8. La candidatura della Croazia.
8.1. La domanda di adesione
avanzata all'Unione europea dalla Croazia nel febbraio del 2003 s'inserisce, per
prima, in un momento successivo alla "tornata" delle candidature dei Paesi
dell'Europa centro-orientale che hanno presentato richiesta di accesso nel
decennio scorso e che, salvo le eccezioni di Romania e Bulgaria, per cui le
condizioni interne hanno richiesto il rinvio dell'adesione al 2007, sono entrati
in Europa, con Malta e Cipro, il primo maggio 2004.
Rimane a sé il caso della Turchia,
la cui domanda di adesione, presentata sin dall'87, ha trovato solo nel dicembre
2004 una più precisa definizione (v. paragrafo successivo).
E' presumibile inoltre che l'iter
intrapreso ora dalla Croazia sia seguito, in futuro, anche dagli altri Paesi dei
Balcani, coinvolti negli stessi programmi comunitari di sostegno in cui
s'inserisce la sua adesione
[1].
Operando un rapido raffronto fra i
metodi e i criteri seguiti per gli Stati coinvolti nel recente allargamento e
quello affermatosi per la Croazia si può ravvisare sostanzialmente una sorta di
continuità. La stessa Commissione europea, nel suo parere sulla candidatura
della Croazia, ha dichiarato di riscontrare il rispetto dei criteri di
Copenaghen (nonché di quelli, in parte di contenuto analogo, indicati nel c.d.
Processo di Stabilizzazione e Associazione).
Sin dalla seconda metà degli anni 90
l'Unione europea ha infatti avviato, nei confronti dei Balcani, una politica
simile a quella intrapresa alcuni anni prima con gli altri Paesi dell'Europa
centro-orientale. Nel 1996 hanno preso il via le prime forme di pianificazione
delle relazioni con la regione, che negli anni successivi hanno portato alla
messa in atto di un programma, denominato Processo di Stabilizzazione e
Associazione, finalizzato alla futura integrazione degli Stati balcanici nelle
strutture europee
[2].
Lo strumento primario di tale Processo è stato individuato nella stipulazione di
Accordi di stabilizzazione e associazione, che per struttura e contenuti
ricordano gli Accordi di associazione stretti con i Paesi dell'Europa
centro-orientale negli anni 90 (v.
supra, §5).
8.2. Anche nel processo di
associazione e poi di preparazione all'adesione della Croazia, l'unico degli
Stati balcanici ad aver avviato i negoziati, si è riscontrata quindi la presenza
dei tre criteri di Copenaghen e ancora una volta è emerso lo specifico rilievo
attribuito a quelli politici.
Agli obiettivi di tipo politico già
individuati nella valutazione delle candidature dei nuovi Stati membri, se ne
sono sommati nel caso croato altri specificamente legati al recente passato del
Paese e, in particolare, alle modalità della sua secessione dalla ex Jugoslavia,
con la presenza di questioni aperte con gli altri ex Stati federati e
soprattutto con il problema dei rifugiati
[3].
Complessivamente, però, si può
riscontrare che, sebbene le condizioni politiche della Croazia, ancora nel 1998,
fossero ritenute tali da non lasciar intravedere la prospettiva
dell'allacciamento di più stretti contatti con l'Unione europea, all'indomani di
soli tre anni dalla stipulazione dell'Accordo di Stabilizzazione e Associazione
e di uno dalla domanda di adesione, tale ordinamento ha presentato, dal punto di
vista politico, condizioni sostanzialmente soddisfacenti, in cui al dato
costituzionale di per sé idoneo già riscontrato anche per gli attuali nuovi
Stati membri, si sono sommate modalità di attuazione adeguate e giudicate
complessivamente positive, come non si era verificato invece nei Paesi coinvolti
dall'allargamento del 2004.
In particolare, la Commissione ha
riscontrato anche per la Croazia la democraticità delle dinamiche parlamentari,
con un ruolo attivo in capo all'opposizione, la garanzia della rappresentanza
politica delle minoranze, la libertà e la regolarità delle elezioni, il rispetto
del principio di separazione dei poteri e la leale collaborazione fra gli
stessi.
In riferimento però ai settori in
cui nel caso degli altri Paesi del blocco centro-orientale si erano inizialmente
riscontrate le maggiori difficoltà di attuazione, la Croazia ha dimostrato di
aver compiuto, negli anni precedenti l'avanzamento della candidatura, quei
progressi che nel caso ceco, ad esempio, sono avvenuti solo in prossimità
dell'adesione. Si allude alla presenza di una legge di disciplina del pubblico
impiego, che pur lasciando talune questioni irrisolte proprio sulla distinzione
fra politica e amministrazione, è intervenuta a fornire una disciplina organica
al settore, alla presenza di modalità strutturate di formazione di funzionari e
giudici o alla promozione di significative forme di decentramento, con la
devoluzione di maggiori competenze agli enti territoriali già operanti sulla
base delle disposizioni costituzionali.
Gli unici rilievi negativi sul
funzionamento del sistema costituzionale croato hanno riguardato il giudiziario
di cui si è segnalata, in particolare, l'eccessiva durata delle cause; per il
resto, però, la Commissione ha espresso un giudizio favorevole anche su tale
settore, in cui nonostante le modalità di reclutamento non concorsuali, ai
giudici sono assicurate garanzie idonee in tema d'indipendenza, imparzialità e
inamovibilità.
Per quanto infine concerne i diritti
umani, la Commissione ha prestato particolare attenzione, come già per gli altri
Paesi dell'area, a quelli che erano risultati oggetto di maggiore compressione
durante il precedente regime e soprattutto al settore delle telecomunicazioni,
alla privatizzazione delle reti televisive e, più in generale, alla garanzia del
pluralismo dell'informazione, che presentava i maggiori aspetti di
problematicità.
Le minoranze nazionali rappresentano
una significativa percentuale della popolazione croata. Anche nello Stato di
Zagabria, nonostante la presenza di adeguate garanzie a livello di
rappresentanza politica, problemi di rilievo sono stati avvertiti in riferimento
ad un gruppo minoritario in particolare, quello serbo, le cui condizioni
presentavano risvolti maggiormente complessi proprio alla luce delle recenti
vicende storiche in cui è stato coinvolto il Paese. Condizioni più svantaggiate
rispetto a quelle degli altri gruppi sono state inoltre rilevate in relazione
alla minoranza Rom, ma la situazione è risultata complessivamente conforme alle
richieste dell'Unione europea
[4].
Il caso croato, con il pronto
adeguamento a quei parametri che per anni hanno presentato invece difficoltà di
attuazione in situazioni di maggior consolidamento della democrazia, porta a
concludere che gli Stati che aspirano ad entrare nell'Unione hanno forse tratto
insegnamento, già in previsione di una futura candidatura, dal complesso
processo di adattamento degli ordinamenti interni avviato negli anni scorsi nei
nuovi Stati membri dell'Europa centro-orientale.
Più di recente, le vicende croate
hanno poi dato ulteriormente testimonianza del peso notevole attribuito ai
parametri politici nell'ambito del processo di adesione all'Unione europea. Il
16 marzo 2005, infatti, per la prima volta nella storia dell'Unione, il
Consiglio ha deciso di differire la data di apertura dei negoziati con la
Croazia, fissata dal Consiglio europeo del dicembre 2004 per il 17 marzo, per il
mancato rispetto, da parte del Paese candidato, di un requisito politico. Il
requisito politico in questione, fissato nell'ambito del Processo di
Stabilizzazione e Associazione, consisteva nel dovere di piena collaborazione
con il Tribunale Penale Internazionale per la ex Jugoslavia. A tale dovere la
Croazia sarebbe venuta meno sostanzialmente per non aver provveduto alla cattura
di uno dei "ricercati per eccellenza" dalla Corte dell'Aja, il Generale Ante
Gotovina
[5].
Gli esiti incerti della vicenda del
marzo 2005 hanno trovato una più precisa definizione nel giro di alcuni mesi.
All'inizio dell'autunno, infatti, benché il Generale croato Gotovina non fosse
ancora stato catturato, il Tribunale dell'Aja si è espresso favorevolmente sulla
collaborazione dimostrata da Zagabria nelle ultime settimane, permettendo così
al Consiglio Affari Generali del 3 ottobre di avviare, oltre ai già programmati
negoziati con la Turchia, anche quelli con la Croazia
[6].
[1]
Per quanto concerne gli altri Stati dei Balcani occidentali, l'ex
Repubblica jugoslava di Macedonia ha presentato domanda di adesione
all'Unione nel marzo 2004 ed ha ricevuto lo status ufficiale di
candidato nel dicembre 2005 (v. Conclusioni Consiglio europeo di
Bruxelles, 15-16/12/2005).
[3]
Nel parere sulla domanda di adesione della Croazia, la Commissione ha
dichiarato infatti di verificare il rispetto dei criteri di Copenaghen
del 1993 e di quelli delineati nell'ambito del Processo di
Stabilizzazione e Associazione che, come già ricordato, riguardano la
politica regionale, il rispetto degli Accordi di pace, soprattutto in
materia di cooperazione con il Tribunale Penale Internazionale per la ex
Jugoslavia e la questione dei rifugiati.
[4]
Il Parere sulla domanda di adesione della Croazia è reperibile in
internet all'indirizzo: www.europa.eu.int/comm/enlargement.
[5]
Il generale Gotovina è accusato della commissione di crimini contro
l'umanità e violazione delle norme di guerra durante l'operazione
militare "
oluja" e nei mesi successivi. L'operazione militare "
oluja",
svoltasi nell'agosto 95, ha riportato sotto il controllo di Zagabria una
regione del territorio croato nella quale la minoranza serba aveva
costituito, nel 1991, uno stato autonomo. Il 7 dicembre 2005 Gotovina è
stato peraltro arrestato in Spagna e poco dopo deferito all'Aja. Per i
capi d'accusa contro il generale croato, v. il sito del Tribunale Penale
Internazionale,
http://www.un.org/icty/.
[6]
Le Conclusioni dei Consigli Affari Generali e Relazioni Esterne del 16
marzo e del 3 ottobre 2005 si trovano in www.consilium.eu.int.