminente, ma la volontà di salvare il bambino sequestrato è
più forte della paura. La narrazione è molto efficace,
ma necessariamente ellittica a confusa. Sapresti rimettere in ordine
le parole affannate di Michele e raccontare ordinatamente tutto
quello che sta succedendo? Mettiti nei panni di un giornalista che
debba scrivere un articolo di cronaca.
Gianluca
MOROZZI Accecati dalla luce Fernandel 2004
L'autore
è nato a Bologna nel 1971 dove vive dividendosi tra le sue due
passioni, della musica e della scrittura.
Altre
opere:
Despero, romanzo, Fernandel, 2001;
Luglio, agosto,
settembre nero, sette episodi che raccontano l'Italia di
oggi, Fernandel, 2002;
Dieci cose che ho fatto ma che non posso
credere di aver fatto, però le ho fatte, Fernandel,
2003;
Blackout, romanzo, Guanda, 2004.
Le forme del
racconto
1) L'autore-narratore,
per conquistare i biglietti per il concerto di Springsteen al
Palamaguti di Bologna il 18 ottobre, deve fare una vera corsa ad
ostacoli, contro il tempo e contro difficoltà di ogni sorta.
Indica tutte le tappe dell'avventuroso percorso,
particolarmente irto arduo perché egli cerca di avere più
di un biglietto. A quale espediente ricorre per ottenere il suo
scopo?
2) Salvo i viaggi
raccontati nei
flash back, l'azione del romanzo si
svolga interamente a Bologna, che viene continuamente attraversata
dal protagonista e dai suoi amici: quale aspetto della realtà
cittadina è più frequentemente presente sulla pagina?
3) Intorno al protagonista
si muove un affollato universo di tipi umani. In primo piano troviamo
gli amici che lo affiancano nella ricerca dei biglietti, o che lo
hanno accompagnato nei viaggi organizzati per seguire in altra città
le tournée di Springsteen. Sullo sfondo ci sono fan di
Springsteen incontrati in questo o quel concerto, con cui bisogna
lottare per la conquista dei posti migliori negli stadi o nei
palasport in cui si esibiscono Springsteen e la sua band. Il mondo
degli springsteeniani è sempre uguale, si manifesta identico a
se stesso a Milano o a Vienna, a Bologna o a Barcellona. Morozzi
disegna questo mondo e lo popola di personaggi volutamente disegnati
a una dimensione, per come sentono e agiscono nel momento in
cui si abbandonano alla loro passione.I ritratti sono
schizzati in modo veloce ed efficace, e ritornano più volte
sulla pagina. Descrivi, nelle loro caratteristiche distintive, alcuni
di quelli che ti paiono più riusciti.
4) Ricostruisci, seguendo
la linea del racconto costituita dai flash back, la storia
dell'iniziazione del protagonista alla religione del rock e in
particolare al culto di Springsteen.
Le forme della
lingua
1) Come abbiamo già
accennato nella presentazione, nel racconto vi è una linea
narrativa esclusivamente centrata sul presente. L'impressione è
che il narratore-protagonista riprenda se stesso mentre parla e
agisce. Eccolo con i suoi amici mentre cerca di intercettare Bruce
Springsteen giunto a Bologna per il famoso concerto del 18 ottobre
2003:
"Solchiamo il
portico di via Rizzoli a passo svelto, schiviamo gente che cammina in
fretta in senso opposto, va di fretta verso il lavoro, va di fretta
verso la fermata, va di fretta a casa a vedere
Chi vuol essere
milionario, senza sapere
chi è appena arrivato
nella nostra città,
chi sta visitando da turista le
strade e i vicoli in cui siamo nati, senza sapere niente.
I miei compagni
di cordata sono carichi di vinili da farsi firmare, libretti dei cd
da farsi firmare, foto da farsi firmare, tutti attrezzati tranne me.
[...]
Di fronte al
palazzo di re Enzo, Alberto [
uno degli amici del narratore]
fiuta l'aria come un setter. Guarda a destra, dritto, a
sinistra, domanda Voi dove andreste se foste un musicista americano
in giro per Bologna?, più a se stesso che a noi. Non aspetta
nemmeno la risposta, dice Io andrei a sinistra, e si proietta sotto
il Pavaglione con noi tre alle calcagna." pp. 107-108
In questo brano parole,
espressioni, riferimenti a realtà fuori del testo, ne
segnalano la ‘contemporaneità, cioè ci dicono che
è stato scritto negli anni che stiamo vivendo. Sottolinea
tutto ciò che ti pare indicativo in questo senso.
Anche la punteggiatura
contribuisce a rendere veloce e divertente la scena: in quali punti
si discosta dall'uso canonico? Con quale effetto?
Il brano è dominato
dalla figura retorica dell'
ironia: quali espressioni usa
l'autore per renderla evidente?
2) L'
ironia
pervade tutto il romanzo, ne costituisce per così dire il
tono generale: cerca un brano in cui ti paia che sia felicemente
espressa, e motiva la tua scelta.
Come avrai notato, la
sintassi è molto veloce (vedi, per es., pp. 91-95),
prevalentemente paratattica; a volte il periodo è costituito
da una
proposizione nominale (senza predicato verbale), o da
una proposizione
dipendente (senza la principale). Ti sembra
che questo ritmo sintattico indiavolato sia un artificio retorico
funzionale al tono ironico del testo? Motiva la risposta. Sapresti
trovare, in altri passi del romanzo, esempi indicativi in questo
senso?
3) Il
narratore-protagonista dipinge se stesso per quello che veramente è
nella vita: un fan di Bruce Springsteen, e un giovane scrittore che
ha già pubblicato qualche libro, e sogna il successo. Alle pp.
69- 73
le due anime sono entrambe
in scena: come presenta se stesso in veste di scrittore? Rileggi
l'episodio della presentazione del libro nella libreria di
Rimini (pp. 69-71): con quali artifici, narrativi e retorici,
costruisce l'ironica relazione dell'evento e
l'improbabile ritratto di sé come autore? Sotto il tono
scanzonato e paradossale quale opinione ha di sé come
scrittore?
Il lettore e il
senso
1) Il
narratore-protagonista, dominato dalla passione per la musica di
Bruce Springsteen e pronto a spendere tempo e fatica per riuscire ad
ascoltare dal ‘vivo'la sua star, sia pure timidamente e
come fra parentesi parla anche dei propri affetti profondi. Sapresti
‘ripescare' i passi del testo in cui colloca questi
momenti sentimentali? Che cosa aggiungono al senso generale
dell'opera?
2) Quali sono le idee
politiche del narratore-protagonista? In quale occasione deve
scegliere tra la fedeltà alle sue idee e la sua passione per
Bruce Springsteen?
3) Al di sotto dello
scatenato ritmo linguistico e dell'ironia pungente il
narratore-protagonista esprime una sua filosofia di vita e un sistema
di valori coerente. Prova a renderli espliciti osservando il
comportamento dei personaggi e interrogando il testo.
Jonathan
COE, La banda dei brocchi, 1° edizione inglese 2001
traduzione
italiana di Roberto Serrai, Feltrinelli, 2002
Universale
Economica Feltrinelli, 2004.
Le forme del racconto
1) Il libro inizia con una
data – 2003 – e il capitoletto introduttivo si chiude
sulla voce di Sophie che promette al suo compagno, Patrick, di
raccontargli la storia degli anni giovanili dei loro genitori. La
voce narrante di Spohie si mantiene coerentemente per tutto il
racconto? Nel corpo del romanzo – cioè dalla p. 15 alla
p. 374 - la narratrice Sophie compare ancora in modo riconoscibile?
Se sì, dove? Che tipo di narratore è responsabile della
narrazione? (per la risposta non tenere conto delle pagine in cui
sono riportati documenti scritti attribuiti a vari autori).
Gli autore dei vari
documenti scritti che integrano il racconto principale sono sempre
indicati, ma le loro caratteristiche ovviamente sono visibili anche
nell'organizzazione dello scritto e nella materia narrata:
scegli i due o tre documenti che ritieni più significativi e
indica le caratteristiche di ciascun autore.
2) Tra i documenti scritti
inseriti nel romanzo quasi tutti, e sicuramente i più
significativi, hanno anch'essi un carattere narrativo, cioè
raccontano un pezzo della vicenda. Quali, a tuo avviso, entrano
organicamente nella struttura dell'intreccio e concorrono con
un contributo necessario (cioè non eliminabile) alla
costruzione del senso complessivo del romanzo? Motiva la tua risposta
in moto preciso per ciascuno dei documenti che prenderai in
considerazione.
3) La vicenda narrata –
escluse le poche pagine di introduzione e conclusione – è
collocata negli anni '70. Con un'evidenza quasi pedante
viene indicata la data di inizio: 15 novembre 1973. Il contenuto
riporta il lettore all'atmosfera di quegli anni: abitudini e
modelli di vita, tematiche politiche e sociali, fatti di cronaca e
avvenimenti pubblici, fino al dramma del terrorismo dell'IRA.
Cerca nel libro un certo numero di questi ‘segnali epocali'
e su di ognuno scrivi un breve commento sottolineando i motivi per
cui lo consideri significativo.
4) Il più
importante tra i documenti inseriti nel corpo della narrazione è
un frammento di autobiografia di Benjamin, il protagonista, che
assume così il ruolo di voce narrante. Questo documento sposta
in avanti il limite temporale della ‘rievocazione', fino
alle elezioni del 1979, e riprende da un punto di vista in parte
nuovo alcuni dei temi e delle storie già presenti nel romanzo.
Fai un riassunto ordinato ‘per argomenti' del documento,
sottolineando quanto ci sia di nuovo o di diverso rispetto alla
narrazione precedente.
Le forme della
lingua
1) Alcuni dei documenti
scritti inseriti nel romanzo provengono dal giornale scolastico
La
Bacheca. Tra gli altri troviamo, tratte dalla rubrica
La posta
dei lettori, curiose lettere a firma Arthur Pusey-Hamilton, Mbe
(
member of the british empire). Rileggi quella riportata alle
pp. 225-227 Quale
registro linguistico vuole
parodiare? (un suggerimento: è il
registro linguistico
usato comunemente in una corrispondenza di carattere ufficiale)
Come, dal punto di vista
retorico e stilistico, la scrittura di questa lettera?
2) Nell'economia del
romanzi i dialoghi hanno una notevole importanza: sono costruiti con
grande sapienza al livello dei contenuti, delle caratterizzazioni
psicologiche e della struttura retorica, portando in primo piano i
punti di vista degli interlocutori e alludendo al contesto sociale e
culturale del momento.
Ecco un esempio: Binjamin
è al pub con due amici più grandi, Malcom e Reg.
"Sei mica un
socialista?" domandò Reg [
a Benjamin]. "O
un deficiente di un Tory?"
"Non so" disse
Benjamin. "Un deficiente di un Tory. Credo."[
Tory
era il padre di Benjamin, vedi p.
173]. Un'altra
risata sguaiata.
"E scommetto che
pensi che quelli dell'IRA sono una banda di stracciaculi
assassini, vero? [...]"
"Lascialo in pace,
Reg. Va a una scuola per fighetti, non ha avuto la possibilità
di imparare."
"E allora regalagli
Il filantropo vestito di stracci per il suo compleanno. E
qualche libro di George Orwell, già che ci sei." Reg si
chinò fin quasi a toccare il viso di Benjamin. [...] "Devi
svegliarti, Figliolo, presto o tardi. Devi svegliarti e accorgerti di
quello che sta succedendo in questo paese."
"Vuoi dire con i
sindacati?"
"No, non voglio dire
con i sindacati. Nei sindacati c'è brava gente, sai.
Intendo quelli che si stanno mettendo insieme
contro i
sindacati. Parlo di colonnelli in pensione con idee ingannevoli
[...]. E amici del partito conservatore."
Stando a quanto dice in
questo dialogo, quali sono le idee politiche di Reg ?(nota che la
prima domanda rivolta Benjamin implica un giudizio negativo anche sui
socialisti).
A quale contesto politico
e sociale rimanda questo dialogo? Quali sono i problemi sul tappeto
in Gran Bretagna negli anni '70?
La battuta di Reg sull'IRA
implica che Reg approva le loro azioni terroristiche? O piuttosto
vuole sottolineare che nella questione irlandese non vi è solo
il fenomeno del terrorismo, ma vi sono anche problemi di ordine
politico e sociale? Quali?
Quale giudizio dà
Reg del King William? Pensa che cerchi di influire sull'orientamento
politico degli allievi? In quale direzione? A quale classe sociale
appartiene la maggioranza degli allievi del King William?
Benjamin, all'invito
di Reg ad accorgersi "di quello che sta succedendo in questo
paese" (dal contesto è chiaro che Reg pensa stia
succedendo qualcosa di negativo) risponde: "Vuoi dire con i
sindacati?": quale parte politica attribuiva al sindacato la
responsabilità della difficile condizione economica
dell'Inghilterra in quegli anni? In che relazione sta questa
posizione col fatto che Benjamin si è dichiarato un Tory?
Reg, specie nei suoi
ultimi interventi, afferma è cominciata una fase di
deterioramento del clima sociale e politico della Gran Bretagna:
quale fu l'evoluzione politica della Gran Bretagna nei decenni
'70-'80? Per rispondere rileggi anche p. 174, righe 1-12
ed eventualmente conduci una piccola ricerca storica.
Il lettore e il
senso
1) Nella vicenda narrata
assume una significativa importanza la vita scolastica, sia per
l'incidenza che nell'economia della vicenda ha l'ambiente
scuola - molti dei protagonisti sono compagni di classe – sia
per i modelli che istituzione scolastica propone ed impone agli
alunni, e in modo indiretto all'intero corpo sociale. Come
risulta chiaro leggendo il romanzo, il sistema scolastico inglese
degli anni '70 ha due fondamentali caratteristiche. Da un lato,
grazie ad un sistema di borse di studio, è largamente
democratico in quanto fa sì che "un sindacalista e un
dirigente possano mandare i figli alla stessa scuola " ( v. p.
22: si tratta del prestigioso istituto superiore King William, i cui
diplomati sono destinati a Oxford e Cambridge), e noi sappiamo che
quella scuola è frequentata anche da Richard, un nero figlio
di immigrati giamaicani, operai. Sembra siano garantite pari
opportunità a tutti, per lo meno a tutti i meritevoli.
Dall'altro lato è una scuola decisamente, a volta
duramente meritocratica (vedi, per es. la storia della rivalità
tra Richard e Culpepper, con la sua coda di violenze e
sopraffazioni). Tenendo conto di tutto ciò, e soprattutto
della lettura del romanzo, dove questi temi emergono intrecciati alle
storie e alle sensibilità dei personaggi, esprimi la tua
opinione su questo sistema scolastico in modo articolato (i pro e i
contro) e motivato. Cerca anche di impostare un confronto tra il
sistema scolastico dell'Inghilterra degli anni '70 e
quello che stai sperimentando nel corso dei tuoi studi nell'Italia
di oggi.
2) Nel libro affiora a più
riprese il problema del razzismo, reso più esplosivo dall'alto
numero di persone di colore residenti in Gran Bretagna. Il governo
del Regno Unito, infatti, mentre la sue ex colonie si costituivano in
stati indipendenti, aveva rispettato tutti i diritti acquisiti dagli
ex sudditi, e aveva concesso con larghezza la cittadinanza
britannica. Metti insieme tutti i brani del romanzo che portano un
contributo significativo al tema del razzismo, in particolare quelli
che raccontano i rapporti tra Culpepper e Richards e la loro
rivalità, fino alla drammatica conclusione.
Quali sono i termini del
problema secondo la presentazione che ne fa il narratore? Da quanto
dice nel romanzo, è possibile indovinare le sue personali
posizioni politiche e morali sul razzismo?
3) Nonostante la composita
struttura dell'intreccio e la varietà delle voci
narranti che concorrono a costruire la storia, nel romanzo è
ben riconoscibile una visione del mondo e un sistema di valori e
modelli comportamentali connotati come positivi. Delinea un quadro il
più possibile esaustivo di questo livello del significato.
Secondo te l'autore si riconosce in questo patrimonio di idee e
di scelte morali?
Quali sono le tue opinioni
rispetto a questo patrimonio di idee e di scelte morali?
Mia COUTO
Sotto l'albero del frangipani *, traduzione di Roberto
Mulinacci, Guanda, 2002
L'autore
è nato a Beira, in Monzambico, nel 1955. E' considerato
una dei maggiori scrittori contemporanei in lingua portoghese.
Esercita anche l'attività di giornalista e di direttore
di giornali e riviste.
Solo un'altra delle
sua molte opere è stata tradotta in italiano: il romanzo
Terra
sonnambula, Guanda, 1999.
*
nome comune della
plumiera rubra e
alba, pianta
originaria dell'America centrale: ha grandi fiori rosei di
profumo analogo a quello del gelsomino. Massimo Frangipani, nobile
romano di epoca medioevale, aveva inventato un profumo che risulto
poi essere simile a quello della
plumiera rubra
Le forme del
racconto
1) Esamina la situazione
di
straniamento ad apertura del romanzo, costituita dalla
voce
narrante affidata ad un morto, e mantenuta inalterata per tutta
la narrazione. Il lettore (in particolare un lettore del mondo
occidentale) è trasportato in una ‘cultura altra'
rispetta a quella abituale: quali sono le caratteristiche distintive
di questa ‘cultura altra'?
Pensa ora a capolavori
della letteratura occidentale del passato, per esempio ai poemi
omerici dove le divinità si incontrano con gli uomini, le
ombre dei morti sono chiamate ad agire e a parlare, e tra i
personaggi vi sono animali divini (per es. i cavalli di Achille): è
possibile trovare qualche analogia tra questo mondo e quello del
romanzo di Couto?
2) Alcune caratteristiche
del romanzo sembrano rimandare allo schema della
detective story:
una morte misteriosa, un investigatore, un'inchiesta, una serie
di interrogatori a possibili testimoni o indiziati. Quali elementi
sono invece contraddittori rispetto alla struttura del classico
romanzo giallo?
3) Abbiamo detto che la
voce narrante, quella del ‘morto', si mantiene
costante per tutta la narrazione: tuttavia l'autore moltiplica
i punti di vista affidando a tutti i personaggi interrogati come
testimoni una porzione di racconto. Esamina in particolare il
capitolo XI: qual è il ‘pezzo di verità'
raccontato da Ernestina?
Le forme della
lingua
1) Nella presentazione al
romanzo abbiamo sottolineato la eccezionale pregnanza espressiva dei
neologismi, creazioni linguistiche che sono costellazioni di
sensi: cerca degli esempi (sono frequentissimi) e per ciascuno
esplicita tutti i significati a cui rimandano.
2) Nella
Confessione di
Nâozinha (capitolo IX) leggiamo:
"Ma io ho un
segreto, mio e unico. Qui lo sanno i vecchi e nessun altro. [...].
Ascolti bene: ogni notte io mi converto in acqua, mi trapasso in
liquido. Il mio letto è, per questa ragione, una tinozza.
Perfino gli altri vecchi sono venuti a testimoniarmelo: mi corico e
comincio a traspirare in abbondanza, la carne si traduce in sudori.
Scorro, liquidisfatta. Ciò duole tanto a vedersi che gli altri
si ritirano timorosi Non c'è mai stato chi assistesse
fino alla fine quando io mi svanivo, trasparente, nella tinozza.
Lei non mi crede? Venga a
vedermi, allora. Stanotte stessa, dopo questa conversazione. Ha
paura? Non tema. Perché, appena fa giorno, di nuovo la mia
sostanza si rifà." p. 83
In questo brano la realtà
di riferimento abituale (quello che siamo abituati a chiamare ‘il
nostro mondo') e il mondo ‘altro' del romanzo di
Couto sono intrecciati insieme nel breve giro di poche righe; la
sintassi è regolare, il lessico presenta un solo audace
neologismo, liquidisfatta . Individua i due ‘mondi'
nelle loro diverse caratteristiche e analizza in che modo sono messi
in contatto tra di loro. (Un esempio: l'invocazione di
testimoni coma garanzia di verità rimanda a dati reali, mentre
la trasformazione ‘magica' evoca un'esperienza
onirica, ecc.)
3) Ermenegildo, la voce
narrante, è uscito dal suo sepolcro e si è annidato nel
corpo e nella mente di Izidine Naita, l'ivestigatore. Ecco
come Ermenegildo descrive questa stravagante intimità: "Perché
questo Izidine, adesso, sono io: Vado con lui, vado in lui, vado lui"
(p. 19). Le tre diverse funzioni sintattiche del pronome ‘lui'
costituiscono un
climax per descrivere una intimità
sempre maggiore tra le due persone. Traduci in parole tue questa
progressione, rendendo esplicito il significato dei tre diversi usi
di ‘lui'.
Il lettore e il
senso
1) Uno dei significati del
romanzo riguarda il giudizio sul periodo post-coloniale e
sull'efficace dell'azione del governo nazionale in campo
sociale e politico. Quali sono le critiche mosse al governo?
2) Nel capitolo V,
La
confessione del vecchio portoghese viene a galla il problema
dello sradicamento. Quali sentimenti il vecchio portoghese nutre nei
confronti della sua patria d'origine? e nei confronti del
Monzambico? Perché non è partito con la moglie dopo la
guerra d'indipendenza? Con quale paragone esprime il suo stato
d'animo? Perché dice che il Monzambico che ha amato sta
morendo? (p. 47)
Rileggi le parole che
Ernestina, la moglie di Vasto Excelêncio (l'uomo sulla
cui morte si indaga) rivolge al vecchio portoghese:
" E'
che lei è bianco. Lui [
Vasto Excelêncio] ha
bisogno di maltrattarla"
[...]
" Ha paura che lo
accusino di razzismo"
(capitolo V,
La
confessione del vecchio portoghese, p. 51),
Che cosa intende
dire Ernestina con queste affermazioni?
Quale pregiudizio
condiziona il comportamento di Vasto Excelêncio?
3) Un elemento (definirlo
semplicemente ‘personaggio' sarebbe riduttivo )
importante per la particolare struttura di questo romanzo è il
pangolino, "il mio animale di stima" (vedi p. 13), cui è
affidata una fondamentalmente una funzione di collegamento: tra quali
diversi livelli del
mondo possibile rappresentato nel romanzo?
4) Il mondo del romanzo è
ancora immerso in una cultura di tipo animista: l'individuo non
vive solo dentro la propria vita personale, ma in una realtà
per così dire collettiva, il gruppo etnico di appartenenza. La
tribù mantiene la propria coesione attraverso miti e riti
comuni, e sempre grazie ad essi spinge le sue radici oltre il confine
della morte per affondarle nell'humus salvifico costituito
dalle anime degli antenati. In questa cultura la vita vegetale e
animale ha una contiguità fisica con il mondo umano ed è
d'altra parte sede e simbolo di forze naturali investite di un
potere soprannaturale.
Cerca nel libro passi
significativi a conferma di questa affermazione.
Vi sono nel mondo di oggi,
secondo te, residui riconoscibili di una mentalità e di una
cultura animista?
Ugo
RICCARELLI Il dolore perfetto Mondadori 2004,
Premio Strega 2004
L'autore è
nato nel 1954 a Ciriè, in provincia di Torino, ma la sua
famiglia è di origine toscana; attualmente vive a Roma.
E' autore anche di
altri romanzi:
Le scarpe appese al cuore, Feltrinelli 1995;
Oscar Mondadori 2003;
Un
uomo che forse si chiama Schulz, Piemme 1998, Premio selezione
Campiello;
Stramonio, Piemme 2000;
L'angelo
di Coppi, Mondadori 2001
Le forme del
racconto
1)Quali sono le
caratteristiche strutturali, riscontrabili nel romanzo in esame, che
collocano
Il dolore perfetto nel sottogenere
romanzo
storico? (Vedi, a questo proposito, anche la presentazione del
libro).
2) La vicenda del romanzo
si distende per un lungo arco di tempo, ed ha come sfondo un
travagliato periodo di storia italiana (ed europea). In quali anni il
Maestro arriva al Colle? Quali sono gli indizi forniti dal testo per
questa collocazione temporale? Quale evento storico, già
antico quando il Maestro arriva al Colle, ma ancora vivo nel suo
ricordo (vi partecipò un cugino) viene ricordato nelle prime
pagine del romanzo, contribuendo alla datazione?
Quali indizi presenti nel
testo (dopo che a p. 293 un inciso: "qualche anno dopo che la
guerra era finita" indica per l'ultima volta una
datazione precisa) consentono di collocare nel tempo, sia pure in
modo approssimato, l'ultimo atto della vicenda, il viaggio di
Sole in Russia per conoscere la cugina?
3) In quale spazio
geografico si colloca la vicenda? Tralasciando i viaggi dei
protagonisti e i loro soggiorni, a volte lunghi, o addirittura
definitivi, in paesi lontani, descrivi il paesaggio toscano che è,
in modo quasi esclusivo, il palcoscenico della vicenda disegnando
(con le parole o, se ne sei capace, anche con la matita) gli aspetti
che lo compongono (il paese in alto, la zona del Prataio, ecc. ecc.),
senza dimenticare gli elementi che lo ‘arredano'
(vegetazione, case, ferrovia, ecc.), e facendo cenno alle mutazioni
strutturali che hanno avuto luogo nel corso del tempo.
4) Quali sono le
caratteristiche distintive del narratore del romanzo? Serviti di
rimandi al testo per rispondere.
Le forme della
lingua
1) La vedova Bartoli si
guadagna la vita ospitando nella sua casa dei pensionanti: uno di
questi è il Maestro, appena giunto dal suo paese del meridione
per prendere servizio nella scuola elementare del Colle. Bastano
pochi giorni perché la donna si senta catturata da quella
presenza riservata e gentile. Questo amore metterà in moto
tutta l'intricatissima vicenda:
"Fu
con un certo stupore, dunque, che nel mezzo di una notte si mise a
pensare alla vita del Maestro, immersa com'era nel desiderio di
scoprire qualcosa di più su di lui, sulle sue abitudini
schive, su quelle lunghe passeggiate solitarie. Quasi si spaventò
nel constatare che già da molte notti questi pensieri
l'accompagnavano per le stanze della casa, o giù per la
discesa verso il Padule, dove immaginava il Maestro a passeggiare non
più da solo ma in sua compagnia, leggendole un libro e
raccontando di sé, del suo lavoro.
Eppure,
nonostante cercasse il sonno, e nel cercarlo si sforzasse di tornare
all'antica abitudine di immaginarsi Fosco Bartoli e una vita
che mai sarebbe stata accanto a lui, dentro quei sogni l'imponente
figura del marito pian piano si mutava, e il suo volto prendeva
sempre i contorni giovani e gentili del Maestro e, addirittura,
talvolta questi si stemperavano, si addolcivano sempre più e
scivolavano assieme a lei dentro il conforto di un sonno caldo e
ristoratore nel quale, non poche volte, il suo pensionante aveva
osato rivolgerle lo stesso sguardo d'intesa con cui il defunto
la sapeva tranquillizzare." (pp. 15-16)
In questo passo il
narratore sembra ritirarsi nell'ombra per lasciare il primo
piano al punto di vista del personaggio; tuttavia il personaggio non
prende direttamente la parola, la mediazione della voce narrante non
viene mai meno. Quali segnali denunciano ne denunciano la presenza?
Trova altri esempi in cui
la situazione narrativa sia analoga a quella esemplificata da questo
brano.
2) la lingua del romanzo
di Riccarelli è costantemente tenuta su un registro formale,
lontana da quello del parlato anche nel dialogo (salvo poche
eccezioni). Rileggi per es. il dialogo tra i due fratelli, Cafiero e
Ideale delle pp. 166-167 e cerca nelle battute le caratteristiche
formali che (a livello sintattico e lessicale) sono tipiche della
lingua scritta.
3) Durante la lettura del
lungo e complesso romanzo il lettore è accompagnato dalla
voce narrante, sempre avvertibile; i personaggi non sono mai
completamente padroni della scena, nemmeno nei dialoghi (pochi e
solitamente brevi), dove le battute degli interlocutori sono
intercalate da circostanziati commenti del narratore. Secondo te
questa caratteristica del romanzo è connessa con la
predilezione dell'autore per una scrittura di registro formale
?
La scelta di un registro
costantemente formale che cosa lascia capire circa il rapporto
dell'autore con il mondo esterno che ricrea nella sua opera?
Il lettore e il
senso
1) Durante l'arco di
tempo in cui la narrazione di Riccarelli si dispiega, molti sono gli
avvenimenti che segnano la storia dell'Italia (e dell'Europa),
e ciascuno di essi in vario modo interagisce con profondi mutamenti
nella struttura economica e sociale della società italiana in
generale, e del microcosmo regionale (la Toscana meridionale) in cui
è collocata la vicenda. Scegli uno degli avvenimenti della
‘grande storia' ricordati nel romanzo ed esplicita le
novità in campo economico e sociale che ad esso si
accompagnano. Scendendo poi dalla ‘grande storia' del
potere alla ‘piccola storia' della gente comune, analizza
le conseguenze di quello stesso avvenimento sulla vita del
personaggi.
2) Il Maestro, presentato
ad apertura di libro, è l'archetipo di tutti i
personaggi positivi del romanzo. Il suo operare si dispiega in molti
campi dell'attività umana: quali? Quali virtù
specifiche mostra in ciascuno di essi?
Nel Maestro anche
l'affettività è ricca e si dispiega in diverse
direzioni: chi ama? come si rapporta con coloro che ama?
Nella sua vicenda
biografica e nella sua dimensione spirituale sono rintracciabili i
tratti che costituiscono le caratteristiche tipiche del ‘martire':
sapresti indicarne alcune?
3) Il romanzo manifesta
una forte sensibilità etica, poiché i personaggi sono
prima di tutto giudicati secondo la loro condotta, e severamente
divisi in buoni e cattivi.
Ti pare che questo
implichi da parte dell'autore un atteggiamento rigido e
conformista? Ti sembra che si adegui ad una morale socialmente
consolidata, o che scavi al di sotto della superficie del perbenismo?
Quali sono i criterio di giudizio per riconoscere i buoni? e i
cattivi? Quali valori sono considerati positivi e quali negativi?
4) La passione per i
motori e la meccanica riempie l'anima di Ideale, figlio di
Annina, fin da quando chiede allo zio di entrare a lavorare nella sua
officina (vedi p. 241). Da quel momento prende corpo un grande
progetto, nutrito di spinte intellettuali e morali: sognando di
produrre il moto perpetuo, Ideale fa crescere nelle viscere della
casa una macchina labirintica chiamata Libertà (vedi p. 251).
Sarà Sole, figlio di suo fratello, e dunque nipote di Annina,
a perfezionarne il meccanismo, che però non è ancora
perfetto, ancora non raggiunge il moto perpetuo (vedi pp. 320-321).
Rintraccia le apparizioni della macchina nel romanzo e cerca di
scoprire le connotazioni simboliche e salvifiche che convergono su
di lei parallelamente al suo crescere, fino a contenere "tutta
la vita del Colle" (p. 321).
Nella presentazione del
romanzo di Riccarelli abbiamo scritto: "Cifra simbolica del
libro è una grande macchina, intrico di ruote, pulegge e tubi
che Ideale, figlio di Annina e nipote del Maestro ...costruisce nel
corso di molti anni. Lo scopo è la realizzazione del moto
perpetuo, il nome della creazione è Libertà.
La macchina, per la
complessità dei suoi meccanismi, è metafora dei mille
legami che costituiscono le famiglie. Ad un livello di senso più
universale però, nella sua realtà precaria, affidata a
sottili tiranti e a giunti traballanti, è il simbolo delle
utopie generose e disperate. Grazie all'ambiguità
dell'arte, e alla promessa scritta nel suo stesso nome, Libertà
è anche il simbolo della speranza tenace e sempre rinnovata in
un improbabile mondo futuro dove il dominio del male sia più
limitato, il dolore meno perfetto."
Alla luce della ricerca
condotta sul significato della ‘macchina' nell'economia
del romanzo, trovi questo intervento totalmente, parzialmente, per
nulla accettabile? Motiva la risposta.