APPROFONDIMENTO DI CULTURA LATINA
I ROMANI E GLI STRANIERI


Maria Teresa Lupidi Sciolla
Laura Sciolla


PRESENTAZIONE

Il percorso I Romani e gli stranieri propone un approfondimento del programma di latino e di storia romana; è rivolto a studenti in possesso di una conoscenza di base del latino frequentanti Il materiale prevede una serie di videate consultabili online, con alcune "parole calde" cliccando le quali si raggiungono dei testi di approfondimento. Alcuni di questi, molto brevi, contengono solo la spiegazione di termini, altri sono più lunghi e analizzano aspetti diversi (storici, giuridici, letterari, etimologici) degli argomenti affrontati. La struttura complessiva del percorso è pertanto mista: all'andamento lineare delle videate, che si articolano in cinque unità di contenuto, si aggiunge la struttura a rete degli approfondimenti.

I ROMANI E GLI STRANIERI:

Le parole per designare lo stranieroINTRODUZIONE

Ci proponiamo di scoprire: In tal modo potremo: Studieremo alcune parole – chiave del lessico latino:

barbarus, barbari (m.), hostis, hostis (m.), adversarius, adversarii (m.) inimicus, inimici (m.), peregrinus, peregrini (m.),
Unità di contenuto 1

I Romani usavano diverse parole per indicare lo straniero: Le tre parole connotano diversi momenti del rapporto dei Romani con i popoli stranieri:
Unità di contenuto 2

BARBARUS, BARBARI La parola barbarus, -i (m.) deriva dal greco βάρβαρος (bárbaros), che etimologicamente significa "balbuziente ".
TESTI

Nei testi il termine barbarus è per lo più accompagnato da parole che concorrono a definirne il significato negativo (per esempio ferus "violento", iracundus "iracondo"…)

I Germani sono barbari

In un capitolo del De bello Gallico, Cesare evidenzia la pericolosità dei Germani, che troppo spesso sconfinano nella provincia romana:

Paulatim autem Germanos consuescere Rhenum transire et in Galliam magnam eorum multitudinem venire populo Romano periculosum videbat; neque sibi homines feros ac barbaros temperaturos existimabat quin, cum omnem Galliam occupavissent, […], in provinciam exirent atque inde in Italiam contenderent (d.b.G.I, 33)

[Cesare] giudicava pericoloso per il popolo romano che i Germani prendessero a poco a poco l'abitudine di attraversare il Reno e di venire in Gallia in massa; riteneva che questi uomini violenti e barbari non si sarebbero trattenuti, una volta occupata tutta la Gallia, dal passare nella provincia romana e di lì in Italia.

Commento:

Il termine barbarus è accostato a ferus (feros ac barbaros)
quasi a suggerire un nesso sinonimico: attraverso l'accostamento a ferus (aggettivo che ha la stessa radice di fera, -ae, "fiera, belva") barbarus acquista la connotazione di violento, feroce, animalesco.

Anche in altri passi del De bello Gallico la parola barbarus è usata in connessione con ferus, per esempio nell'espressione:

homines feri ac barbari (d.b.G. I, 31)

BARBARO, IRACONDO, IMPREVEDIBILE

Il re degli Svevi Ariovisto è definito hominem barbarum, iracundum, temerarium ("uomo barbaro, iracondo, imprevedibile"); egli si comporta da tiranno crudele e intollerabile.

Ariovistum […] superbe et crudeliter imperare, obsides nobilissimi cuiusque liberos poscere et in eos omnia exempla cruciatusque edere, si qua res non ad nutum aut ad voluntatem eius facta sit. Hominem esse barbarum, iracundum, temerarium; non posse eius imperia diutius sustinere [d.b.G. I, 31]

Ariovisto dominava con superbia e crudeltà, esigeva come ostaggi i figli di tutti i più nobili ed esercitava su di lora ogni tipo di tortura, se si obbediva al suo minimo cenno di volontà e di potere. Era un uomo barbaro, iracondo, imprevedibile; non si poteva tollerare più a lungo il suo potere. Commento:

Il regno del "barbaro" Ariovisto non può durare, perché si configura come quello di un tiranno crudele, in contrapposizione al potere clemente ed equilibrato esercitato dai Romani.
Unità di contenuto 3

HOSTIS, HOSTIS

La parola hostis, -is (m.) deriva da una radice indoeuropea che ha originato parole in varie lingue; ne è un esempio l'inglese ghost (fantasma, inteso come straniero, appartenente a un mondo altro). TESTI

Una battaglia contro hostes valorosi

In un drammatico momento del De bello Gallico, Cesare prende personalmente il comando della battaglia contro dei nemici particolarmente numerosi e valorosi.

Caesar primo et propter multitudinem hostium et propter eximiam opinionem virtutis proelio supersedere statuit; cotidie tamen equestribus proeliis quid hostis virtute posset et quid nostri auderent periclitabatur.

Cesare stabilì di guidare personalmente la battaglia tenuto conto della moltitudine dei nemici e della loro fama di valorosi; non si esimeva tuttavia ogni giorno da scontri di cavalleria per provare il valore del nemico e l'audacia dei nostri.

Commento: In questo brano si nota l'uso del termine hostis, riferito a una popolazione straniera, in un contesto di scontro in battaglia.

Lo scontro si volge dagli hostesai cives

Dopo la presa di Bola, località del Lazio, il comandante Postumio, pur avendo promesso il bottino ai soldati, se ne appropria volgendosi contro di loro.

Deinde ab hostibus in cives certamen vertit et cum inter oppugnationem praedam militis fore edixisset, capto oppido fidem mutavit ( Livio, IV, 49).

Quindi lo scontro si volse dai nemici ai concittadini; pur avendo promesso durante l'assedio che il bottino sarebbe stato dei soldati, dopo la presa della città non mantenne la parola data.

Commento:

Nel brano di Livio si nota la contrapposizione fra il termine hostis, che designa il nemico straniero contro il quale si porta guerra, e il termine cives, i concittadini romani, ai quali è dovuta lealtà.

Hostis è anche il nemico dello Stato


Nella quarta Philippica, Cicerone definisce hostis "colui contro il quale sono state prese legittimamente le armi": in questo caso, Antonio. Il discorso fu scritto nel tormentato periodo seguito alla morte di Cesare, quando Cicerone si schierò accanto a Ottaviano, scagliandosi contro Antonio.

Hodierno enim die, Quirites, […] fundamenta iacta sunt reliquarum actionum: nam est hostis nondum verbo appellatus sed re iam iudicatus Antonius. Nunc vero multo sum erectior quod vos quoque illum hostem esse tanto consensu tantoque clamore approbavistis. Neque enim, Quirites, fieri potest ut non aut ii sint impii qui contra consulem exercitum comparaverunt, aut ille hostis, contra quem iure arma sumpta sunt (Philippica IV, 1)

Oggi, Quiriti, sono state gettate le fondamenta di ogni azione futura: infatti Antonio, anche se non ancora per definizione ma di fatto, è stato considerato dal Senato come nemico dello Stato. E ora sono più soddisfatto perché anche voi avete sostenuto che Antonio è un nemico con tanta convinzione e con un applauso così forte. Perché, o Romani, le cose stanno così: o sono empi coloro che hanno preparato eserciti contro il console, o il nemico è colui contro il quale sono state legittimamente prese le armi.

Commento:

Nel brano delle Filippiche Cicerone dà una definizione di hostis come nemico dello Stato, anche se non necessariamente straniero. Rimane il contesto di scontro armato.

Perdonare i nemici sconfitti

Nel poema epico De bello Gothico, Claudiano, un poeta della tarda latinità, celebra la vittoria riportata nel 402 contro Alarico, re dei Goti, dal generale vandalo Stilicone, che combatté al servizio prima dell'imperatore Teodosio e poi dei suoi eredi Arcadio, augusto di Oriente, e Onorio, augusto di Occidente. Roma è clemente anche con i superbi che con tracotanza hanno minacciato di distruggerla.

Aspice, Roma, tuum iam vertice celsior hostem,
aspice, quam rarum referens inglorius agmen
Italia detrusus est quantumque priori
Dissimilis, qui cuncta sibi cesura ruenti
pollicitus patrii numen iuraverat Histri
non nisi calcatis loricam ponere rostris.
O rerum fatique vices!
Hoc quoque, quod veniam leti valuere mereri,
sic positis pendas odiis: ignoscere pulchrum
iam misero poenaeque genus vidisse precantem.
Quae vindicta prior quam cum formido superbos
flectit et assuetum spoliis affligit egestas?

Solleva la fronte, o Roma, guarda il tuo nemico, guarda come umiliato raduna le disperse schiere e respinto abbandona l'Italia, così diverso dal suo aspetto di un tempo, quando deciso a travolgere tutto con l'impeto, aveva giurato per il dio del Danubio di non deporre le armi se non nel Foro espugnato.

O vicende degli eventi e del fato!

E anche il fatto che ottennero il condono della morte, se senza odio lo giudichi, vedi che è bello essere clemente con chi ormai è miserando, e che è già un castigo vederlo supplice.

Quale vendetta è migliore di quando il terrore piega i superbi e il bisogno assilla chi è avvezzo al bottino?

(Trad. di F. Serpa, Rizzoli, Milano, 1981)

Commento:

Nonostante sia stato scritto in un periodo difficile della storia dell'impero, quando ormai la pressione dei barbari era quasi incontenibile, il poema di Claudiano presenta Roma come una potenza invincibile, che esercita clemenza nei confronti del nemico vinto. Il brano riecheggia il famoso passo dell' Eneide che celebra la missione pacificatrice dei Romani.
Unità di contenuto 4

ALTRE PAROLE PER INDICARE I NEMICI

Il termine hostis non è l'unica parola latina con il significato di "nemico". I Romani infatti avevano diverse parole per esprimere tale concetto: oltre a hostis, che come abbiamo visto indica il nemico straniero, usavano TESTI

Gli adversarii si scontrano sul terreno del confronto politico

In seguito alla tracotanza di Postumio, i tribuni della plebe provocano delle agitazioni in Roma. Si contrappongono così rappresentanti dei patrizi e dei plebei, che sono fra loro adversarii. Riportiamo la risposta del tribuno a Postumio.

"Auditis" inquit, "Quirites, sicut servis malum minantem militibus? Tamen haec belua dignior vobis tanto honore videbitur quam qui vos urbe agrisque donatos in colonias mittunt, qui sedem senectuti vestrae prospiciunt, qui pro vestris commodis adversus tam crudeles superbosque adversarios depugnant? " (Livio, IV, 49)

"Sentite", disse, "Quiriti, che costui minaccia i soldati come fossero schiavi? E tuttavia questa belva vi sembrerà più degna di onore di chi donandovi città e campi vi manda nelle colonie, di chi vi prepara un luogo per la vecchiaia, di chi lotta a vostro favore contro avversari così crudeli e superbi?"

Commento:

Nel brano si nota come il termine adversarius connoti l'appartenente a diversa classe sociale, patrizi e plebei, o a diverso partito, aristocratici e democratici. Si tratta pertanto di un confronto politico e non di ostilità armata. In seguito, durante le guerre civili, i partiti si trasformeranno in fazioni e lo scontro politico degenererà in lotta sanguinosa.

Trovavano cadaveri di amici, parenti, inimici

Nel capitolo finale del De coniuratione Catilinae, Sallustio presenta la drammatica visione del campo sul quale si è combattuto la scontro fratricida tra l'esercito romano e le truppe di Catilina, il dissidente che ha invano tentato di rovesciare lo stato romano con una sanguinosa congiura. Aggirandosi in cerca di bottino tra i cadaveri dei nemici, i vincitori trovano i corpi di amici, parenti, inimici.

Multi autem, qui e castris visundi aut spoliandi gratia processerant, volventes hostilia cadavera, amicum alii, pars hospitem aut cognatum reperiebant; fuere item qui inimicos suos cognoscerent. Ita varie per omnem exercitum laetitia, maeror, luctus atque gaudia agitabantur (d.c.C. 61)

Molti poi, che erano usciti dall'accampamento per andare a vedere o per fare bottino, girando i cadaveri nemici, trovavano chi un amico, chi un ospite o un parente; ci furono anche coloro che riconoscevano dei loro nemici personali. Così per tutto l'esercito si fondevano letizia, dolore, pianto e gioia.

Commento:

In questa mirabile pagina, l'autore sottolinea il dramma della guerra civile, che non mette i Romani di fronte a nemici stranieri (hostes) ma a concittadini; i Romani si trovano a combattere contro i loro stessi amici e parenti, o a uccidere i nemici personali (inimici) alla stregua di hostes. Le parole di Sallustio anticipano uno scenario di guerre fratricide per Roma.
Unità di contenuto 5

PEREGRINUS, PEREGRINI

La parola peregrinus, -i (m.) deriva dal verbo peragrare che significa "attraversare, percorrere, visitare".
Il sostantivo peregrinus entrò a far parte del linguaggio giuridico, con il significato di "forestiero domiciliato nel territorio romano". I peregrini erano liberi ma non godevano del diritto di cittadinanza né di alcun diritto civile. I loro rapporti con i cittadini romani erano regolati dal praetor peregrinus, un magistrato incaricato di arbitrare le vertenze che li riguardano e di risolvere i problemi posti dalla loro presenza. Il numero dei peregrini diminuì notevolmente in età imperiale, con l'estensione del diritto di cittadinanza. TESTI

I peregrini e il diritto di matrimonio

Un articolo del codice di Ulpiano, giurista del II sec. d. C., prescrive che il matrimonio fra cittadini romani e peregrini richieda un apposito permesso.

Conubium habent cives Romani cum civibus Romanis; cum Latinis autem et peregrinis ita, si concessum sit (Digesto, 5, 4)

I cittadini romani hanno il diritto di sposarsi con cittadini romani; hanno il diritto di sposarsi con latini e stranieri, solo se è stato loro concesso.

Commento:

Nel passo si nota la distinzione fra cives Romani, Latini e peregrini: solo i primi godono del conubium, il diritto di sposarsi, che nell'antico diritto era limitato ai patrizi. Intorno al 450 a. C. tale diritto fu esteso ai plebei, ma restò negato ai forestieri e agli schiavi. Ciò non significa che questi non si sposassero e non formassero delle famiglie: al contrario, spesso costituivano famiglie più solide di quelle dei ceti alti.

I pellegrini nel Medioevo

Non si sa in quale epoca la parola peregrinus depose il significato di "straniero senza diritto di cittadinanza" per acquistare quello di "pellegrino", cioè di viaggiatore diretto a un luogo sacro. Il termine è ampiamente attestato in questo senso dopo la prima crociata (1096-1099). Tra le opere dedicate ai pellegrinaggi, la più famosa è forse il Liber Sancti Jacobi, una raccolta di testi di varia datazione, dall'inizio del XII secolo alla metà del XIII, che trattano del culto di San Giacomo e dell'itinerario per il santuario di Santiago di Compostela, ancora oggi meta di pellegrini da ogni parte del mondo.

Sancti Jacobi peregrini, sive pauperes sive divites, iure sunt recipiendi, et diligentr procurandi [Liber Sancti Jacobi, 5] I pellegrini di San Giacomo, siano essi poveri o ricchi, devono di diritto essere ricevuti e curati con attenzione. Commento:

Straniero privo di diritti nel mondo antico, il peregrinus nel Medioevo è un personaggio rispettato, indipendentemente dal ceto sociale e dalle possibilità economiche: nel suo lungo cammino, trova sempre ospiti pronti ad accoglierlo e curarlo. Il peregrinus si riconosce per il lungo mantello (che prenderà il nome di "pellegrina") che lo copre fino ai piedi, il cappuccio oppure il cappello rotondo a larghe tese, il bastone da marcia, detto bordone. Porta una bisaccia e sul bavero ha una conchiglia se si reca a Santiago di Compostela, una croce se la sua meta è Gerusalemme. L'abbigliamento del pellegrino non cambierà nel corso dei secoli: nei Promessi Sposi, ambientati nel ‘600, per travestirsi da pellegrino il Griso

si mise in testa un cappellaccio, sulle spalle un sanrocchino [un mantello effigiato a somiglianza di quello di San Rocco, protettore dei pellegrini] di tela incerata, sparso di conchiglie; prese un bordone da pellegrino (Promessi Sposi, VIII).

SINTESI

Le parole per indicare lo straniero rivelano una concezionemultipla e sfaccettata: Si passa pertanto da una visione dello straniero come inferiore a quella dello straniero come altro, colui che per i Cristiani sarà il "pellegrino".
QUESTIONARIO

Al termine del percorso, ti proponiamo un questionario per verificare e approfondire le conoscenze acquisite.

Per cercare testi latini, ti suggeriamo di consultare i seguenti siti:

www.thelatinlibrary.com/
www.forumromanum.org/literature/
www.fh-augsburg.de/~harsch/a_chron.html
www.intratext.com/LAT/
agoraclass.fltr.ucl.ac.be/concordances/intro.htm

  1. Elenca le parole usate dai Romani per indicare lo straniero, indicando il significato specifico di ciascuna.
  2. Per ognuno dei termini, indica almeno due parole italiane da esso derivate. Le parole italiane che hai trovato mantengono il significato latino, ne accentuano un particolare aspetto o lo mutano?
  3. Ripeti la ricerca con una lingua comunitaria studiata.
  4. Quale differenza di significato esiste fra hostis, adversarius, inimucus?
  5. Cerca il significato dell'espressione italiana "bandire l'oste". Quale significato vi assume il termine "oste" (che corrisponde al latino hostis)?
  6. Come hai letto nell'approfondimento del termine hostis, secondo alcuni studiosi originariamente hostis avrebbe indicato l'ospite "ospitato" e hospes l'ospite "ospitante". In italiano, l'ospite "ospitante" viene anche detto "anfitrione". Perché?
  7. Nelle lingue comunitarie che conosci con quali termini vengono indicati l'ospite "ospitato" e l'ospite "ospitante"?
  8. Il commediografo latino Plauto (259-184 a. C. ca.) gioca spesso sulla somiglianza fra hospes e hostis. Leggi e, con l'aiuto dell'insegnante, traduci il seguente verso, spiegando il gioco di parole:
    Tun hospitem illum nominas hostem tuom (=tuum)? (Bacchides, 253)
    Consultando una traduzione della commedia Bacchides, prova a contestualizzare il verso.
  9. Consultando uno dei siti sopra indicati, cerca e prova a tradurre la frase che si riferisce alla contrapposizione fra hostis e hospes nel seguente passo di Livio: 1, 58, 8.
  10. Deriva da hostis anche il termine hostia, che per i latini indicava la vittima sacrificale dei sacrifici compiuti prima della battaglia (le vittime dei sacrifici compiuti per celebrare la vittoria erano invece dette victimae). Che cosa significa nella terminologia cristiana "ostia"? Come spieghi tale significato?
  11. Cerca un testo latino dove sia usata la parola barbarus e spiega quale significato assume il termine in tale contesto.
  12. Cerca un testo latino dove sia usata la parola hostis e spiega quale significato assume il termine in tale contesto.
  13. Cerca un testo latino dove sia usata la parola adversarius e spiega quale significato assume il termine in tale contesto.
  14. Cerca un testo latino dove sia usata la parola inimicus e spiega quale significato assume il termine in tale contesto.
  15. Cerca un testo latino dove sia usata la parola peregrinus e spiega quale significato assume il termine in tale contesto.
  16. Perché la conchiglia il segno distintivo dei pellegrini di Santiago di Compostela?