2) Matematica e musica
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teoria musicale e matematica
nella tradizione pitagorica
Il suono rappresenta quanto c’è di più
sfuggente nella realtà fisica sperimentabile. Esso è l’effetto di
un fenomeno fisico concreto, eppure non
si lascia contenere in alcun recipiente, né trattenere sotto alcuna forma,
nemmeno cambiando stato come può fare un gas. Nonostante ciò
esiste già i
filosofi classici ne scandagliano le possibilità di interferire con l’uomo, fin
nel più profondo del suo essere. La sua essenza, misteriosa ma reale, lo porta a
divenire simbolo degli aspetti appena intuibili dell’universo, mentre si cerca
di misurarne la parte fisica con il numero, strumento unico ed universale di
spiegazione della realtà.
Semplice e geniale:
i suoni possono essere misurati
mettendoli a confronto tra loro. Una corda tesa può produrre un suono ben
preciso, la sua metà ne produce un altro esattamente un’ottava più in alto –
otto note sopra, oggi diremmo, per esemplificare, due do, uno alto ed uno basso
– una seconda nota che, se eseguita contemporaneamente alla prima si allinea ad
essa quasi come se fossero la stessa nota; è quanto succede ogni volta che un
uomo ed una donna si mettono a cantare la stessa nota senza preoccuparsi di
cercare l’unissono: le loro caratteristiche fisiologiche differenti li portano a
cantare "in ottava": due note perfettamente "consonanti".
Pitagora
ricerca queste consonanze e le definisce numericamente: due note in ottava
–
per noi due do, due re, ecc – in base alla misurazione delle corde che le
producono stanno in rapporto 2 ad 1 ( mezza corda produce l’ottava superiore),
due note a distanza di quinta –
per noi ad es. un do ed il sol successivo
nella scala – stanno in rapporto di 3 a 2 ( due terzi di corda producono la
quinta superiore ), analogamente due note a distanza di quarta –
ad es. do e
fa – stanno in rapporto di 4 a 3, e così via misurando. Tuttavia i rapporti
che rappresentano altri intervalli sono espressi con rapporti numerici sempre
più complessi e l’effetto simultaneo delle altre coppie di suoni non è
altrettanto consonante. Ecco dunque che il concetto di consonanza viene
collegato a quello di semplicità, come semplici sono i fondamenti primi
dell’universo: la consonanza dei suoni è espressione dell’armonia universale e,
per di più, ha un riscontro con l’armonia interiore dell’uomo che deve trovare
nella musica un modello ed un aiuto, con tutte le implicazioni etico-musicali
del pensiero di Platone
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matematica e musica nella
polifonia e nella pratica musicale medievale e rinascimentale
Il pensiero cristiano medioevale recupera,
con alcune imprecisioni tecniche, le teorie musicali di quello greco e la teoria
musicale approvata dalla Chiesa tiene ferme le esigenze di semplicità ed armonia
richieste da Pitagora, caricando con il senso del peccato quanto viene escluso
dalla teoria antica. Non solo viene mantenuta la scala di sette note dei Greci,
ma si conservano i rapporti numerici tra i suoni suddivisi in consonanti, cioè
buoni, raccomandabili e dissonanti, cioè cattivi, proibiti.
Questi concetti sono determinanti nella
nascita, davvero rivoluzionaria, dello stile polifonico in quanto la
composizione a due o più voci, che risuonano contemporaneamente per tutto il
corso del brano, impegna l’autore nella produzione teoricamente, musicalmente e
teologicamente corretta di una continua catena di coppie o terne o insiemi ancor
più ricchi di suoni. Di qui il fatto che le prime forme di polifonia – X-XI sec.
- prevedono che le due voci si muovano producendo solo abbinamenti consonanti di
unissono, ottava, quarta e quinta, mentre tutte le altre soluzioni sono escluse
a priori.
Tuttavia, così come accade per tutto quanto
è legato allo sviluppo della società e della cultura e che per ragioni naturali
non può essere congelato per sempre in una stessa forma, ecco che già nel ‘300
si diffondono, nonostante l’opposizione ufficiale della Chiesa, polifonie con
voci che si muovono a distanza di intervalli di terza e sesta, definiti
furbescamente consonanze imperfette e così via verso una sempre maggiore libertà
di azione che, seppure lentamente, conduce alla musica dei tempi moderni.
Un’ulteriore sottolineatura va fatta per
ricordare che per molto tempo dell’era cristiana la vera conoscenza musicale è
conoscenza solo teorica: scorrendo interi secoli di musica medioevale ci capita
di incontrare i nomi dei grandi teorici della musica, mai quelli dei compositori
o degli esecutori – evidentemente la vera musica è quella del pensiero, è
quella del cosmo, opera di Dio, non quella concreta che viene prodotta dall’uomo
talvolta con effetti perversi capaci di allontanarlo dalla retta via!
E’ bene altresì ricordare che l’invenzione
dello stile polifonico, ossia di un modo di
concepire prima ancora che
produrre -
magari ad orecchio - la composizione musicale, fatta come
un castello razionale e "misurabile" di suoni, rappresenta la base e la
caratteristica più propria della musica occidentale e che non sarebbe stata
possibile senza una visione matematica dei suoni.
In aggiunta a quanto detto si ricordi che
l’evoluzione tecnologica, via via sempre più marcata, ha un peso considerevole
nella pratica musicale a partire da tutto quanto scoperto ed applicato nella
costruzione degli strumenti musicali, sempre più perfezionati e scientificamente
progettati. Il problema della lunghezza delle canne di un organo o della
tensione di una corda sono questioni scientificamente esaminate che sfuggono al
profano, forse anche all’esecutore, ma che sono assolutamente di primaria
importanza nella pratica musicale.
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armonia e fisica nel XVIII
secolo
La riflessione sulla musica attraverso il
‘600 ed il ‘700 è attraversata su più fronti da rapporto con il pensiero
scientifico. Si vedano per intanto le diatribe di carattere estetico sulla
mancanza di razionalità della musica paragonata alla poesia, espressione diretta
del pensiero. Ma si vedano anche gli sviluppi degli studi di acustica che, nel
frattempo, hanno ben evidenziato il fenomeno dei suoni armonici o concomitanti,
di enorme importanza nella pratica strumentale.
Per riassumere argomenti abbastanza astrusi
se non presentati dal vivo sperimentalmente, si prenda nota innanzitutto del
fatto che qualsiasi corpo sonoro vibrando produce, oltre alla nota "voluta", una
serie di suoni, detti armonici, che non vengono distintamente percepiti da chi
ascolta, ma che avvolgono come una guaina la nota eseguita formandone il timbro.
La serie dei suoni armonici di una qualsiasi nota non è casuale, ma è
naturalmente e spontaneamente prodotta dal corpo vibrante con una disposizione
immutabile. Ad esempio: un do eseguito da un qualsiasi oggetto naturale viene
accompagnato spontaneamente dal do dell’ottava superiore, dal sol ancora
superiore, poi dal do due ottave sopra, poi dal mi, dai successivi sol e si
bemolle e poi ancora da un do e così via secondo una disposizione che si può
provare sperimentalmente con estrema facilità e che è comunque sempre la stessa.
Due sono le letture importanti di questo
fenomeno. Per intanto i primi intervalli che vengono riscontrati nella serie
armonica sono gli stessi che Pitagora chiama consonanti ( ottava, quinta,
quarta), seguiti dalle vecchie consonanze "imperfette"; in secondo luogo, per un
musico-teorico del XVIII secolo quale Jean-Philippe Rameau il ritrovare nei
primi suoni armonici le note che compongono l’accordo maggiore e la settima di
dominante, i due accordi fondamentali della moderna armonia, non è altro che la
dimostrazione di quanto sia "naturale" la nostra musica: l’esperienza
scientifica dimostra la validità del sistema musicale utilizzato, perfettamente
corrispondente a quanto la natura, nella sua perfezione, sa produrre.
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matematica e musica nel XX
secolo ( dodecafonia, sperimentalismo,
musica
elettronica)
La ricerca di nuove strade e nuovi linguaggi
propri dell’arte moderna e contemporanea insieme alla forte accelerazione della
tecnologia e nuovi strumenti in grado di produrre suono, fanno sì che la
musica del ‘900 sia ancora una volta legata a concetti scientifici e matematici.
La musica che, proprio per la sua
immaterialità e la sua apparente mancanza di razionalità, viene sospinta al di
sopra di tutte le arti dalla filosofia romantica, all’inizio de ‘900 va oltre
nella pura astrazione quando con
la dodecafonia
rinuncia al suo dato "concreto", fornito dal vecchio sistema tonale nel quale
chiunque è in grado di "capire" una musica, potendo dire, ad esempio, se il
brano è finito o se è sospeso, nello stesso modo per cui vedendo una tela
sappiamo riconoscere se rappresenta un volto o una mela. La pittura astratta sta
alla pittura tradizionale come la dodecafonia sta alla musica tonale. Anche
questa evoluzione è legata a concetti matematici: i dodici suoni della scala
cromatica, tutti ugualmente importanti nel pensiero di Schönberg, vengono
numerati per formare una serie e questa serie viene ripetuta, sempre con la
stessa struttura con diverse possibilità, per formare il materiale per la
composizione. Nel ‘900 la matematica è presente ancora nella struttura
compositiva delle opere di Stockhausen ed ancor più di
Xenakis, tanto per citare due dei più
importanti musicisti del secolo scorso, con prodotti che, nonostante il passare
degli anni, risultano ancora difficili per la maggior parte delle nostre
orecchie: la struttura di queste musiche, che deve molto alla visione astratta
della musica e non indulge neanche un po’ alla ricerca del gradimento
dell’orecchio, richiede talvolta una competenza più raffinata accanto alla
disponibilità di disporsi ad un ascolto privo di preconcetti ed aspettative,
dove contano la lettura tecnica dell’opera o la capacità di gustare il suono
nella sua mutevole "corporeità".
Alla portata di molti giovani delle nostre
scuole ci sono oggi tutte le innovazioni tecnologiche favorite dall’informatica,
assolutamente fondamentali nella produzione e della riproduzione della musica.
Tutta la musica dei nostri giorni è legata al mondo dell’elettronica, dal
pianoforte digitale, surrogato più economico e flessibile di quello
tradizionale, alle possibilità di comporre e produrre, registrare, modificare
qualsiasi genere di musica, anche facendo a meno di voci o strumenti reali.
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a proposito di numeri…..
: il numero 12 è anche ricorrente in musica: 12 sono semitoni della scala
cromatica, 24 sono le scale effettive del sistema tonale, di qui 24 i Preludi e
Fuga del Clavicembalo ben temperato di Bach, 12 per due sono le due raccolte di
Studi op. 10 e op.25 di Chopin e 24 sono i suoi Preludi op. 28, 24 sono i
preludi per pianoforte di Sciostakovic, per non dire delle corrispondenze
numeriche nelle opere di Bach e …. chi più ne ha, più ne metta!
D.S. prof. G.M. Cavallo
L.S.S. " P. Gobetti" Torino