2. Il ruolo dei political criteria nel recente allargamento.


Il processo di adeguamento degli Stati che hanno aderito all'Unione tra il 2004 e il 2007 alle indicazioni del Consiglio europeo di Copenaghen del 1993 si è quindi sviluppato in tre direzioni, coinvolgendo il piano politico-istituzionale, quello economico e quello più strettamente "comunitario", cioè di recepimento e applicazione della normativa dell'Unione.
Nel quadro complessivo dei parametri imposti dall'Unione, i criteri di tipo politico sono sembrati ad una prima analisi assumere un'importanza minore di fronte a quelli economici e soprattutto a quelli relativi all'acquis. Taluni aspetti dell'ordinamento costituzionale considerati parametro di valutazione ai fini della conformità ai criteri politici, come la capacità amministrativa e giudiziaria e il decentramento territoriale, sono stati verificati infatti anche dal punto di vista dell'efficiente applicazione dell'acquis communautaire, parendo talvolta assumere anzi un ruolo più rilevante a tal fine.
Una serie di più approfondite considerazioni portano però a concludere che, anche a testimonianza del diverso e più significativo ruolo che l'Unione europea sta assumendo, i principi di democraticità e rispetto dei diritti umani, strettamente legati al funzionamento del sistema costituzionale, ricoprono un ruolo fondamentale sia nell'allargamento appena avvenuto, sia nei processi di ampliamento che sono in fase di negoziato o che costituiscono, da anni, oggetto di trattativa.
A questo proposito occorre infatti mettere in luce il fatto che i criteri politici costituiscono il primo gruppo dei parametri enunciati a Copenaghen e l'unico settore in cui il raggiungimento di un livello minimo ritenuto soddisfacente è considerato condizione preclusiva per l'avvio dei negoziati, che possono invece essere iniziati anche nel mancato raggiungimento di taluni parametri di natura economica e giuridica, con la previsione di periodi transitori[1]. La rilevanza di questo specifico aspetto è testimoniata anche dall'esclusione della Slovacchia dal c.d. "gruppo di Lussemburgo" (così denominato dal luogo in cui era riunito il Consiglio europeo che ha adottato la decisione), cioè dal novero dei Paesi candidati dell'Europa centro-orientale cui per primi (insieme a Cipro) è stato permesso nel 1998 di avviare i negoziati per l'adesione. Benché presentasse infatti condizioni economiche piuttosto favorevoli, la Slovacchia non rispettava taluni dei parametri oggetto dei political criteria[2]..
In riferimento poi ai processi di allargamento attualmente in corso, il rilievo che vanno assumendo i criteri politici rispetto agli altri parametri parrebbe almeno formalmente preponderante, sia nelle vicende relative alla Turchia, sia in quelle che vedono coinvolti i Balcani occidentali (v. infra, nel testo).

[1] V. le conclusioni del Consiglio europeo di Lussemburgo del dicembre 1997. Sul punto, cfr. amplius, F. Hoffmeister, Changing requirements for membership, in A. Ott, K. Inglis (cur), Handbook on European enlargement. A commentary on the enlargement process, The Asser Press, The Hague, 2002, 99.
[2] Sulle fasi e sulle vicende del processo di preparazione all'adesione v., fra i molteplici contributi, M. Maresceau, The EU Pre-Accession Strategies: a political and Legal Analysis, in M. Maresceau e E. Lannon (cur), The EU's enlargement and Mediterranenan strategies. A comparative analysis, Palgrave, Houndmills, 2001, 4, ss.; F. Cameron, The European Union and the challenge of enlargement, in M. Maresceau (cur), Enlarging the European Union, Relations between the EU and Central and Eastern Europe, Longman, London-New York, 1997, 241, ss.; K. Inglis, The Pre-Accession strategy and the Accession Partnerships, in A. Ott e K. Inglis, op. cit., 103, ss; F. Constantin, L'Agenda 2000 e i negoziati per l'adesione di Slovenia, Ungheria, Repubblica ceca, Polonia ed Estonia, in Est-Ovest, 1998/4, 5, ss.; L. Maurer, Negotiations in progress, in A. Ott e K. Inglis (cur), op. cit., 113-122.